Intervistiamo

Roberto Rizza, dimettiamoci tutti

Scritto da Redazione
La nota stampa del consigliere comunale a proposito al riordino delle province in Calabria

La discussione nata attorno al riordino delle province in Calabria sta assumendo toni grotteschi che obbligano la buona politica, se c’è,  ad uscire dal pantano in cui si è cacciata anche attraverso la grave decisione di non decidere assunta, di fatto, dai componenti del Consiglio Regionale.

Partiamo dai dati certi: le province di Crotone e Vibo Valentia dovranno essere soppresse e, conseguentemente, accorpate alle tre province calabresi restanti. Logica, ragione, buon senso, storia ed un corretto equilibrio territoriale ed istituzionale presuppongono – senza se e senza ma, dunque senza discussione alcuna – che tali province vengano integrate nello stesso territorio da cui nel 1992 sono state gemmate, ossia la provincia di Catanzaro. E’ assai grave e completamente irresponsabile la “provocazione” proveniente da taluni ambienti politici calabresi che stanno spingendo affinché Crotone venga accorpata a Cosenza. A dirla tutta è già di per sé grave il fatto che una cosa simile sia stata solamente pensata, in quanto non è sostenibile mantenere situazioni di disequilibrio nella nostra regione, un disequilibrio, da noi tante volte denunciato, che verrebbe incancrenito da un ulteriore ingrandimento del territorio cosentino, quando, di contro, quello catanzarese continuerebbe ad essere “schiacciato”, umiliato e impoverito sotto ogni profilo. Ma, cari amici non è finita qui e siccome al grottesco (ridicolo) non c’è mai fine ancora più insostenibile appare la vergognosa pressione, in atto in questi ultimi giorni, portata avanti da ambienti politici reggini tendenti ad “accaparrarsi” Tropea e le Serre, staccandole dal vibonese prima che questo territorio torni nella provincia madre di Catanzaro.
 
Siamo alla peggiore rappresentazione della peggiore politica espressa dai peggiori esponenti della peggiore Calabria: quella, cioè, che non ragiona col buon senso, ma solo in funzione di utilitarismi tanto deprecabili quanto irragionevoli e dannosi per l’auspicato equilibrio, non solo territoriale, ma anche morale e politico, della nostra regione.

E’ il caso, anzi è ormai un imperativo obbligante e categorico, riunire le forze e tirare fuori gli attributi e l’orgoglio per difendere la nostra città e la nostra provincia dalle bassezze cui stiamo assistendo in queste ore. Un appello non può che andare alla “nostra” deputazione regionale, ancora più direttamente agli esponenti diretti del territorio della provincia catanzarese affinché, almeno in questo caso e senza chiedere di più, facciano sentire la propria voce. Un altro appello alla mobilitazione, invece, è indirizzato alla pubblica opinione e alla propria indignazione. Lo ripeteremo fino alla nausea. Non è campanilismo il nostro, ma solo mera logica e buona politica.
 
Servono provvedimenti forti, misure drastiche e dimostrazioni di orgoglio territoriale. Se l’idea provocatoria di rassegnare le dimissioni, lanciata dal primo cittadino di Catanzaro qualche giorno fa, fosse da tutti condivisa sarei pronto a farlo. Lo chiedo a tutti coloro i quali ricoprono ruoli Istituzionali: minacciamo e, nel caso, rassegniamo in massa le dimissioni a qualunque livello: dai consiglieri comunali, a quelli regionali, passando da quelli provinciali e dalla deputazione regionale.

Se la politica calabrese è giunta a questo infimo livello, crediamo sia il caso di far sentire le nostre ragioni direttamente a Roma, partiamo alla volta di Palazzo Chigi, quanto meno per compensare le pressioni di taluni ambienti cosentini e reggini che, evidentemente, odiano il morzello ma amano altri generi di spezzatini!

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Redazione

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