Petri, niva, cannoli e i giallorossi…

Luditur ci racconta un compleanno veramente speciale.

L’appuntamento era fissato per le due di sabato notte, in zona S.Giovanni a
Roma. Un matrimonio trasteverino ricco di distrazioni mi impediva di partire
prima per la mia missione, ma il carico di vino accumulato mi avrebbe consentito
un sereno passaggio fra le impenetrabili nebbie del tratto ciociaro della A1
con Tito al volante. Tito crede solo a ciò che tocca, e quindi disconosce
e nega l’esistenza stessa della nebbia. Ma io e Spinal ci crediamo, alla nebbia,
e sabato notte ci abbiamo creduto più del solito. Solo che io, sotto
l’effetto di falanghine e Galli neri, dormivo beatamente, a differenza di uno
spinal teso come corda di violino e rigido come un celerino a cui fai una battuta
prima di una carica. La notte passava fra Km e caffè, musica (sempre
la stessa, non molti conoscono Salvatore Idà ma quando parte “Erano
tri squatruni ‘ccu quarantasetta punti…” capiscono tutti) e biglietti
della lotteria., tutti acquistati da Tito. Alla fine ne avrà acquistati
una ventina, roba che manco Panariello. Fra biglietti della Lotteria Italia
e cannoli Tito non badava a spese, regalategli un biglietto e ve lo siete fatto
amico. Ma viaggiate con lui solo nei mesi caldi. O se siete ubriachi.
Prima colazione a Rosarno alle 9.00 circa coi primi avventori che nel chiedere
al cassiere “Sé ‘a ttì mi ‘fhai thri cahè?” tradivano
la destinazione finale della loro scampagnata domenicale. Li avremmo reincontrati
rigorosamente sciarpati sul traghetto, mezz’ora dopo, arancino in bocca e pagina
del giornale aperta sulle formazioni del pomeriggio…Campo al posto di Toledo.
‘BBonu ‘e manu.
L’arrivo a messina segnava una triste pagina della storia della pasticceria
italiana. Tito si rendeva conto di aver acquistato cannoli per 34 euri e malediceva
la città babba ed i suoi commercianti, asciugandosi le tardive lacrime
con un fazzolettino di carta ancora intriso di ricotta. Dopo una breve sosta
al nuovo incantevole stadio di Messina, una sorta di Louis II monegasco senza
casinò né Jimmi’z a fianco (dovere di cronaca, ma se la meriteranno
i buddhaci tutta quella grazia?) si giungeva al casello di Acireale, dove decinaia
e decinaia di autovetture più o meno velatamente giallorosse facevano
il loro circospetto passaggio. Finalmente eccoci al tupparello, e subito agli
occhi balzava la differenza fra noi e loro. Ma dov’eravamo? Cos’era quello?
Il tupparello? Mai nome fu più azzeccato, più che uno stadio,
un tupparello. Inizia la partita, e arrivano gli autobus, i ventidue autobus
ventidue. Chi non ha mai visto tutti quei bus arrivare e riversare il loro festoso
contenuto in una curva già di per sé dignitosa per una trasferta
di oltre 300 km non può capire, e non saremo noi a spiegarglielo. Ma
chi ci legge capisce, eccome se capisce… con la partita iniziavano le prime
scaramucce, con pochi ragazzini acesi che scagliavano contro di noi rutilanti
avvisaglie delle prossime feste natalizie. Auguri anche a voi acesi, ma se voi
state lì i motorini che ve li truccano a fare? Non andate allo stadio,
è roba da grandi. Forse fate bene a mettere la musica alta nel vostro
settore, in discoteca la sera a Catania non vi ci mandano…la curva acese,
invece, protagonista di una buona coreografia, si macchiava di qualche coro
offensivo verso il popolo giallorosso, nel complesso un po’ scarsino il loro
tifo. Molto meglio il loro sito, forse erano a casa a visitarlo, allo stadio
era un po’ umido in effetti…
La fine del match ci regalava i momenti più spassosi, con alcuni sedicenti
tifosi granata (lasciamo stare l’età e i discorsi sociopedagogici) che
si erano portati sotto il piazzale antistante la nostra curva in modo minaccioso,
salvo poi esser messi in fuga da qualche tifoso giallorosso portatosi a difesa
del settore giallorosso e dei pochi tifosi, circa 1500, fin lì giunti.
Vogliamo credere che si trattasse di 30/40 ragazzini, scene così fanno
male al calcio ed al movimento Ultras in genere. Che trasmissione iniziava,
amici siciliani, in quel momento in TV? Che fretta c’era? Momenti di terrore
paragonabili a quando in casa ti si rompe il telecomando sul divano durante
il processo del lunedì ed immediatamente prima di un intervento di Padovan.
Dopo una breve ed amabile chiacchierata di un’ora e mezza circa nel piazzale
stesso durante la quale solerti funzionari della locale P.S. ristabilivano l’ordine
all’esterno dello stadio per consentire un tranquillo deflusso della carovana
giallorossa (ma si chiacchierava così bene, era un peccato andarsene
prima…) si guadagnava l’autostrada, non prima di una passeggiata in auto
per il centro della ghignante cittadina sicula che il suono delle sirene rendeva
ancora più festosa. Ad Acireale devono essere in corso imponenti lavori
di ristrutturazione edilizia, provati dalla presenza di numerose pietre e calcinacci
sul manto stradale. Miracoli dell’IVA al 10% e della finanziaria 2003, pensavo
fra me e me. Un calcinaccio finirà poi casualmente sul pulmann della
squadra, e questo è un peccato: le imprese edilizie di domenica non dovrebbero
lavorare, proporremo uno sciopero generale ed un amichevole con la Fincantieri
sul neutro del San Vito. Incasso da devolversi per l’aumento di capienza del
tupparello e per l’acquisto di fuochi d’artificio.
Il ritorno in traghetto proporrà poi l’incontro con la squadra, con un
Alfieri raggiante (sembrava un tifoso del Catanzaro dai tempi di destrocascionepedrazzinimborgiasassarini),
Dei, Gentili e Massimo Campo (che tifoso del Magico lo è davvero da quei
tempi…) amabili conversatori e squisiti come al solito. Una notazione per
Rovrena: Il ragazzo si farà, come cantava De Gregori, e diventerà
un acquisto importante, e saremo felici nel complimentarci per una sua grande
prestazione come abbiamo fatto ieri con Campo, grinta e classe da vendere.
Da Villa S.Giovanni un continuum di torpedoni giallorossi… e con la mente
si era già in abruzzo, mentre si parlava di classifica e di Playoff,
di Viterbese sconfitta e della sorpresa Lanciano. Voli Pindarici e brusche discese.
Davvero deliranti i dialoghi del dopotrasferta. Lunghi silenzi alternati a disamine
sconnesse, occhi stanchi e sonno incedente…Durante una breve sosta a Campotenese
la sorprendente scoperta che le palle di neve sono meno performanti sul parabrezza
dei sassi di Acireale, e che gli escrementi di Cavallo ancora fumanti negli
interstizi delle suole delle scarpe non rendono l’abitacolo confortevole come
accade negli istanti successivi all’acquisto di un Arbre Magique in un qualsiasi
autogrill. E ciò ci da lo spunto per la chiosa finale:
Mucha mierda, dicono gli spagnoli come augurio perché le cose vadano
bene, e sono le migliori parole che possiamo rivolgere ai ragazzi di Mister
Braglia per il prosieguo del torneo. Anche se la prossima volta starò
più attento a dove metto i piedi. Come ho promesso a Tito e Spinal, miei
ottimi compagni di viaggio.

Giannantonio Cuomo

Autore

Paolo Spinoso

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