Il fisco e la giungla dei rincari: 647 euro in più a testa in 5 anni

 

La riforma del fisco che ridurrà a tre le aliquote (20%, 30% e 40%) è affidata ai tempi lunghi del disegno di legge delega (tre anni dall’approvazione del ddl) mentre tasse e imposte stanno aumentando e aumenteranno nei prossimi anni per effetto della manovra (il taglio del 5% delle agevolazioni dal 2013 e del 20% dal 2014) e del federalismo. Proprio ieri la giunta Pisapia ha deciso di introdurre a Milano, che finora non l’aveva, l’addizionale Irpef: si pagherà lo 0,2% già da quest’anno ma con l’esenzione fino a 26 mila euro di reddito. Tra Patto per la salute, attuazione dei decreti del federalismo fiscale, senza contare i ticket sanitari aggiuntivi, quest’anno, per circa 14 milioni di contribuenti, cioè uno su tre, ci sarà un rialzo consistente del prelievo, con forti differenze sul territorio. Il fisco a macchia di leopardo penalizza infatti sopratutto gli abitanti delle cinque Regioni dove è scattato l’aumento dell’Irpef a causa dell’extradeficit sanitario, che sono Lazio, Molise, Campania, Puglia e Calabria. Ma anche quelli dei 179 Comuni che hanno deliberato l’incremento dell’addizionale Irpef. Già da quest’anno, infatti, sono possibili aumenti delle aliquote comunali se queste sono sotto lo 0,4%, mentre a partire dal 2013 i ritocchi sono liberi fino al tetto dello 0,8%. Allo stesso tempo le addizionali regionali Irpef potranno salire fino al 2% nel 2014 e al 3% dal 2015. Ma questi limiti potranno essere superati di 0,3 punti nelle Regioni col buco nei conti della sanità, come già accade ora.

 

UN SALASSO PER I ROMANI – Sono 62 i Comuni che hanno messo per la prima volta quest’anno il balzello Irpef, tra cui Venezia (0,19% fino a 55mila euro, 0,2% sopra), Brescia (0,2%) e appunto Milano, mentre i restanti 117 hanno aumentato l’imposta per problemi di bilancio, con il massimo raggiunto a Roma, dove l’addizionale è passata dallo 0,5% del 2010 allo 0,9% del 2011. Un vero salasso per ogni contribuente della Capitale che dovrà versare in media 119 euro in più nelle casse del Campidoglio, ai quali si aggiungono 71 euro in più di Irpef regionale, per un totale di 190 euro aggiuntivi a testa rispetto al 2010. Oggi sono in tutto 6.199 i municipi che applicano l’addizionale Irpef, per un gettito di oltre 2,9 miliardi (94 euro per ciascun contribuente), il 5,3% in più rispetto all’anno scorso.

IRPEF, MA NON SOLO – Colpiti pure i cittadini delle 36 Province che hanno deciso di maggiorare l’imposta sull’assicurazione Rc auto, anche questa una facoltà prevista dal federalismo. L’aliquota sul servizio sanitario applicata al premio assicurativo, finora fissata al 12,5%, può infatti salire di 3 punti e mezzo, fino al 16%, sempre in base a uno dei decreti del federalismo fiscale. Trentuno Province hanno già sfruttato questa possibilità interamente. Tra le 36 che hanno comunque aumentato l’aliquota, che con incassi pari a 1,8 miliardi rappresenta il 41% delle entrate proprie, anche 7 capoluoghi: Milano (16%), Venezia (16%), Bologna (16%), Ancona (15,5%), Perugia (16%), L’Aquila (15,5%) e Catanzaro (15%), per rincari medi di circa 45 euro ad assicurato. Questi dati, commenta Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil che dirige l’osservatorio del sindacato che sforna periodicamente un monitoraggio del fisco locale completo e preciso, «sono solo l’antipasto di quanto potrà succedere quando il federalismo fiscale entrerà a regime, in particolare dal 2013, quando tra l’altro si faranno sentire i tagli a Regioni e Province previsti dalla recente manovra», che prevede anche la riduzione del 20% delle detrazioni e deduzioni fiscali, con un appesantimento del prelievo che non risparmierà neppure la prima casa. Senza contare, infine, i continui aumenti delle tariffe dell’acqua e dei rifiuti che, come ha calcolato la Cgia di Mestre elaborando i dati Istat, sono quelle che negli ultimi dieci anni sono aumentate di più: +55,3% l’acqua potabile, più 54% la Tarsu o Tia.

ADDIZIONALI IRPEF: +126% – Alla fine, calcola ancora l’osservatorio Uil, se tutti i Comuni e le Regioni utilizzeranno la leva fiscale fino al massimo consentito dai decreti attuativi del federalismo, un lavoratore con un reddito imponibile di 30 mila euro annui (uno stipendio di circa 1.600 euro), si ritroverà a pagare in media nel 2015, 647 euro in più rispetto a quanto ha pagato per queste due voci nel 2010: 1.158 euro contro 511, il 126,6% di aumento. In particolare, l’addizionale Irpef regionale, passerà da 364 euro medi nel 2010 a 917 nel 2015 (con un rincaro di 553 euro) mentre quella comunale da 147 a 241 (94 euro in più). Il rincaro è già cominciato quest’anno, con le due addizionali considerate insieme che passano da 511 euro in media a 532 euro. Ma l’accelerazione ci sarà dal 2013 con l’entrata a regime dei decreti, che porterà il prelievo addizionale Irpef (comunale e regionale) sui redditi da 30 mila euro a 678 euro e poi a 858 euro nel 2014 e a 1158 euro appunto nel 2015. Ogni Regione e Comune segue le sue regole per le addizionali. Si va da situazioni dove il fisco usa la mano leggera, come a Milano dove fino a ieri non c’era l’addizionale comunale, e quella regionale va dallo 0,9% all’1,4% secondo gli scaglioni di reddito, a situazioni dove il prelievo è molto pesante: oltre a Roma, Napoli, Campobasso e Catanzaro, dove l’aliquota regionale dell’1,7% colpisce tutti i redditi. Di conseguenza anche gli aumenti medi nel quinquennio saranno diversi. Sempre prendendo i 30 mila euro di reddito, si pagheranno per le addizionali 480 euro in più a Campobasso, passando dai 750 euro del 2010 ai 1.230 del 2015, fino a 870 euro in più a Venezia, rispetto ai 270 euro versati nel 2010. Il fisco locale, sottolinea Loy, colpirà maggiormente lavoratori e dipendenti nelle Regioni e nei Comuni dove non sono previste deduzioni, detrazioni e fasce d’esenzione.

Enrico Marro

(CORRIERE.IT)

Autore

Salvatore Ferragina

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