Why Not, la Procura chede nove condanne in appello

 

Si è conclusa con nove richieste di condanna per gli altrettanti imputati che furono completamente assolti (tra cui gli ex presidenti della Regione Calabria Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti), tre richieste di aggravio di pena per coloro i quali furono parzialmente scagionati, e la richiesta di confermare la prima sentenza per quattro imputati già condannati in primo grado, la requisitoria della pubblica accusa nel processo d’appello per 16 imputati coinvolti nell’inchiesta “Why not”, su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria, che in primo grado sono stati giudicati con rito abbreviato. Oggi, – scrive l’Agi – dopo due lunghissime udienze dedicate alle distinte discussioni dei sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciolla, la Procura generale ha chiesto ai giudici della Corte d’appello di Catanzaro di condannare: Gianfranco Luzzo ad 1 anno e 4 mesi di reclusione; Agazio Loiero ad 1 anno di reclusione; Nicola Durante ad 1 anno e mesi di reclusione; Tommaso Loiero ad 8 mesi di reclusione; Giuseppe Chiaravalloti ad 1 anno e 6 mesi; Franco Nicola Cumino ad 8 mesi; Pasquale Anastasi a 10 mesi di reclusione; Giuseppe Fragomeni a 6 mesi; ed Enza Bruno Bossio ad 1 anno e 4 mesi.

Tutti e nove erano stati completamente assolti in primo grado, con la sentenza emessa dal giudice dell’udienza preliminare Abigail Mellace al termine dei giudizi abbreviati il 2 marzo 2010, che la Procura ha impugnato contestando, in particolare, l’assoluzione per il reato di abuso di ufficio nei confronti di Agazio Loiero, relativamente al solo capo d’imputazione attinente al progetto regionale finalizzato al censimento del patrimonio immobiliare; e l’assoluzione per il capo d’accusa relativo al progetto chiamato “Ipnosi” nei confronti di Chiaravalloti. Oggi l’accusa ha chiesto inoltre di aggravare le pene a carico di tre persone condannate dal gup, ma contestualmente assolte per parte delle accuse, e cioè gli imprenditori, Antonio Saladino, ex leader della Compagnia delle opere in Calabria e principale indagato di “Why not”, condannato a 2 anni di reclusione solo per alcuni capi, per il quale sono stati chiesti oggi 4 anni e 2 mesi di reclusione; Giuseppe Antonio Lillo, già condannato a un anno e 10 mesi, per il quale sono stati chiesti oggi 2 anni, 1 mese e 10 giorni; e Pietro Macri’, già condannato a 9 mesi di reclusione e 900 euro di multa, per il quale sono stati chiesti oggi 1 anno e 3 mesi di reclusione. Infine, la Procura ha chiesto di confermare le condanne dei quattro imputati che hanno impugnato la sentenza del gup, e cioe’ Antonio La Chimia, cui e’ stata inflitta la pena di un anno e 10 mesi di reclusione; Vincenzo Gianluca Morabito, che ha avuto 6 mesi e 600 euro di multa; Francesco Saladino, che ha avuto 4 mesi e 300 euro; Rinaldo Scopelliti, che ha avuto un anno.

Per quanto riguarda Saladino, Lillo, Luzzo, Macri’ e Bruno Bossio, la pubblica accusa contesta, in particolare, l’assoluzione per il reato di associazione a delinquere – per gli altri il ricorso riguarda il reato di abuso in atti d’ufficio -. L’udienza di oggi e’ proseguita con le prime arringhe dei difensori, ed il processo d’appello e’ stato infine rinviato alle udienze del 13 e 24 gennaio. A marzo 2010 il gup, oltre alle decisioni sugli abbreviati (conclusisi con 8 condanne e 34 assoluzioni totali), pronunciò anche 27 rinvii a giudizio (il processo dibattimentale e’ in corso e riprenderà il 9 gennaio) e 28 proscioglimenti per coloro i quali non chiesero il rito alternativo. La Procura ha proposto ricorso alla Corte di cassazione contro 6 proscioglimenti, ed il 20 luglio scorso ha ottenuto ragione dal Giudice supremo che ha annullato quelle decisioni, rinviando gli atti nel capoluogo calabrese per una nuova udienza preliminare.

Autore

Salvatore Ferragina

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