Intervistiamo

Otto anni al marocchino che uccise i ciclisti

Pena troppo lieve per i parenti delle vittime

Otto anni di reclusione: questa la condanna inflitta dal gup di Lamezia Terme a Chafik El Ketani, di 21 anni, il marocchino che il 5 dicembre scorso, a bordo della sua auto, a Lamezia Terme, investì un gruppo di ciclisti amatoriali uccidendone sette. Un ottavo morì dopo alcuni mesi. Il pm aveva chiesto la condanna a 10 anni anni per omicidio colposo plurimo pluriaggravato, tra l’altro, dalla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Il gup Carlo Fontanazza ha concesso ad El Ketani le attenuanti generiche, riducendo così la pena inflitta rispetto alle richieste. Stamani, prima che il giudice si ritirasse per la camera di consiglio, il difensore di El Ketani, l’avv. Salvatore Staiano, aveva sostenuto che il suo assistito non guidava sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e non c’era neanche la certezza dell’eccesso di velocità, chiedendo una condanna più mite. Il legale aveva anche detto di avere chiesto al suo assistito di presentarsi in aula, ma che il giovane marocchino non se la sentiva di guardare in faccia i familiari delle vittime. Dopo Staiano aveva preso la parola il pm per una breve replica. Nell’incidente morirono Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Puppin (47); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Fortunato Bernardi (58) e Domenico Palazzo (46). Nell’ospedale di Cosenza, a distanza di due mesi, morì Domenico Strangis, di 48 anni.

PARENTI VITTIME: PENA LIEVE, 1 ANNO OGNI MORTO – Una pena troppo lieve: è unanime il giudizio dei familiari degli otto ciclisti travolti ed uccisi il 5 dicembre scorso a Lamezia Terme sulla pena inflitta a Chafik El Ketani, di 21 anni, il marocchino che era alla guida dell’auto. “La pena ci sorprende – ha detto Gennaro Perri, che quel giorno si salvò per miracolo e nello scontro ha perso il fratello, Rosario – anche perché lui, intanto, sta comodamente a casa sua e va anche su facebook mentre ha travolto la vita di tante famiglie. Per quello che ha fatto è una pena lieve, un anno per ognuna delle vittime”. I familiari di un’altra vittima, Vinicio Puppin, si limitano a dirsi “delusi” preferendo evitare di fare altri commenti. Fabio Davoli, avvocato, anche lui nel gruppo dei ciclisti travolti ed uscito illeso, ha attribuito la responsabilità di una sentenza “che non condivido ma che rispetto, al legislatore che ha lasciato una lacuna per questo grave tipo di reato. Il giudice ha deciso sicuramente in base alla sua coscienza. Per quanto mi riguarda ritengo che vi fossero gli elementi per il massimo della pena”. Insoddisfatti anche i legali di parte civile. “Dobbiamo leggere le motivazioni – ha detto l’avv. Francesco Pagliuso – per capire perché ci siano state le attenuanti generiche”. Un punto, quest’ultimo, ripreso dall’avv. Francesco Caglioti: “ciò che stride è l’equivalenza delle attenuanti generiche rispetto ad aggravanti specifiche. Anche gli amici dell’imputato hanno riferito che era solito mettersi alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti”.

Autore

Salvatore Ferragina

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