Intervistiamo

Traversa interviene sulla sanità

 

“Prima o poi i nodi devono venire al pettine. E così è stato anche per la complessa problematica della definizione dell’offerta ospedaliera pubblica nel territorio di Catanzaro.

Il comunicato stampa della Giunta regionale stilato all’esito dell’ultimo Tavolo Massicci non lascia spazio ad interpretazioni: tutti e tre i perni su cui si fonda l’ospedalità pubblica nel comprensorio di Catanzaro versano in  una situazione di grave difficoltà.

La Fondazione Campanella, che vive in uno stato di precarietà – andando avanti di proroga in proroga –, attende di conoscere i propri destini e, con essa, attende un gran numero di professionisti, la cui unica colpa è quella di essersi spesi con abnegazione in una scommessa che avrebbe dovuto segnare un’autentica conquista della sanità calabrese e che invece rischia di tramutarsi in un’atroce beffa.

Il Policlinico universitario si trova bloccato nella sua crescita dall’attribuzione, nel Piano di rientro, di poco più di 100 posti letto “normalizzati”, quando invece l’attuale struttura è stata progettata e realizzata per ospitarne circa 450.

Per ultimo, sul nuovo ospedale che dovrà sostituire l’attuale presidio del Pugliese (giudicato irrecuperabile dalla commissione di eminenti tecnici nominati dall’allora Assessore alla sanità Luzzo, dopo che la Procura della Repubblica ne aveva disposto il sequestro giudiziario) è stata segnalata la criticità dovuta al possibile sforamento del rapporto ottimale tra posti letto e popolazione residente.

Bisogna riflettere oggi su queste che rappresentano ben più che semplici avvisaglie, se non si vuole domani esserne travolti.

E soprattutto occorre che sia fatta chiarezza, da parte dei soggetti istituzionali coinvolti, su quali siano i reali proponimenti rispetto al futuro di questi importanti poli sanitari.

Non con semplici dichiarazioni d’intento, ma con determinazioni e atti utili ed efficaci.  

La città di Catanzaro non può permettersi il lusso di perdere l’opportunità di realizzare nel proprio territorio un nuovo ospedale altamente specializzato, che svolga le funzioni di hub per tutto il Centro-Regione.

Di questa infrastruttura, decisiva per l’ammodernamento della rete ospedaliera calabrese, del resto, si è fatto garante il presidente Scopelliti già in campagna elettorale, nella sua duplice qualità di Commissario delegato di Protezione civile e di Commissario per il Piano di rientro.

Attendiamo di conoscere le determinazioni del RUP, una volta che queste saranno assunte, al fine di consentire anche all’ospedale di Catanzaro di guadagnare il tempo perduto sotto la precedente gestione regionale e di mettersi al passo con gli altri tre interventi, per la realizzazione degli ospedali della Sibaritide, di Vibo Valentia e della Piana di Gioia Tauro, che si trovano ormai nella fase della gara.

Attorno al nuovo ospedale, per il quale risultano disponibili e spendibili risorse statali e regionali per circa 140 milioni di euro, va dunque costruita la sanità cittadina e provinciale.

Il nuovo ospedale deve anzitutto porsi in posizione di integrazione strutturale, o quantomeno funzionale,  nell’ottica di un rapporto di piena complementarietà con le due realtà esistenti nel panorama sanitario cittadino: il Policlinico universitario e la Fondazione Campanella.

La messa in comune di servizi, spazi e di apparecchiature, ma prim’ancora di professionalità, dovrà condurre sì ai tanti agognati obiettivi di risparmio di risorse e di eliminazione degli sprechi e delle duplicazioni, ma soprattutto dovrà segnare il miglioramento del livello di prestazioni rese alla collettività.

Senza integrazione, viene meno l’opportunità di realizzare la nuova struttura. Fino ad oggi, su questo tema, i rapporti tra Regione e Università non sono stati chiariti e definiti.

Per questo confido nella lungimiranza, oltre che degli amministratori regionali, anche e particolarmente del management sia universitario che ospedaliero, che dovrà essere opportunamente stimolato dal presidente Scopelliti. Tutto questo, ovviamente, avvalendosi della preziosa collaborazione della Regione Lombardia, che, a quanto pare, ha ben saputo indirizzare la Regione nelle scelte tecniche relative agli altri tre ospedali.

E’ indispensabile, soprattutto, l’integrazione funzionale con il Polo oncologico, che la progettazione del nuovo ospedale dovrà tenere presente. In quest’ottica, le due realtà esistenti (quella del Ciaccio e quella del Campus di Germaneto), ciascuna egregia nel suo campo di attività, devono tra di loro comunicare il più possibile.

Il Ciaccio e il Campus di Germaneto devono diventare parte di un unico sistema di eccellenza, a servizio dell’intera Regione, che poggia le sue fondamento sul pubblico. Se ciò debba passare attraverso la creazione di Dipartimenti integrati o di una nuova struttura, di natura rigorosamente pubblica, che costituisca il superamento e la sublimazione di entrambe, od attraverso altre vie, è valutazione che spetta ai tecnici, che devono lavorare in fretta. 

Nell’ottica della creazione di un Polo oncologico di eccellenza di carattere regionale, occorre innanzitutto ridisegnare il ruolo della Fondazione Campanella, che dovrà ritrovare la congruità con la sua mission originaria. La “Campanella” dovrà essere una struttura di carattere pubblico, rimodulata nell’offerta di posti letto, che potranno essere ridotti a 60, ma tutti riferibili a patologie tumorali, anche nell’ottica dell’ambizioso obiettivo della trasformazione in Irccs. I posti letto di questa struttura oncologica di riferimento per l’intero territorio regionale, andranno scorporati dal computo provinciale, per evitare una evidente alterazione del rapporto tra posti letto e popolazione residente. Quando si sia programmato tutto questo, ritengo che sarà più agevole dare anche risposta alla problematica relativa alla salvaguardia delle professionalità assunte in regime di diritto privato dalla Fondazione Campanella, che potranno transitare nella nuova struttura, nell’ambito di apposite sperimentazioni gestionali pubblico-privato, consentite dalla legge vigente.

Deve essere però la politica a decidere, e a saper poi difendere le proprie scelte in tutte le sedi.

Il primo banco di prova sarà l’approvazione da parte del Consiglio regionale di una legge che preveda la trasformazione della Fondazione in un istituto di diritto pubblico, la riduzione dei posti letto e la rimodulazione dei reparti, una norma che salvaguardi il personale.

Occorrerà infine risolvere le problematiche che investono importanti strutture sanitarie private – come il Sant’Anna Hospital, Villa Serena, Fondazione Betania – che rappresentano dei poli di eccellenza nel sistema regionale che vanno senza dubbio salvaguardati.

Attenzione, però. Il disegno di rilancio della sanità catanzarese – che molti potranno anche ritenere utopistico – prevede una invariante: e cioè che i finanziamenti per il nuovo ospedale di Catanzaro non vengano persi e che, quindi, l’opera venga al più presto realizzata. Senza di ciò, è evidente che nulla di quanto sopra sarebbe in grado di tenersi da solo”.

 

Autore

Salvatore Ferragina

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