I Nomadi conquistano Gagliano

Due ore e mezzo di concerto per la band emiliana per la solita festa popolare

Per le viuzze del borgo vecchio di Gagliano, salgono i fumi delle griglie e gli odori del morzello. Suonano i Nomadi e, come accade ormai da quasi mezzo secolo, è una festa popolare. Un popolo, quello nomade, assolutamente variegato che si è dato appuntamento in questo quartiere estremo di Catanzaro, sospeso tra i colli del capoluogo e la strada verso Gimigliano. Nel pomeriggio l’anteprima con una partita di calcetto: i Nomadi sfidano (ed escono con le ossa rotte) i Vigili del Fuoco di Vibo Valentia. Poi via verso la cena che precede il concerto.

Intanto Materdomini già dalle sette di sera è invasa da una lunga processione di auto che sale pazientemente verso Gagliano, verso la piazza suggestiva a terrazze, gremita già un’ora prima del concerto, che permette a tutti di godere dello spettacolo.

Sono passate da poco le 10 di sera quando Beppe Carletti, leader nomade, guida i cinque compagni nel solito percorso musicale lungo 48 anni, ferito solo dalla scomparsa di due componenti storici della band: il frontman più amato, Augusto Daolio, e il bassista Dante Pergreffi. Al loro posto, ormai da tanti anni, le due voci, Danilo Sacco e Massimo Vecchi, si integrano alla perfezione riproponendo alcuni pezzi storici che fanno cantare tutta la piazza.

Ho difeso il mio amore, Gli aironi neri, Il vecchio e il bambino, Il fiore nero, Ma che film la vita (testamento spirituale di Augusto) si alternano con brani del recente passato, già mandate a memoria dai fans: Io voglio vivere, Sangue al cuore, Lo specchio ti riflette, L’ultima salita (con dedica a Marco Pantani), fino alla recentissima Toccami il cuore (dall’ultimo album Cuore vivo, autoprodotto dalla band, che segna l’ennesima svolta nella storia dei Nomadi).

In mezzo i tanti bigliettini e regali recapitati dalla gente sul palco, i soliti messaggi di solidarietà che accompagnano i concerti, alcuni pezzi del periodo post-Augusto riarrangiati con nuove suggestioni: Il vento del nord, L’eredità e  La coerenza su tutte. Ma anche canzoni poco note di un passato che i Nomadi amano rispolverare, re-incise nell’ultimo album: Noi, Un figlio dei fiori non pensa al domani, Isola ideale.

Gli accordi graffiati dalla chitarra di Cico Falzone, i colpi di batteria di Daniele Campani e il dolce violino di Sergio Reggioli fanno scivolare il concerto verso il solito happening in crescendo di Canzone per un’amica, Dio è morto e Io vagabondo che chiudono come sempre la festa. E il popolo nomade felice sfolla, dandosi appuntamento sempre in piazza a Botricello per il 20 agosto. Altro giro, altro concerto, altra festa. Sempre Nomadi.

Ivan Pugliese

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Redazione

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