Un ondeggiare di sentimenti

Qualcosa di anticamente nuovo scorre nella mente di molti di Noi.
Nicola Fiorita fotografa le emozioni di un Popolo che rinasce

Ondeggiano
incontrollati i miei sentimenti. E ne scopro di nuovi, insospettabili. Dopo
lunghi anni passati solo ad aspettare, a difendere i ricordi, a celare le
speranze. Perdendo giorno dopo giorno qualcosa, senza nemmeno accorgersene,
rintanandosi nel passato o nell’assenza, distaccandosi lentamente dal gusto del
sogno, dal sapore della speranza. Smarrendo quel filo che da sempre mi tiene
attaccato a un pezzo della mia vita.

Ondeggiano
incontrollati i miei sentimenti. E mi ritrovo nel letto, nel buio della notte,
a immaginare tabelle sconclusionate, a progettare trasferte, a combattere con
il sonno e con quello che sono diventato. Ho gli stessi pensieri di quindici
anni fa, lo stesso entusiasmo irrazionale e infantile, le stesse voglie di gol,
di calcio, di emozioni, gli stessi bisogni, di notizie, di certezze, di
immagini, di odori, di colori. Sto tornando a casa, nella mia casa lontana e
improbabile, che ha un pino al posto della cucina, le porte con le reti, le
bandierine al posto dei divani, e settemila inquilini vestiti di giallo e di
rosso.

Sono
di Catanzaro, ho sempre risposto così, ovviamente, a tutti quelli che mi hanno
chiesto da dove vengo. A quelli che mi dicono, non sei di qui, o ma non hai
l’accento toscano, o sei del sud vero? Ho sempre risposto nello stesso modo, ma
ora mi accorgo che il tono è diverso, che c’è un pizzico di orgoglio in più,
che ci metto dentro in quel “sono di Catanzaro” un qualcosa di nuovo. E’ come
se dicessi, sono di Catanzaro, te lo ricordi il Catanzaro?, quello che batteva
la Juve, quello di Massimo Palanca, quello che
portava sulle spalle la voce di una regione, quello che sta tornando, con
giocatori nuovi, con una nuova dirigenza, ma con le stesse vecchie
indimenticabili magliette. Con sopra stampato il nome di uno sponsor e la
passione di una città.

Ondeggiano
i miei sentimenti, rido da solo guardando la
classifica, parlo del Catanzaro ai miei colleghi di lavoro, ma poi mi dico vola
basso, lascia stare, è presto per sognare, anzi è tardi per sognare. Sei
grande, sei diventato grande, ci sono molte cose più importanti,
responsabilità, impegni, e il Catanzaro è solo una squadra di pallone che gioca
in terza serie. Tu guarda gli occhi di un bambino, quando luccicano per
l’emozione, quando si sgranano per la sorpresa, quando implorano per il
desiderio, guarda gli occhi di un bambino e forse capirai. Quegli occhi erano i
miei, domenica pomeriggio, all’ingresso in campo delle squadre. Quegli occhi
hanno ripreso a guardare e chiedono solo di non smettere più.

Venticinque
anni fa, nei miei occhi di bambino si è impressa un’emozione, da quel momento
la chitarra era una spada e tutto il resto era un pallone. Capisco solo ora
quanto quella emozione mi sia mancata. Capisco solo ora che non ero io a
cambiare ma il mondo ad andare alla rovescia. I miei occhi sono pronti a
tornare al loro posto, è ora di ricominciare a guardare novantesimo minuto. A
guardare il Catanzaro. E questa scrivania dove lavoro sarà il mio cavallo
bianco e tutto il resto sarà di nuovo un pallone. Giallo e rosso, ovviamente.

 

 

Nicola Fiorita

Autore

Redazione

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