Costi del’auto-amministrazione: in cinque principi la proposta di Fli Calabria

ll 26 luglio è stato pubblicato, com'è noto, sulla «Gazzetta Ufficiale» il Dlgs 118/2011, sull'armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, Province e Comuni. Nonostante lo scarso successo «mediatico», il provvedimento modificherà in modo sostanziale i bilanci di Regioni, Province e Comuni, già dal 2012 per coloro che si candideranno per l'attuazione della fase sperimentale prevista dall' articolo 36.  Dal recente ed ulteriore decreto legge  anticrisi del 12 agosto 2011 abbiamo capito, ancor di più, che i nostri Comuni si troveranno con meno soldi in cassa.  Futuro e Libertà si fa portavoce di una nuova prospettiva: aiutare i cittadini a comprendere e valutare le scelte della propria amministrazione. Muoviamo verso l’amministrazione 2.0, eppure alcuni Comuni rispondono: “grazie, ma la trasparenza non ci interessa”, mentre l'auto-amministrazione si attesta al primo posto nelle voci di spesa corrente, con valore medio del 27%.  In Italia sono stati pubblicati i risultati di uno studio di comparazione tra i 23 Comuni che hanno accettato la sfida della trasparenza. Dallo studio , da noi analizzato, è rimasta fuori solo la Calabria  (escludendo la Valle d’Aosta con regole contabili proprie e non comparabili) e sapete perché? Perché sia il Comune di Reggio Calabria che quello di Catanzaro, nell'anno 2009, si sono detti indisponibili. Decisamente poco rassicuranti, riteniamo, i dati sui costi dell’auto-amministrazione, se si pensa che rappresentano la maggiore voce tra le spese correnti dei Comuni. Nel presentare i dati, si raffronta il dato maggiormente virtuoso di Venezia, che per una spesa di 100 euro destina 20 alla gestione della propria macchina amministrativa e 80 ai servizi per i cittadini, a quello di Palermo che, all’estremo opposto, utilizza 40 euro per la burocrazia e 60 per i servizi al cittadino. Sarebbe interessante sapere ogni 100 euro quanto i Comuni di Reggio Calabria e di Catanzaro destinano alla propria macchina amministrativa e quanto ai servizi per i cittadini. Su questo dato si dovrebbe misurare, poi , il merito e la bravura degli amministratori eletti.  I curatori dello interessantissimo studio sostengono che nei Comuni analizzati hanno individuato 703 milioni di risparmi potenziali, attuabili se venissero da tutti applicate le stesse pratiche dei più virtuosi, arrivando a un risparmio complessivo del 20% sui costi di auto-amministrazione. Se questa situazione venisse confermata anche per gli altri Comuni d’Italia  potremo trovarci con risparmi possibili pari a oltre 3 miliardi solo nelle spese di amministrazione dei Comuni. Prendiamo, ad esempio, le dichiarazioni programmatiche del  22 luglio 2011 del Sindaco della città capoluogo di regione della Calabria (l'On.Le Michele TRAVERSA), nel capitolo riguardante il taglio ai trasferimenti, ha ricordato che per l'anno 2011 sono venuti meno 3,6 milioni di euro a cui si sommeranno altri 2 milioni nel 2012, riconoscendo che la situazione è seria e che richiede scelte non facili e non rinviabii. Sarebbe utile e significativo, in attuazione di alcuni principi indicati dall'U.E. tra cui spiccano quelli di veridicità, competenza economica e finanziaria che qualche Comune calabrese (magari proprio quelli di Reggio Calabria e di Catanzaro che nel 2009 si resero "indisponibili" allo studio ricordato e che non hanno consentito di rilevare dati per la regione Calabria) si candidasse per l'attuazione della fase sperimentale prevista dall'art. 36.  Visto i recenti ulteriori tagli del decreto legge c.d. "anticrisi" del 12 agosto 2011, noi  lanciamo, quindi, un appello immediato agli amministratori calabresi affinché accettino realmente la sfida della trasparenza (realizzando concretamente il c.d. palazzo di vetro della P.A.), adottando il modello di bilancio comunale elaborato con le principali aziende internazionali di consulenza, a partire dallo studio delle migliori pratiche internazionali. Cinque in sintesi, i principi proposti: 1)  rendere conto delle spese e dei risultati della gestione rispetto agli obiettivi dell’azione di governo; 2) prevedere una sezione introduttiva di sintesi e una parte di dettaglio per programma-servizio; 3) corredare il testo di schede e tabelle quantitative; 4) redigere il documento secondo i principi contabili internazionali e nazionali per l’Amministrazione pubblica; 5) renderlo disponibile su internet e in lingua inglese. Dobbiamo prendere atto che di soldi in cassa ne arriveranno sempre di meno (dai trasferimenti statali) e ciò ci impone di studiare e percorrere strade alternative (anche ad es. attraverso  l'Associazionismo intercomunale) al fine di non ridurre la quota destinata ai servizi per i  cittadini. Se la Politica con i suoi amministratori  saprà reagire concretamente alla crisi in atto, al fine di non trasformarla in vera e propria depressione economica, avrà il merito di aver creato quella  nuova classe dirigente per la Calabria. Futuro e Libertà, anche laddove non ha responsabilità diretta di governo, non farà mai mancare il suo contributo attraverso  idee e proposte per il bene dei cittadini e per la quota di servizi che ad ognuno và riconosciuta. Vorremmo che per le prossime elezioni amministrative i cittadini calabresi, di ogni comune, potessero valutare l'operato degli amministratori attraverso l'analisi dei costi sull'auto-amministrazione (per ogni 100 euro quanto è stato destinato ai servizi per i cittadini) e non sul "libro dei sogni" e sulla solita demagogia. Ciò rappresenterebbe, a nostro avviso, un importante indice di crescita e di adeguamento ai parametri voluti dall'U.E. che oggi non sono più "consigliati” ma giustamente imposti e che devono essere visti come una occasione di crescita e di reale sviluppo e non come una dannosa imposizione. "Si sa che l'idiota in politica, come ha scritto Lynda DEMATTEO in una recentissima pubblicazione, è una figura vincente che da un quarto di secolo occupa la scena pubblica italiana". I politici - amministratori del recente passato, responsabili delle scellerate scelte economiche del nostro Paese, non erano idioti. Facevano gli idioti, cosa ben diversa! L'uso della parola "idiota" impone qualche precisazione. Idiota, in senso etimologico, significa "uomo del luogo". Idiota è dunque il soggetto votato alla più irriducibile autoctonia e al ripiego identitario. Potremmo dire, diversamente, la classica "politica miope" che non vede oltre il proprio naso! Di fronte alla nostra idiozia possiamo adottare due atteggiamenti: possiamo ridurla mostrando empatia nei confronti degli altri (U.E.), oppure possiamo "fare gli idioti", chiudendoci in noi stessi, contro tutti (la globalizzazione; l'introduzione dell'euro; gli speculatori; la Cina ecc.) e contro qualsiasi sollecitazione proveniente dall'esterno (la famosa lettera dell'U.E. e della sua Banca Centrale). La politica di oggi, e per essa la sua classe dirigente, deve scegliere il concetto di idiozia e la situazione che viviamo quotidianamente lo impone in tempi rapidi e richiede scelte non più rinviabili.

Autore

Salvatore Ferragina

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