La Striscia

Quanto è dura la Seconda Divisione?

Non è stata una grande prestazione per il Catanzaro ma il pareggio può servire per rimediare agli errori

Il traffico creatosi all’uscita del “Ceravolo” ha confermato che oggi allo stadio c’era una cornice di pubblico di almeno due categorie superiori. Solo la partita è la classica sfida di “C2”. Sfide come quella di oggi tante ne abbiamo viste e tante ancora ce ne saranno nel corso di questa stagione. Noi siamo abituati, l’augurio è che si abituino anche i nostri. Quattromila circa hanno accolto i giallorossi reduci dalla bella prestazione di Eboli. Peccato che, nonostante i tentativi di abbellire l’impianto quel settore “Distinti” chiuso e che ha ancora gli “sgabuzzini”, deprezza tutte le migliorie che si stanno apportando.

Agli occhi dei tifosi non è passato poi inosservato che, pur avendo un bell’impianto di amplificazione (a proposito, complimenti a chi ha scelto i brani musicali prima e durante l’intervallo della partita) e pur avendo gli espositori pubblicitari all’ultimo grido, solo due sponsor apparivano agli occhi del pubblico. Il marchio dell’azienda del presidente che non ha alcuna attività in città (tranne l’Uesse) e la Givova che è lo sponsor tecnico. Poi c’era un cartellone di un’azienda locale (ci pare) che faceva il suo esordio all’impianto. Tanti si sono chiesti: e gli altri? Quelli famosi dove sono? Lo scopriremo solo vivendo, per dirla alla Battisti. Anche Cosentino li sta aspettando.

E veniamo ora alla contesa. Cozza lo aveva detto, niente turnover e la formazione che ha vinto a Eboli è ripresentata in blocco. Il Milazzo si presenta con un abbottonato 4-5-1 e soprattutto con le caratteristiche della squadra affamata di punti che non vuole fare la vittima predestinata. I mamertini sfoggiano una maglia color argento metallizato, stile “Cugini di Campagna”, in concerto nel quartiere Fondachello la scorsa settimana. Il Catanzaro si presenta con la divisa rossa, un bel rosso, ma quel giallo sui lati (opinione personale) non attrae più di tanto. L’inizio è quasi come quello di sempre.

Gli uomini di Sasà Amura aggrediscono il centrocampo e aiutati dall’arbitro che permette una serie di falli ripetuti su Carboni cercano di conquistare la supremazia territoriale. Non ci riescono perché non appena il Catanzaro riparte si rendono conto che scoprirsi può essere pericoloso. Allora è meglio starsene dietro e difendersi in nove, lasciando il solo centravanti a infastidire i nostri difensori. Adesso viene il difficile per i nostri. Il Milazzo studia subito la pericolosità degli avversari, pressano alti su Maisto nel mezzo e lasciano più spazio a Corso che è impalpabile per tutta la partita. La stessa cosa avviene sulle due fasce. Dove agiscono Carboni e Squillace gli avversari triplicano la marcatura e lasciano scoperta la nostra zona d’attacco destra, dove Romeo, pur avendo grandi praterie davanti, non trova mai lo spunto vincente. L’errore sul finale del primo tempo su un cross dalla destra è l’emblema di una non bella giornata per il sette giallorosso.

Il goal del Catanzaro arriva ancora una volta su calcio piazzato e se pensiamo che durante il primo tempo, l’altra azione pericolosa è sempre su palla inattiva si comprendono tutte le difficoltà della manovra. Il pareggio del Milazzo nasce da un infortunio di Accursi: seconda rete subita in campionato, secondo regalo agli avversari. Il fatto che l’errore arrivi dal più esperto difensore dei giallorossi ci fa arrabbiare ma non è questo il vero problema della difesa. Il pareggio sul finale non ci voleva e scombussola molto i piani di Cozza.

La ripresa inizia senza Romeo e con Esposito che va a fare la punta, mentre Bruzzese si sposta a destra a fare il quarto di centrocampo. Qui nascono gli altri problemi. Il tecnico del Milazzo è bravo a piazzare su quella fascia un esterno sinistro offensivo e quando i siciliani ripartono da quella parte, rischiano di segnare. Cozza se ne accorge e corre ai ripari; sposta Mariotti al posto di Bruzzese e inserisce Narducci al posto di Carboni. Togliere Carboni forse non è stato il massimo, ma probabilmente i falli che aveva subito durante tutta la partita e l’arbitro troppo permissivo con gli avversari lo avevano innervosito.

Il problema delle giocate offensive però rimane. Senza il piccolo sardo bisogna giocare velocemente la palla ma questo non avviene. Masini aspetta la verticalizzazione giusta che mai arriva, Esposito parte da lontano e Bruzzese torna a fare l’attaccante ma gli spazi si riducono sempre di più. Maisto non brilla, ma deve correre tanto prendendosi la palla dalla difesa che rimane troppo dietro e non sale a dovere. Malgrado tutto il centrocampista napoletano è l’unico che tenta qualche giocata e anche il tiro da fuori. Avrà anche commesso errori d’impostazione ma contrastare e impostare contemporaneamente non è facile per nessuno. La partita non si sblocca, ci rendiamo pericolosi ancora su calcio piazzato, poi qualche azione ma nulla di che.

E’ 1-1 il giusto risultato finale. Il Milazzo ha fatto la sua partita per come ci si aspettava e il Catanzaro ha confermato che ha qualche problema, com’è normale che sia per una squadra fatta da tanti giovani e ancora inesperta. Quando parliamo del Catanzaro di Ciccio Cozza bisogna però fare alcune annotazioni tecniche. Non bisogna attribuire colpe specifiche alle prestazioni dei singoli perché il Catanzaro mai come quest’anno esprime un gioco di squadra e tutti i reparti devono girare a regime. La differenza delle ultime due stagioni (l’ultima non la contiamo) è che quel Catanzaro aveva dei solisti, cioè alcuni calciatori capaci di sbloccare partite come quelle di oggi. Ricordiamo ad esempio il Caputo del Catanzaro di Provenza e in parte di Auteri e lo stesso Longoni, che più volte con i loro numeri hanno tolto le castagne del fuoco.

La difesa guidata da Accursi (l’errore può capitare) nei rilanci degli avversari deve giocare d’anticipo e fare ripartire immediatamente l’azione. Oggi tante volte si è preferito alleggerire su Mengoni o si è consentito alla loro punta di prendere palla. Ripartendo da troppo dietro gli avversari avevano tutto il tempo per sistemarsi e i loro centrali difensivi hanno giganteggiato. Maisto nel mezzo non può fare tutto. Quando è entrato in partita, ha lottato ma al momento del lancio o della verticalizzazione illuminante mancava di lucidità. L’ammonizione subita per recuperare una palla persa racchiude quanto appena detto. Corso è un giovane su cui bisogna puntare ma occorre lanciarlo con raziocinio senza caricarlo di responsabilità eccessive. Ha avuto molta libertà, ma è stato impreciso quando poteva mandare in porta gli attaccanti.

Davanti non ci sono arieti: le nostre punte si muovono tantissimo, giocano spesso vicine ma sotto porta difficilmente le trovi se non nei calci piazzati. Nessuno ha il fiuto del goal come caratteristica principale e allora in questi casi è necessario che il gioco si allarghi sulle fasce per accerchiare le difese granitiche come quella del Milazzo. Spesso ci si è intestarditi nell’azione al centro creando un ingorgo di uomini (da fare invidia a Corso Mazzini riaperto alle auto) che s’infilavano in un imbuto. A destra gioca Romeo bravo nella copertura. Ma se in trasferta è giusto pure coprirsi, in casa bisogna offendere. Nel primo tempo un’ala discreta sarebbe arrivata in porta o sul fondo con facilità, probabilmente il ragazzo non ha queste caratteristiche. A sinistra Carboni e Squillace ormai sono stati “scoperti” e l’intasamento di oggi nella loro zona di competenza ne è la conferma.

Mercoledì si andrà a Fano, il Catanzaro non è una squadra ammazza-campionato e questo lo sapevamo già. Siamo ancora agli inizi e i valori come ben sappiamo usciranno con il tempo. Un pareggio in casa non è una tragedia, anzi proprio da queste partite spesso si trova la forza per correggersi e ripartire. Magari già da mercoledì, pensando agli applausi di oggi sotto la curva a fine partita.

Forza Aquile.

SF

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Redazione

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