Spot dei Bronzi: al coro delle polemiche si aggiunge Stella. Ma non sarà troppo?

Il Corriere della sera di oggi (leggi qui), pubblica un pezzo di Gian Antonio Stella dal titolo “I Bronzi di Riace trasformati in bulli“.  

Stella scrive del nuovo spot commissionato dalla Regione Calabria e delle polemiche che sembra aver suscitato ancor prima di essere trasmesso – a mo’ di bombardamento – sulle reti televisive nazionali in previsione della stagione estiva. Tutto sarebbe iniziato con una serie di commenti pubblicati dal Quotidiano della Calabria arrivato addirittura a chiedere, per bocca del suo direttore Matteo Cosenza, di bloccare la diffusione della pubblicità.

Ma in realtà il giornalista del Corriere coglie l’occasione anche per ricordare la proposta del Ministro Galan di portare in giro per l’Italia i Bronzi di Riace – causa la scarsa valorizzazione ottenuta in Calabria ed il loro status di “patrimonio nazionale”- oltre che il peggio, in pillole, della Calabria degli ultimi anni (dalla difesa folle dell’ordine degli avvocati di Catanzaro, ai record dell’ abusivismo edilizio).

Le autorevoli personalità intervistate da Stella in ogni caso confermano: quello spot viene definito “volgare” e i Bronzi dei “tamarri, con le pudenda al vento, molto simili per i tratti vagamente omoerotici ad alcuni fumetti pornografici degli anni ’70“; insomma, uno strumento in grado soltanto di danneggiare l’immagine della Calabria, nient’altro. Parola di calabresi illustri come Salvatore Settis, direttore del consiglio scientifico del Louvre di Parigi, Giuseppe Nucera, numero uno della Confindustria Calabrese e Battista Sangineto, archeologo di fama internazionale. Scopelliti si rassegni, lo spot provocherà nei potenziali turisti solo un “generale senso di sgradevolezza”, concludono.

Ma ne siamo proprio sicuri? Detto che ogni lavoro “creativo” può suscitare reazioni del tutto differenti in relazione alla sensibilità del soggetto raggiunto – e che a chi scrive per esempio, sembrava molto più volgare Gattuso con la camicia bianca aperta sul petto e il suo “ci mettiamo il cuore” – proviamo  ora ad analizzare interamente lo spot in questione.

Il video inizia con i due Bronzi che scorrono attraverso un moderno schermo touch le immagini di alcuni fra i luoghi più suggestivi della Calabria. Si parte dalla montagna e da uno splendido lago tra gli abeti della Sila. 

“E che ne dici di un po’ di montagna?” chiede uno dei venerandi Bronzi.

“Dai…al mare ci siamo sempre divertiti!” risponde l’altro mentre si passa ad una foto della costa ionica.

“Sì duemila anni! Guarda… sai che relax?” Dice ancora il primo ritornando all’immagine di un verdissimo bosco di montagna.

“Perchè, steso qui non ti rilassi?” ribatte il compagno indicando una foto della spiaggia bianca di Tropea.

“Sì così mi abbronzo” è la risposta.

I due finiscono col giocarsi la meta delle agognate vacanze in un “pari o dispari” e, dopo il messaggio “Calabria pensiero mediterraneo“, li si vede impegnati nel comico tentativo di fuggire dal museo per recarsi al mare.

Cosa c’è di tanto fastidioso in questi trenta secondi di video? Può un culo bronzeo rivelarsi più volgare di mille tette siliconate? O si tratta soltanto di uno spot realizzato puntando alla “leggerezza” che anima i pensieri del turista nazionale? E se parliamo di cultura, dobbiamo ritenere ad esempio il Dante che scrive la sua Commedia sul rotolo della carta igienica (sebbbene non si tratti di uno spot “istituzionale” me ne rendo conto) molto più profondo dei bronzi?

Decisamente più interessante sarebbe stato verificare se la Calabria ritratta nelle immagini dello spot esista ancora. Nell’ultima stagione estiva si sono contati una miriade di episodi negativi che hanno coinvolto il turismo calabrese. Dal caso dei vacanzieri intossicati in un villaggio di Isola Capo Rizzuto (liquami fognari nell’acqua), a quello del mare inquinato da escrementi umani, al fetore che da certi depuratori emanava ad ogni ora del giorno, alle navi “affondate” dalla ‘ndrangheta.

La pubblicità è sempre, in ogni caso, un po’ ingannevole. Dal big Mac gigante al gel fissante, dalla nuova Fiat alla pizza surgelata buona come fosse comprata in una pizzeria di Napoli, nulla è, nella realtà, come appare in Tv o sulle riviste patinate. Si tratta soltanto di capire se lo scarto tra realtà e pubblicità sia quantomeno accettabile. Nel nostro caso lo è?

Probabilmente ancora no, ed è su questo che la giunta Scopelliti dovrà essere giudicata, non su un video di trenta secondi. Su una cosa del genere si può discutere liberamente e amabilmente (com’è accaduto per il Dustin Hoffman testimonial delle Marche), ma avendo ben chiara la reale importanza della discussione.

Ultima nota: il costo dell’operazione, riporta ancora Stella, ammonta a due milioni e mezzo di euro. Non male per appena un mese e mezzo di lavoro (basta leggere qui tra le pagine di questo forum online). Si tratta solo di mercato, vero Presidente Scopelliti? 

Fabrizio Scarfone

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