Chiesto dalla Procura il rinvio a giudizio per quattro commercialisti

False fatture nell’ambito di corsi per formazione professionale

La Procura ha chiuso il cerchio ed ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque commercialisti accusati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso ed evasione fiscale. Il provvedimento è firmato dal sostituto procuratore della Repubblica Alessia Miele, che ha seguito l’inchiesta, affidata agli uomini del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, guidato dal colonnello Fabio Cananzi, nei minimi particolari. I cinque commercialisti per cui la Procura ha chiesto il giudizio al giudice per le indagini preliminari sono Enrico Dandolo, Maurizio Scerra, Giovanni Gaetano, Antonella De Silvestris e Marco Maretta. L’udienza è stata già fissata nel mese di ottobre. Nelle scorse settimane il sostituto procuratore della Repubblica Alessia Miele nei confronti di due società coinvolte nell’inchiesta aveva chiesto e ottenuto dal gip Tiziana Macrì il sequestro preventivo di beni per oltre seicentomila euro.

Nel mirino della Procura un presunto vorticoso giro di false fatture che sarebbero state emesse per dimostrare la regolarità di diversi corsi di formazione finanziati dagli enti pubblici (Regione, Stato, Comunità Europea) ma solo in parte o per nulla effettuati, sempre secondo le accuse, che avrebbero dovuto pure portare a fine corso all’assunzione degli allievi più meritevoli per un minimo di tre anni. I commercialisti, in qualità di docenti, avrebbero attestato nel registro delle presenze dei corsi più ore rispetto a quelle effettivamente svolte. Al punto che alcuni allievi avrebbero dichiarato ai finanzieri di non aver mai visto i docenti, negando che quelle firme apposte sui registri fossero realmente le loro.

Ma c’è dell’altro. Dandolo e Maretta, sempre secondo le accuse, avrebbero inserito nella contabilità di due società (di cui erano i legali rappresentanti) fatture per operazioni inesistenti che sarebbero servite per dimostrare la realizzazione di investimenti ammessi al contributo relativo ai corsi di formazione professionale realizzati nell’ambito del Programma Operativo Regionale (Por) Calabria 200/2006 e della legge 488. Un sistema analogo sarebbe stato messo in atto da altre due società, in questo caso rappresentate da Scerra e Di Silvestro, che, come accennato, si sarebbero impegnate ad assumere entro sessanta giorni dalla fine dei corsi gli allievi che sarebbero risultati più meritevoli, acquisendo in questo modo una maggiore possibilità di aggiudicarsi i finanziamenti, visto il maggiore punteggio che in questo modo avrebbero avuto nella graduatoria. Un impegno, però, che non sarebbe mai stato onorato. O meglio. Gran parte degli allievi, per come avrebbero accertato i finanzieri, sarebbero stati realmente assunti per poi essere licenziati prima della scadenza del contratto imposto dalla convenzione stipulata con la Regione Calabria. A tutto ciò bisogna aggiungere la presunta evasione fiscale che sarebbe stata messa in atto, sempre secondo le accuse, grazie alle presunte false fatture emesse dal 2000 e soggette ad ammortamento.

Un’inchiesta che il pm Alessia Miele ha portato a compimento con la conclusione delle indagini nel mese di maggio e, ora, dopo i termini previsti per legge concessi agli indagati per presentare memorie difensive o essere interrogati, la richiesta di rinvio a giudizio. Spetterà ora al giudice per le udienze preliminari valutare le prove dell’accusa e le tesi della difesa.

Giuseppe Mercurio (Gazzetta del Sud)

Autore

Salvatore Ferragina

Scrivi un commento