Il Rompicalcio

La parabola del doppio baffo

Scritto da Redazione
Le dimissioni di Traversa lasciano la città in una crisi sempre più cupa, mentre il Catanzaro di Cosentino fa sognare i tifosi

Il bollettino medico del malato-calcio si fa ogni giorno più pesante. E la Lega Pro offre una vista privilegiata su tutti i problemi. Stadi semi-deserti; crollo del tasso tecnico dei campionati; bilanci delle società acrobatici; stipendi miseri; contributi come fastidiosi optional bypassabili con qualche punto di penalizzazione spalmato qua e là; classifiche riscritte d’estate dalla giustizia sportiva; calcio-scommesse ormai pagina fissa su tutti i giornali; calciatori aggrediti a sprangate per una sconfitta. E via così…

UFO SUI 3 COLLI – In questa galassia complicata, per una congiuntura astrale veramente incredibile, è atterrato la scorsa estate un ufo di nome Giuseppe Cosentino. E ha scelto proprio i tre colli come base. In pochi mesi ha raccolto (strapagandolo) il mucchietto di cenere senza valore a cui era stato ridotto il calcio catanzarese, consegnatogli gentilmente dal neo-sindaco Traversa per levarsi di torno una patata bollente mai amata.

PARABOLE OPPOSTE – 3 luglio 2011, Palazzo De Nobili: conferenza stampa del doppio baffo. Oggi sembra lontanissima. In quei giorni Traversa era il messia atteso da tempo da un’intera città, il sindaco in pectore da diversi anni. Mentre Cosentino era il “reggino” guardato con diffidenza dai notabili catanzaresi e con stupore dai tifosi. Catanzaro era all’alba di una rinascita attesa da tempo. Il Catanzaro era lo zimbello del calcio italiano, umiliato e offeso da chiunque. A distanza di soli 6 mesi dalle elezioni e da quella conferenza stampa, Catanzaro si ritrova senza sindaco all’indomani delle dimissioni senza un perché di Traversa. Una delle pagine più brutte della storia della città, rimasta senza governo e con i suoi atavici problemi intatti, proprio nel pieno di una pesantissima crisi economica che investe l’Italia e l’Europa. Il lascito di questa amministrazione alla città si limita al solo Giuseppe Cosentino. Dopo aver sondato invano i soliti operatori economici locali – che lo avevano apertamente appoggiato in campagna elettorale – Traversa si rivolse in extremis all’imprenditore di Cinquefrondi che in sei mesi ha frenato la deriva del Catanzaro Calcio, invertendo bruscamente la rotta.

ENTUSIASMO E PASSIONE – E i tifosi hanno ricominciato ad affollare gli spalti del “Ceravolo”, abbandonati in questi anni all’incuria e a lavori iniziati, ma spesso non finiti, che hanno mutilato lo stadio del suo cuore pulsante, i Distinti. Eppure il sostegno della gente non è mancato, nonostante la situazione economica critica e il fardello di delusioni e vergogna accumulato negli ultimi tempi. Oltre mille abbonamenti e 3500 presenze fisse nel girone d’andata sono un mezzo miracolo, specie in questa Lega Pro che si avvicina di più per livello tecnico ad un campionato regionale dilettantistico. Il merito è di una piazza da sempre legata alla squadra, ma soprattutto di Cosentino che ha saputo ricreare in pochissimo tempo entusiasmo e passione. Certo non si può pretendere che tutti i sostenitori giallorossi indossino la cravatta viola d’ordinanza, ma pian piano e in categorie diverse lo stadio tornerà a riempirsi, facendo felice il presidente che sembra farne una questione d’orgoglio.

SOLITUDINE O UNITÀ? – Delle promesse di appoggio dalla città, ricevute all’atto dell’investitura, invece non c’è traccia. I lavori allo stadio si muovono come una fila di macchine sulla Salerno-Reggio Calabria nel primo weekend di agosto. La tribuna stampa nei container è una vergogna che va in onda tutte le domeniche. A detta del patron giallorosso manca anche una parte dei 500.000 euro che il sindaco aveva garantito attraverso i maggiori operatori economici catanzaresi. Una diffidenza al limite dell’ostracismo nei confronti di Cosentino che va superata al più presto, sedendosi intorno a un tavolo e concordando un modo per collaborare, per condividere investimenti ed eventuali ritorni economici, per capire se il Catanzaro può tornare ad essere simbolo di rinascita o almeno motivo di vanto per un’intera città.

PAROLE E FATTI – In mezzo a tutto questo, c’è il lavoro quotidiano della società giallorossa per crescere. Un lavoro difficile e lungo. Di errori ne sono stati commessi da luglio ad oggi. E tanti ancora ne verranno commessi. Ma le cose buone – – sono infinitamente di più. A partire dalla passione che Cosentino elargisce ad ogni uscita pubblica, frutto di una comunicazione quasi trasparente, con pochi filtri, e di un linguaggio semplice, genuino, a volte garibaldino, spesso senza freni e senza peli sulla lingua. Le conferenze stampa si trasformano in meravigliosi concerti per le orecchie dei tifosi, ancora intontite dalle colonne sonore stonate degli anni passati. Si parla di progetti e di soldi spesi per la squadra. Si parla di “necessità per il Catanzaro di vincere” e di obbligo di riportarlo lì dove merita di stare. Si parla di fair-play e di ri-avvicinare le famiglie allo stadio. Si comprano giocatori come Giampà, che fino a un mese era una pedina importante in serie B, o come Quadri, definito dal suo ex allenatore Provenza «un ottimo giocatore, un grande capitano, un vero uomo».

GRANDI AMBIZIONI – La voglia di emergere e di vincere è un ritornello che Cosentino ripete in ogni occasione e che Cozza sta inculcando alla squadra. A volte qualche mossa sembra dettata più dalla fretta di uscire da questa categoria più che dalla programmazione oculata. Ma non si può pretendere che la rinascita sia istantanea dopo anni di gestioni vergognose che hanno fatto del Catanzaro uno zimbello da deridere. L’operazione-ricostruzione è iniziata e procede spedita, con un entusiasmo crescente e i primi risultati che cominciano ad arrivare.

CATANZARO E IL CATANZARO – Traversa non è riuscito a ricucire il rapporto tra la classe politica catanzarese e i cittadini, anzi contribuirà a lacerarlo definitivamente. Cosentino ha iniziato la ricostruzione di quel rapporto viscerale – spezzato dalle ultime vicissitudini – che c’è sempre stato la città e la squadra di calcio, magistralmente descritto da Gianni Amelio nel documentario di fine anni ’60 “Undici Immigrati“, ri-trasmesso qualche giorno fa dalla Rai. Certo, di strada da fare ce n’è ancora tanta prima di affermare (domenica scorsa nel post-partita) che «non c’è stato nessun presidente nella storia del calcio che ha fatto quello che ho fatto io, almeno qui a Catanzaro» (ecco un esempio di linguaggio garibaldino e di comunicazione senza freni e filtri). O si rischia di far arrabbiare Don Nicola che – ne siamo sicuri – sarà pronto a lisciarsi il baffo se rivedrà il Catanzaro lì dalle sue parti…

Ivan Pugliese
i.pugliese@uscatanzaro.net

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