Mare sporco : per Goletta Verde la Calabria è fuorilegge

Goletta Verde: in Calabria fuorilegge 19 prelievi su 24. Le foci dei torrenti i sorvegliati speciali. Inadempienza alla Direttiva Ue sul trattamento dei reflui: 18 comuni calabresi con depurazione inadeguata

«Resta molto critica la situazione della depurazione in Calabria: su 24 campioni esaminati, 19 sono quelli fuorilegge, con 16 punti risultati “fortemente inquinati” ed altri tre “inquinati”». E’ quanto emerge dalle analisi  delle acque regionali eseguite dei biologi di Goletta Verde di Legambiente. «Dati che rispecchiano l’emergenza depurativa regionale, portata alcuni giorni fa alla ribalta dalla condanna della Commissione europea all’Italia per inadempienza sulla Direttiva n. 271 del 1991 relativa al trattamento dei reflui urbani che chiama in causa 18 comuni calabresi, dove quasi 530,000 abitanti sono vittime di una depurazione inadeguata o assente – sottolineano gli ambientalisti – La Calabria con appena il 49,9% della popolazione coperta da un servizio depurativo efficiente si colloca al penultimo posto della classifica delle regioni in Italia».  
Goletta Verde ha passato al setaccio foci di fiumi e torrenti ma anche spiagge segnalate dai cittadini attraverso il servizio SOS Goletta ed ha rilevato situazioni critiche in gran parte del territorio calabrese: «Si segnalano particolari problematiche nella provincia reggina dove ricadono ben 7 dei 16 punti risultati fortemente inquinati. A partire proprio dal territorio comunale di Reggio Calabria dove sono 3 i punti fortemente inquinati. Il primo, in località Pellaro presso lo scarico del depuratore Pellaro, dove al momento del prelievo erano presenti numerosi rifiuti ed un odore particolarmente sgradevole; nel secondo, in località Villaggio Sabbie Bianche, presso lo scarico delle fognature che confluisce nel torrente Menga, campionato alla foce del torrente che confluisce a mare, è stata evidenziato un forte inquinamento con la presenza di una “chiazza”, marrone, putrescente, che interessa larga parte della spiaggia, ciò nonostante, il cartello che dovrebbe interdire la balneazione non è presente. Nel terzo campionamento nel capoluogo regionale, le analisi sul campione prelevato in località lido comunale, Via Giunchi, presso lo sbocco del torrente Caserta hanno dato risultati che non lasciano dubbi: le acque sono fortemente inquinate e i tecnici di Legambiente hanno evidenziato che anche qui il cartello di  divieto di balneazione presente fino a due anni fa è attualmente divelto».
Non migliora la situazione in provincia: inquinamenti a San Ferdinando, foce del fiume Mesima, dove la situazione sembra drammatica. «Le analisi eseguite indicano le acque come fortemente inquinate. Al momento del prelievo, si è riscontrato la presenza di plastica e di rifiuti di vario tipo oltre ad un forte odore sgradevole. Anche in questo caso, per quanto la balneazione sia interdetta, il relativo cartello è stato divelto pochi giorni dopo essere stato piantato e la spiaggia adiacente al punto in questione risulta essere ad alta frequentazione nonostante nel sito vengano lasciati a marcire cadaveri di animali (anche cavalli agonizzanti). Oltre a ciò, si riporta la presenza di un collettore dei reflui che si ricollega direttamente  alla foce del fiume».
A Gioia Tauro la foce del fiume Petrace è risultata fortemente inquinata. Nel comune di Villa San Giovanni, presso lo scarico del depuratore sul lungomare Ceneide, è risultato fortemente inquinato.  Scenario anche peggiore a Motta San Giovanni, dove presso lo scarico del depuratore nella fiumara San Vincenzo i valori batteriologici sono risultati talmente alti da risultare non classificabili.
Cinque i punti critici nella provincia di Vibo Valentia: nel comune di Pizzo,  foce fiume Angitola, i risultati hanno evidenziato acque sono fortemente inquinate. Tre i punti fuori legge nel comune di Ricadi, nel comune di Nicotera, il torrente Britto  è risultato fortemente inquinato.
Nella provincia di Catanzaro 3 punti fuori norma: nel comune di Montepaone, la foce Fiumarella, è fortemente inquinata, nel comune di Sellia Marina, la foce della fiumara è inquinata, nel comune di Cropani è inquinato persino il mare del Sito di interesse comunitario  alla foce del fiume Crocchio.
Due i punti fuori legge nella provincia di Cosenza: fortemente inquinatala foce del torrente San Francesco   nel comune di Paola, così come la foce del torrente Coriglianeto nel comune di Corigliano Calabro.
Nel comune di Crotone, è risultata fortemente inquinata la foce del fiume Esaro, le cui condizioni al passaggio dei biologi della Goletta Verde erano pessime, caratterizzate da schiume in superficie, odori sgradevoli e dalla presenza di rifiuti di vario genere, Anche il campione prelevato nel comune di Isola di Capo Rizzuto,  presso lo scarico a mare, è risultato fortemente inquinato.
Mariacaterina Gattuso,  segreteria regionale Legambiente Calabria, ha detto che «La fotografia scattata da Goletta Verde evidenzia che rispetto all’anno scorso non sono stati fatti passi in avanti significativi rispetto alla rovinosa situazione depurativa regionale. Non è un caso che le maggiori criticità si riscontrino presso le foci dei torrenti e le fiumare, dove l’alto livello di inquinamento è indicativo della presenza di scarichi illegali e della quantità di reflui non depurati che giornalmente si riversano nei nostri corsi d’acqua, anche dall’entroterra. Questo dato di fatto, unito al preoccupante numero di reati ambientali riscontrati quotidianamente dalle forze dell’ordine e alla nuova normativa che con parametri e limiti diversi dimezza il numero dei prelievi, finisce per produrre uno stato di incertezza, poiché anche i tratti di costa definiti balneabili diventano in alcune ore del giorno “off limits” mettendo a repentaglio la salute dei cittadini e danneggiando gravemente la stagione turistica. A questo proposito, gli oltre 38 milioni di euro stanziati dalla regione Calabria nel Piano Operativo sulla depurazione dell’agosto del 2011, sottoscritto da 42 comuni, dei quali solo 11 ad un anno di distanza hanno pubblicato un bando di gara, insieme ai più recenti fondi Cipe rappresentano l’ultima occasione per uscire dall’emergenza depurativa regionale. In questo senso è determinante che la Regione Calabria, con politiche avvedute e trasparenti, metta fine al rimpallo di responsabilità e guidi con decisione i Comuni fuori dalla crisi depurativa che perdura ormai da troppo tempo caratterizzandosi come una vera emergenza nazionale».
Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente, sottolinea che «Secondo i dati dell’Istat la Calabria è la penultima regione italiana con appena il 49,9% di popolazione servita da servizi di depurazione efficiente – commenta.  SI tratta di una percentuale imbarazzante, inferiore alla già modesta media nazionale del 76% ed addirittura più bassa di quella del 66% sulla quale si attestano le altre regioni del Sud e le Isole.  Non a caso, dei 109 comuni italiani oggetto della recente condanna da parte della Corte di Giustizia Europea, 18 sono in Calabria e tutti questi  hanno ricevuto la condanna più grave, in quanto manchevoli di fognature, per un totale di quasi 530,000 cittadini vittime di tale grave disservizio. Sono 9, invece i comuni  calabresi imputati di non avere un adeguato trattamento dei reflui e di non avere strutture adeguate per reggere carichi antropici maggiorati relativi al flusso turistico. Le gravi carenze del sistema di depurazione non solo danneggiano ambiente e salute ma impongono al nostro Paese e quindi alle tasche di tutti noi cittadini il pagamento di multe salatissime con soldi pubblici che vorremmo invece vedere investiti in cantieri per trattamento dei reflui fognari. E’ prioritario intervenire in maniera finalmente efficace anche al fine di salvaguardare il turismo di questa regione, perché tutelare l’ambiente e la qualità del mare è condizione indispensabile allo sviluppo di queste attività cruciali per l’economia calabrese».

 

Fonte: http://www.greenreport.it

Autore

Tony Marchese

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