Fatture false: condannati in primo grado quattro amministratori

Emilio Verrengia, nella sua qualita’ di ex assessore comunale ai Trasporti di Catanzaro,Tommaso Brutto, quale assessore provinciale ai Trasporti, Peppino Ruberto, quale consigliere provinciale dell’Udc e Vincenzo Bruno, quale capogruppo provinciale ex Ds

 

Si e’ concluso con condanne per quattro dei sei imputati il processo a carico di pubblici amministratori di Catanzaro, nonche’ di un titolare di un’agenzia di viaggi, coinvolti nell’inchiesta su presunti rimborsi non dovuti sborsati dagli enti pubblici di appartenenza a soggetti che avrebbero consumato veri e propri raggiri. Il tribunale del capoluogo calabrese ha fatto cadere per tutti le accuse di falsita’ ideologica in atto pubblico, come aveva chiesto anche il pubblico ministero e, quanto alle varie contestazioni di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, ha assolto gli imputati per alcune ipotesi condannandoli per altre ed infliggendo pene superiori a quelle richieste dal pm (ma con concessione dei benefici di legge), il quale aveva proposto per tutti un anno di reclusione. Sono stati completamente scagionati Domenico Critelli, imputato in qualita’ di consigliere provinciale del Nuovo Psi, ed Ercole Vescio titolare di un’agenzia di viaggi (difesi rispettivamente da Maria Antonietta Iorfida e Eugenio Perrone). Condannati invece: ad un anno e due mesi di reclusione Emilio Verrengia, imputato nella sua qualita’ di ex assessore comunale ai Trasporti di Catanzaro e capogruppo dell’Udc in consiglio provinciale; ad un anno e dieci mesi Tommaso Brutto, quale assessore provinciale ai Trasporti, ex capogruppo dell’Udc in consiglio comunale, e consigliere a Palazzo de Nobili; ad un anno e sei mesi Peppino Ruberto, quale consigliere provinciale dell’Udc; ad un anno Vincenzo Bruno, quale capogruppo provinciale ex Ds, e presidente della Comunita’ montana Fossa del Lupo – tutti sono stati condannati anche a pene comprese tra 100 e 600 euro -. La tesi accusatoria descritta nella richiesta di rinvio a giudizio parlava, per la precisione, di fatture che sarebbero state gonfiate o emesse relativamente a spese inesistenti, con un giro di documenti falsi per ottenere rimborsi non dovuti dagli Enti pubblici di appartenenza – Comune o Provincia -, viaggi per familiari e amici consumati a “sbafo”. Un quadro emerso da un’inchiesta della Sezione di Pg della Guardia di finanza, in cui diversi amministratori pubblici non avrebbero avuto remore a commettere dei reati in spregio delle proprie funzioni, per somme a volte irrisorie – le cifre vanno da poche decine di euro a qualche centinaio per fattura -. Il processo – in cui ne’ Provincia ne’ Comune di Catanzaro si sono costituiti parte civile -, e’ iniziato nell’ottobre del 2008 e, tra rinvii e cambi del giudice titolare, si e’ concluso oggi, a distanza di oltre tre anni, con la sentenza emessa oggi contro la quale i difensori dei condannati ricorreranno in appello (tra gli avvocati impegnati Nicola Cantafora, Massimo Scuteri, Arturo Bova, Nunzio Raimondi, Giovanni Mosca, Raffaele Mirigliani, Maria Rotella).

Autore

Salvatore Ferragina

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