Intervistiamo

Arresti Catanzaro. Tangenti su trasporti in Ucraina

Avevano realizzato dei veri e propri ”caselli” doganali dove si doveva pagare il pizzo per il trasporto dei pacchi che la comunità ucraina della provincia di Catanzaro inviava in patria. E’ questo lo scenario che emerge dall’inchiesta della squadra mobile del capoluogo calabrese chiamata ‘On The Road’ che stamane ha portato all’arresto di sei persone mentre altre quattro sono ricercate. Alle persone arrestate è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catanzaro, Abigail Mellace, che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto, Giuseppe Borrelli, e del sostituto Simona Rossi. Le indagini hanno avuto inizio da alcuni mesi dopo una segnalazione anonima giunta agli agenti della squadra mobile di Catanzaro. Gli investigatori, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno scoperto una organizzazione di tipo mafiosa composta da esponenti delle cosche di Lamezia Terme e cittadini ucraini. In particolare l’organizzazione, che poteva contare sull’appoggio delle cosche lametine, faceva pagare il pizzo agli autisti che trasportavano i pacchi con generi alimentari e capi di abbigliamento che i componenti della comunità ucraina del catanzarese inviavano ai loro connazionali in patria. Mediamente per ogni viaggio gli autisti venivano costretti a pagare somme dai 100 ai 200 euro. Nei circa dieci viaggi mensili gli autisti si fermavano in due zone precise di Catanzaro e Lamezia dove i furgoni venivano ispezionati e successivamente avveniva il pagamento del pizzo. L’estorsione agli autisti dei furgoni sarebbe andato avanti da oltre sei anni. I componenti dell’organizzazione, secondo gli investigatori, avrebbero anche fornito documenti falsi romeni agli ucraini che intendevano entrare in Italia. Nel corso degli anni il gruppo si sarebbe occupato anche di un traffico di armi e dello sfruttamento di una donna ucraina che era costretta a prostituirsi. Per evitare che gli investigatori potessero intercettare le conversazioni i componenti del gruppo si facevano consegnare dal titolare di una agenzia di pompe funebri delle schede telefoniche intestate a persone decedute.

Autore

Salvatore Ferragina

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