Tavi: il Sant’Anna fra i 4 centri europei che curano la formazione degli specialisti americani

 

Entro la fine del 2011, la FDA, l’Agenzia governativa degli Stati Uniti che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici, approverà l’introduzione negli ospedali americani della Tavi, la protesi valvolare aortica trans catetere. Proprio in previsione di questa scadenza, il S.Anna ha ospitato nei giorni scorsi un corso di formazione teorico pratico sull’impianto delle protesi Edwars-Sapien. Lo scopo è stato quello di  formare un gruppo di specialisti internazionali che, a loro volta, svolgeranno attività formative nei centri cardiochirurgici statunitensi che introdurranno la procedura.

Gli otto specialisti formati al S.Anna erano parte di un gruppo di circa quaranta persone, distribuite in quattro centri europei. Oltre a quello calabrese, sono stati coinvolti il Centro Cardiologico “Monzino” di Milano, per quanto riguarda l’Italia; il Policlinico Universitario di Rouen e la Clinica “Pasteur” di Tolosa per quanto riguarda la Francia. (Altri specialisti hanno osservato casi clinici ma senza uno specifico training anche in alcuni centri europei inglesi e tedeschi). Diverse erano le provenienze degli esperti formati a Catanzaro, in particolare gli Stati del Massachusetts, West Virginia, Indiana, Illinois, Pennsylvania, Minnesota, Las Vegas e Arizona. Gli otto americani hanno avuto modo di assistere “in diretta”, grazie al collegamento audio video tra la sala operatoria ibrida del S.Anna e la sala meeting dello stesso ospedale, all’esecuzione di sei procedure su altrettanti casi clinici, eseguite dall’equipe del dottor Mauro Cassese, che ne ha contemporaneamente curato, discutendole, anche la illustrazione.

Lo stesso Cassese si è dichiarato alla fine “estremamente soddisfatto” dell’esperienza. “Centodieci procedure eseguite in meno di due anni – ha detto – hanno fatto del S.Anna un punto di riferimento internazionale e oggi ci lusingano, anche se non ci stupiscono, gli apprezzamenti che abbiamo ricevuto alla fine del corso di formazione.  Credo – ha aggiunto – che nei giudizi positivi che abbiamo registrato abbiano giocato un ruolo fondamentale l’uso abituale che facciamo delle diverse e sofisticate tecniche di imaging, la possibilità che abbiamo offerto di assiste in diretta all’esecuzione delle procedure ma soprattutto il grado di integrazione che abbiamo raggiunto nel lavoro in team, che è cruciale ai fini del risultato. Gli americani sono estremamente sensibili al lavoro di squadra, fa parte della loro cultura e non solo di quella medica. È normale che abbiano apprezzato un elemento che non è sempre facile rintracciare al di qua dell’oceano. Per questo – ha concluso Cassese – non mi stupirei se questa nostra collaborazione prendesse ulteriore corpo in futuro, magari con una nostra azione direttamente sul territorio americano”.

Soddisfatto anche il direttore generale del S.Anna, Giuseppe Failla. “Abbiamo assistito – ha detto – a un esempio molto concreto di cosa intendiamo quando diciamo che l’alta specialità è saper guardare avanti  e, meglio ancora, se questo viene fatto bruciando i tempi o addirittura anticipandoli. L’introduzione della Tavi al S.Anna è scaturita non solo dalla necessità di tenere come al solito alta la qualità delle nostre prestazioni ma anche dalla presa d’atto che, con l’allungamento dell’età media di vita, era indispensabile e giusto offrire un’opportunità di cura a pazienti che, fino a qualche anno fa, ne erano del tutto privi. I risultati di oggi ci premiano ancora una volta, perché ci collocano in un circuito medico scientifico internazionale di altissimo profilo. Siamo ovviamente contenti per noi ma lo siamo soprattutto per la Calabria”.                                                                      

Autore

Salvatore Ferragina

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