Comunicati Politici, gli interventi sulla Scuola di Magistratura

Wanda Ferro, Salvatore Scalzo, Franco Cimino e Roberto Guerriero

Wanda Ferro, Presidente della Provincia

‘E’ possibile che la Scuola di Magistratura non andrà né a Catanzaro, né a Benevento”, interviene così Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro, al quotidiano sannita ilquaderno.it.

La reazione del numero uno dell’Ente intermedio lascia quindi intendere che è al vaglio dei legali la possibilità di proporre ricorso per revocazione dopo che la sentenza di ieri del Consiglio di Stato aveva respinto le richieste della Provincia di Catanzaro per un vizio formale nella notifica degli atti alla Provincia di Benevento. Per questo, spiega, ”’siamo ben lontani dall’apertura della Scuola”’.

 Sulla vicenda, intanto, il presidente della Provincia di Catanzaro,, ha convocato per le ore 11 di oggi giovedì 1 marzo, presso la Casa delle Culture, una conferenza stampa cui prenderanno parte i legali dell’Ente avvocati Federica Pallone e Roberta Chiarella e il legale esterno avvocato Francesco Scalzi, e il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, prof. Giuseppe Iannello, che ha patrocinato la Regione Calabria.
 
Alla conferenza sono invitati gli avvocati che hanno rappresentato davanti al giudice amministrativo il Comune di Catanzaro, i rappresentanti delle associazioni cittadine, tutti i parlamentari, i rappresentanti istituzionali, i pubblici amministratori.

Salvatore Scalzo – Scuola di magistratura, Scalzo chiede intervento del Governo Il candidato a Sindaco scriverà a Monti e Catricalà

 

Il candidato a Sindaco per Catanzaro, Salvatore Scalzo, scriverà alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella persona del Presidente Mario Monti e del sottosegretario Antonio Catricalà, per chiedere l’intervento del Governo nella delicata situazione della Scuola di Magistratura.

“Si rende necessario – ha spiegato Scalzo – un intervento da parte del Governo perché si possa riconoscere alla città di Catanzaro quel diritto a vedersi assegnata la Scuola di Magistratura che neanche il Consiglio di Stato ha potuto contestare nel merito. Questo atto mi è imposto dal rispetto verso le speranze nutrite dai catanzaresi e verso la prestigiosa e secolare tradizione giuridica della nostra città. Catanzaro non può e non deve subire questo altro durissimo colpo, mi auguro che il Presidente Monti e il suo sottosegretario Catricalà comprendano le nostre ragioni e riescano ad intervenire sulla questione in maniera risolutiva”.

 

Franco Cimino ex consigliere comunale

E anche questa è persa, ma almeno qualcuno si è in qualche modo battuto nei confronti di vere e proprie ruberie subite dalla nostra città senza che si muovesse foglia. E’ il tragico destino del Capoluogo, che per strada ha perso padri, figli e fratelli in quell’assurda lotta tra poveri e contro i poveri, che da decenni ormai si consuma e ci consuma. La Scuola Superiore di Magistratura, dunque, resta a Benevento, là dove l’aveva trasferita, contro una prima decisione governativa, quel ministro Mastella che ha saputo difendersela nei suoi repentini passaggi dal centrosinistra, che gliel’ha consentito, e dal centro destra che, nonostante le promesse elettorali di Berlusconi e Alfano, non gliel’ha più toccata. Fa male che il misero giochino si sia concluso con una sentenza del Consiglio di Stato, che decide sulla base di un piccolissimo formalismo.

Al quale qualcuno inopinatamente si aggrappa per responsabilizzare l’ente Provincia in chiave puramente elettoralistica, che non giova né alla causa (perduta) né alla verità (nascosta). La verità è che Catanzaro è stata abbandonata e che il saccheggio sia stato facilitato dal fatto che chiunque voglia prenderci qualcosa non trovi quasi mai nessuno che metta il proprio petto davanti al fuoco “amico”. La questione Scuola di Magistratura aveva un’unica sede nella quale si sarebbe potuta risolvere, quella politica. Il Governo prima e il Parlamento, poi, avrebbero dovuto – e ne avevano la facoltà – chiudere la vicenda con un proprio provvedimento ricostituivo del primo o correttivo di quello di stampo mastelliano.

Per governo occorre intendere i governi del centrodestra e di centrosinistra, che si sono succeduti nel corso di questa umiliante, triste, ipocrita, rozza, violenta (e chi più ne ha più ne metta) vicenda. E poi ci sono i partiti che vergognosamente, tutti, nessuno escluso, sono scesi in campagna elettorale per prometterci la restituzione di quel che non erano riusciti a garantire. Eppure alcuni di noi avevano chiesto non solo la Scuola, ma anche un qualcosa di uguale peso e importanza che potesse affiancarla o sostituirla nel caso di mancata restituzione. Avevamo chiesto, in pochi in verità, un interesse particolare per questa città che stava perdendo tutto. E il suo ruolo all’interno di una regione che, anche per questo, non riusciva a decollare.

Avevamo posto la questione Catanzaro quale questione di fondo della crisi calabrese, e abbiamo individuato in una legge pro-Catanzaro uno strumento in grado di affrontarlo con pienezza di volontà e di risorse. Nulla si è fatto, nell’indifferenza quasi totale anche della città e dei suoi gangli cosiddetti vitali. Nulla nel campo dell’intellighentia e delle professioni, nulla in quello della cultura e dell’associazionismo, anche religioso. Nulla nel campo dell’Università, sempre più chiusa e indifferente rispetto al territorio che la comprende. E nulla nella politica locale e regionale, la prima responsabile dell’attuale situazione per la progressiva perdita di autorevolezza e di capacità espressiva. Catanzaro è priva di rappresentanza e di quella catanzaresità che possa rappresentarsi in uno spirito unitario, capace di recuperare le grandi potenzialità di cui ancora dispone, unitamente a quella bellezza che in parte ancora le resta. Questa è la verità, a conferma della quale arriva puntuale un’altra campagna elettorale, ancora una volta rissosa e priva di una sola idea che possa definirsi tale. E nella quale non emerge una sola autocritica o un movimento di indignazione popolare che porti in campo, e li metta insieme, uomini liberi, rimasti tali nel campo delle professioni, del lavoro operaio, dell’associazionismo, dell’imprenditoria sana, dei giovani e delle donne. In luogo di questo, le solite tattiche e partiti sempre uguali.

Le solite liste e quell’esercito accanito di persone che bussano già alle nostre porte per chiederci il voto, in cambio di promesse sulle ferite delle famiglie rese povere dalla crisi e disperati per la disoccupazione dei loro figli. Si andrà avanti così, la Scuola di Magistratura sarà archiviata presto in attesa che per un’altra sconfitta si ritorni a piangere con un occhio solo. Tanto la colpa è di nessuno. Anzi, no, è di Polifemo. 

Roberto Guerriere, ex consigliere comunale

La sentenza del Consiglio di Stato che assegna a Benevento la Scuola di Magistratura è un altro schiaffo alla dignità della di Catanzaro che era stata indicata come unica e legittima sede dell’ente di formazione, a cui si guardava con attenzione e speranza per la crescita economica e sociale del capoluogo di regione depauperato da tempo delle sue prerogative direzionali e funzionali. E pensare che la sentenza non assegna a Benevento la Scuola per ragioni sostanziali ma per un vizio di forma negli atti fa ancora più rabbia e lascia perplessi di fronte all’immobilismo che ha sempre caratterizzato la nostra classe parlamentare. Un gruppo dirigente che ha perfino trovato giusto scendere a compromessi – ricordate l’inciucio del 2 novembre? – tanto da credere che un accordo interno al Pdl avrebbe permesso di salvare un pezzo di scuola di magistratura (quello che però non riguardava i corsi che avrebbero favorito lo sviluppo economico con la presenza di decine di persone in città) e fare salvi equilibri politici che non avrebbero disturbato i manovratori pidiellini i vista dei congressi. Anche la scuola di magistratura è diventata occasione di propaganda per il sindaco del detto-fatto che cercava di dare con una mano quello che la classe parlamentare che rappresentava a Roma non riusciva a restituire. Putroppo i sopralluoghi di funzionari e dirigenti del ministero della Giustizia non sono serviti a realizzare quello che prima di un sogno era il riconoscimento di un atto dovuto dall’esistenza di un decreto: dura lex sed lex, la scuola sarà fatta a Benevento e ancora una volta nessuno si assumerà le dovute responsabilità.

Autore

Salvatore Ferragina

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