Scalzo: riflessione sulla giornata di sabato a Catanzaro

Una Calabria viva e non arrendevole, convinta di se e risoluta

“La splendida giornata di ieri, la partecipazione di una Calabria viva e non arrendevole, convinta di se e risoluta, mi ha riportato alla mente quanto avevo vissuto semplicemente pochi giorni prima alla fine dell’esito delle verifiche del Tar sul caso Elezioni a Catanzaro. Avevo sentito gli avvocati alle ore 12:32.
Mi comunicavano che la commissione prefettizia aveva confermato tutte le irregolarità denunciate nella sezione 85 e, anzi, ve ne erano delle altre. Ho postato su Facebook la notizia, la notizia pura e nuda senza commento. Ho evitato ed eviterò di rilasciare qualsivoglia dichiarazione prima della sentenza, perché ritengo che cosi si faccia in una democrazia compiuta e matura. Una volta postato su Facebook, percepivi il senso del terremoto. Un entusiasmo che coinvolgeva la rete. Centinaia di condivisioni e muri virtuali che si riempivano di commenti e di entusiasmi. Fai qualche calcolo e ti accorgi che fin’ora decine di migliaia hanno letto, commentato e diffuso la notizia. E’ più forte di te e di loro. Mi rendevo conto che in quei minuti si consumava e propagava il sentimento che più di ogni altro dovrebbe essere riferimento indissolubile di chi fa politica e di chi in genere opera nella società: la sete di giustizia e verità della nostra gente, della gente di Calabria, della sua maggioranza onesta e per bene. Era questa una voce, un grido che mi ha rincorso per tutta la giornata, proprio  come mi ha rincorso ieri; un grido che ti commuove e ti responsabilizza, rigenera l’impegno civile nella sola direzione che conta e che ha senso. La chiave della politica è quella e solo quella, per uscire dalla spirale di corruzione, autoreferenzialità e degrado che la segna e corrode la società specialmente nella nostra terra. E’ lo spirito nuovo la vera via di uscita, prima ancora delle legislazioni, delle riforme, dei provvedimenti. Sarà necessario rivedere i controlli dei centri di spesa, decisivo tagliare i costi inaccettabili e amorali dei consigli regionali, riportare leggi elettorali e regole interne ai partiti a dimensioni democratiche ma, e ne sono convinto, tutto risulterà perennemente inutile se non si affacceranno leadership forgiate al servizio, al sacrificio, alla sofferenza, alla incorruttibilità, al senso della misura e della dignità, capaci e portati a vivere emozionalmente il rapporto tra la propria azione quotidiana e la vita e le pulsioni intime della gente. Me ne convinco ancora di più quando i Fiorito mostrano il loro bel faccione quasi con strafottenza in TV a pochi giorni dall’arresto, quando le sale dei comizi ispirano grigiore, i leaders appaiono routinici e impacciati, quando nessuno vuol fare passi indietro, quando si continuano a candidare e coinvolgere gli impresentabili, quando ancora si vuol fondare il consenso sui collettori di clientela, quando si è pronti a sfasciare tutto lungo il sentiero di pervicaci quanto smisurate ambizioni personali. Insomma, me ne convinco quando cadono gli ultimi muri della vergogna, della prudenza e della misura. Ho in generale molta fiducia della generazione precaria. In essa, dalla propria incertezza, dal proprio coraggio e dal proprio rapporto nuovo con la società, si possono tessere i fili dell’indicato spirito nuovo e ridare fiducia anche a pezzi di mondo giovane e meno giovane anagraficamente ma tuttavia estraneo, nello spirito e nelle azioni al fallimento politico, civile e morale di pezzi interi di classe dirigente locale e nazionale. Ecco l’invito che può seguire queste prime e forti manifestazioni di virgulto collettivo. Non arrendersi. Non arrendersi mai. Sviluppare la cognizione e la consapevolezza della forza del proprio impegno e della propria libertà. Oggi l’autoreferenzialità del potere garantisce a stento il potere stesso. Ecco perche’ occorre conservarsi collettivo, rifiutare le frammentazioni delle clientele e delle promesse individuali. E’ in quel senso di collettivo, disilluso e determinato, orgoglioso e ribelle, intellettualmente onesto, che vedo il cambiamento possibile della nostra splendida terra”.

Autore

Salvatore Ferragina

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