Al S.Anna una nuova tecnica per la cardiochirurgia mini invasiva

 

A poche ore dall’apertura ufficiale del convegno internazionale sull’impianto di valvole transcatetere (TAVI), organizzato dal S.Anna Hospital e dall’Anmco, previsto per venerdì a Lamezia, il Centro di Alta Specialità del Cuore fa segnare un nuovo passo in avanti nell’introduzione di metodiche all’avanguardia.

Sono stati una lectio magistralis del prof. Mauro Rinaldi dell’università di Torino e poi un intervento in sala operatoria, al quale ha partecipato lo stesso Rinaldi, a sancire l’ulteriore avanzamento nell’applicazione delle tecniche di cardiochirurgia mini invasiva. Si tratta di un nuovo sistema di clampaggio (chiusura) dell’aorta, grazie al quale si amplia ancora di più la platea di pazienti che possono ricevere l’intervento e godere degli indiscutibili vantaggi che esso offre. La cardiochirurgia mini invasiva, com’è noto, consente un intervento al cuore senza aprire lo sterno ma attraverso un’incisione di pochi centimetri sul lato destro del torace. Il trauma chirurgico è ridotto al minimo a tutto vantaggio del malato e cioé: tempi minimi di degenza post operatoria; riduzione del rischio di complicanze respiratorie; riduzione significativa di eventuali trasfusioni dovute al sanguinamento; un danno “estetico” ridottissimo, vista la piccola cicatrice conseguente all’intervento. La mini invasiva è particolarmente indicata nel trattamento dei problemi valvolari, che possono essere curati sostituendo la valvola o ricostruendola. È l’ideale anche per chi ha già subito un intervento ma che per ragioni diverse deve essere rioperato. Si tratta di pazienti ad alto rischio poiché presentano le cosiddette “aderenze”, connessioni anomale tra i tessuti, che si hanno normalmente dopo un qualunque intervento e che rendono più complesso e pericoloso un ulteriore gesto chirurgico. Finora, le modalità di clampaggio eseguite al S.Anna sono state quella esterna, tramite un’incisione un po’ più ampia e poi il cosiddetto endo-return, che consiste nel passare attraverso l’arteria femorale un catetere che arriva in aorta ascendente e, attraverso di esso, far salire un palloncino che arrivato in aorta ascendente viene gonfiato, determinandone la chiusura. Quando però si è in presenza di arterie femorali piccole e non cannulabili, calcificazioni importanti a livello di asse iliaco femorale, tortuosità a livello vascolare o aneurismi dell’aorta addominale o di quella toracica discendente, l’endo-return è controindicato. La nuova tecnica di clampaggio introdotta al S.Anna, denominata endo-direct, supera questo ostacolo perché consente di utilizzare direttamente la cannulazione dell’aorta per il suo clampaggio, oltre che per le altre funzioni necessarie all’intervento, come la macchina cuore-polmoni e la cardioplegia per fermare il cuore durante l’operazione.

“L’ulteriore passo in avanti che abbiamo compiuto – spiega il dottor Alfonso Agnino – è cruciale non solo perché apre ad altri malati una possibilità di cura ma anche perché dà ulteriore corpo alla nostra filosofia di alta specializzazione. Le tecniche mini invasive, infatti, necessitano di una curva di apprendimento in cui niente è lasciato al caso e solo l’accumulazione progressiva dell’esperienza può portare a disporre infine di tutte le opzioni da offrire al paziente per poter scegliere la più appropriata. Siamo soddisfatti perché in poco più di un anno dall’introduzione della mini invasiva, insieme con i dottori Bruno Madaffari, anestesista e Andrea Albertini, perfusionista, l’equipe è riuscita a bruciare le tappe, non solo in termini di casi trattati, oltre settanta, ma soprattutto acquisendo quell’esperienza che ci consente oggi di applicare la tecnica di clampaggio più sofisticata e complessa”. 

Autore

Salvatore Ferragina

Scrivi un commento