CNC: quale logica governa le scelte per la Cardiochirurgia calabrese?

Quasi un anno fa lanciammo il grido d’allarme per la Cardiochirurgia catanzarese, prefigurando un grave danno all’intera comunità calabrese qualora si fosse messa mano a tagli e traslochi. La nostra preoccupazione in particolare era ed è legata a qualche eventuale disegno atto ad indebolire quello che, ad oggi, si rappresenta come un potenziale HUB cardiochirurgico presente nel capoluogo di regione, considerando le strutture del Sant’Anna Hospital e del Policlinico Universitario, a cui si aggiunge la competenza del presidio Pugliese.

Quel nostro grido d’allarme evidentemente non era infondato se, proprio in queste ore, l’argomento è tornato prepotentemente alla ribalta tanto da indurre addirittura un assessore regionale, il dottor Piero Aiello, ad esprimere “forte preoccupazione” per la paventata riduzione delle prestazioni di alta specialità del cuore. L’assessore Aiello lamenta il rischio di ritrovarci, a breve, a vivere nel paradosso di non riuscire a gestire il rischio vita per la mancata presa in carico dei pazienti laddove – e proprio qua sta il paradosso – l’alto grado di specializzazione raggiunto nelle tecniche cardiochirurgiche a Catanzaro rappresenta una garanzia per i cardiopatici calabresi.

A questo punto, se queste notizie allarmanti fossero confermate, per la Calabria significherebbe tornare indietro di molti anni quando anche per una semplice coronarografia bisognava “emigrare” nelle strutture del centro-nord Italia. In questa prospettiva la situazione appare assolutamente incomprensibile e fuori da ogni logica. A meno che la logica non risieda nel malcelato disegno di depotenziare volutamente Catanzaro in modo da creare un vulnus nella regione che (guarda caso!) risulterebbe propizio per giustificare la creazione di un’altra cardiochirurgia in (guarda caso!) un’altra sede calabrese: in sintesi, è facile sospettare che scelte politico-campanilistiche danneggeranno  la salute dei cittadini calabresi. Secondo una famosa massima andreottiana  “a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”.

D’altro canto gli standard internazionali, a cui si associa quello proposto dalla SICCH (Società Italiana Chirurgia Cardiaca), contemplano servizi eccellenti offerti al paziente solo in presenza di una determinata casistica, ciò che in Calabria non sarà più garantito se la Cardiochirurgia catanzarese sarà frantumata. In altre parole: una Cardiochirurgia per la Calabria può garantire eccellenza; più Cardiochirurgie dislocate sul territorio, per quanto apparentemente comode per i singoli utenti, abbassano lo standard sul livello della mediocrità. Cos’è allora che desidera per davvero un malato?

La Regione Calabria deve semmai potenziare Catanzaro rendendolo un vero HUB Cardiochirurgico, utilizzando le strutture già esistenti e creando sinergia tra l’Università (dove occorre aprire la Terapia intensiva già esistente ma stranamente chiusa), il Pugliese, e il Sant’Anna Hospital. Chiediamo e confidiamo in un intervento perentorio del sindaco Michele Traversa. Perseguire questo progetto significa razionalizzare le risorse, garantire un risparmio pubblico e, soprattutto, aiutare efficacemente i cardiopatici calabresi.

Autore

Salvatore Ferragina

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