Il Rompicalcio

L’ultimo treno

Gl imprenditori catanzaresi hanno un’altra occasione per riscattare anni di ignavia. Ma la politica resti fuori

Il Catanzaro è salvo! W il Catanzaro! Nel giorno di San Floriano la Corte Federale regala ai fedeli giallorossi una salvezza immeritata quanto miracolosa, retrocedendo d’ufficio il Pomezia per le mancanze nella documentazione che ne aveva garantito il ripescaggio tra i pro la scorsa estate. Finisce così con un sorriso una stagione drammatica per il calcio giallorosso, la peggiore di tutte quelle passate a marcire in C2 con società-fantasma e dirigenti “creativi”. Una stagione che ha definitivamente incrinato il rapporto tra questo finto Catanzaro e la sua gente, tra il “Ceravolo” (chiuso) e i suoi frequentatori abituali, tra quella casacca sgualcita dalle figuracce e il suo popolo.

TRA SORRISI E FALLIMENTI – Ma il sorriso, per ora, è solo apparente, al di là di alcuni toni trionfalistici assolutamente fuori luogo. Il Catanzaro non ha ancora risolto il suo vero, atavico problema: trovare una proprietà reale e seria. I tifosi giallorossi hanno reagito da tifosi. Un utente di Puntonet, Franco dalla Toscana, ha scritto ieri sera: “…offeso, oltraggiato, deriso, preso per il culo, umiliato!!!! Non ne voglio più sentire parlare di Catanzaro Calcio, ma stasera, appena ho saputo…mi nesciru du lacrimi”. Un sentimento condivisibile che accomuna la stragrande maggioranza della tifoseria giallorossa. La vergognosa retrocessione tra i dilettanti (dopo 60 anni) è stata evitata. Ma il rischio del secondo fallimento in 5 anni è molto più vicino di quanto sembri. La sentenza di ieri riapre le ali alla gente ma cambia di poco la sostanza. In un calcio semi-professionistico che si gioca sempre meno sul campo e sempre più nelle aule dei tribunali, nelle agenzie di scommesse e nelle banche.

SINERGIE, NON SINERGICHE – Il Catanzaro può regalarsi un altro mese e mezzo di speranze, quello che separa le elezioni dalla fatidica data del 30 giugno. Quando non è più tempo di chiacchiere ma di staccare assegni per rispettare i paletti, ogni anno più stretti, imposti da Macalli. E allora cosa serve per agganciare l’ultimo treno partito ieri da Roma e transitato senza fermarsi a Pomezia? Servirebbe finalmente un minimo di sinergia tra gli operatori economici della città, che si sono seduti più volte al tavolo apparecchiato dalla politica per il Catanzaro, alzandosi a fine banchetto con la pancia piena ma senza una soluzione reale per la squadra-simbolo della città.

MANCUSO VS P&P – Il primo passo, quello di Giovanni Mancuso, è piccolo e non risolve il problema, ma va nella direzione giusta. Sempre che vada in porto. Il tentativo, attraverso un’offerta vincolante d’acquisto, di rilevare il marchio dell’US è un chiaro segnale che qualcosa si sta muovendo e che il ritorno sulla scena dei responsabili del fallimento 2006 è solo una perversa fantasia di pochi. Lo ripetiamo per i lettori meno attenti. L’US Catanzaro non è nella disponibilità di Poggi e Parente: il titolo sportivo, infatti, fu assegnato all’Effeccì nell’estate del 2006; il marchio è in tribunale a disposizione di eventuali compratori e l’azienda è fallita. Ma il piccolo gesto di Mancuso è l’indice di come basterebbe poco per mettere in piedi una società forte in grado – perché no – di puntare direttamente al ripescaggio in Prima Divisione.

LE “NOTE” PROMESSE Servirebbe per esempio l’impegno del gruppo Guglielmo e di Daniele Rossi, che potrebbe magari coronare il sogno di diventare presidente. O  magari che quel Noto imprenditore catanzarese – omaggiato ieri sulle testate giornalistiche di mezza Europa per il suo glorioso onomastico – decidesse di scendere in campo per restituire ai catanzaresi un sorriso e una parte di quello che i suoi concittadini gli hanno dato. Gli servirebbe un po’ di quel coraggio che gli è sempre mancato. Per mettere a tacere quelle malelingue che, mescolando la rabbia da tifosi con la tipica ironia tagliente dei tre colli, sentenziano: “si fhicia i sordi ma u Catanzaru on voza ma su pigghia mmai…“. Del resto , Noto disse che era pronto insieme a Gatto e Speziali a coprire fino a 900.000 euro di debiti o che in alternativa avrebbe pensato a rilevare la società senza debiti ripartendo da una categoria inferiore. Ora queste condizioni ci sono: l’Effeccì è fallito, non ci sono vecchi soci e pendenze occulte di mezzo, i debiti sportivi saranno certificati dal curatore (e si avvicineranno a quella cifra). L’opportunità è ghiotta anche perché si potrebbe ripartire dai professionisti con la possibilità di chiedere il ripescaggio in Prima Divisione.

VIA LA POLITICA DAL CATANZARO Servirebbe anche un eventuale compratore esterno, una proprietà che non sia di Catanzaro e che potrebbe cogliere al volo quella che è indubbiamente un’occasione per la città, forse l’ultima. Serve soprattutto che la politica rimanga assolutamente fuori dalla partita per evitare di ripetere gli errori e i danni causati negli ultimi anni. Dalle uscite pre-elettorali di Parente ai “piani quinquennali“ di Pittelli, dall’attivismo senza risultati di Tallini alle promesse seguite da eclissi di Traversa, fino alla fallimentare politica “per” il Catanzaro – fatta di soldi pubblici e di tribunegianna – della giunta-Olivo.

IL CATANZARO È DI TUTTI Pretendiamo, come cronisti e come tifosi, che le elezioni non inquinino questo mese e mezzo con false promesse e squilli di tromba senza fondamento. Pretendiamo che nei prossimi giorni il Catanzaro non torni ad essere terreno di scontro politico a fini elettorali e di comunicati vuoti. Qualche avvisaglia c’è già stata nelle ultime settimane. Oggi la sentenza-Pomezia e l’uscita di Mancuso riaprono il dibattito. L’assessore Gatto, con un serissimo comunicato stampa, si è subito affrettato a ricordarci che «se il Catanzaro ha oggi un’altra opportunità, è solo grazie alla lungimiranza dell’Amministrazione Olivo, che con il tanto “vituperato” contributo di giugno scorso, ha consentito alla società di accedere all’iscrizione al campionato di Lega Pro». Incredibile! Speriamo che i cavalli in corsa abbiano il buon gusto di tacere e di lavorare in silenzio per la città. Faremmo volentieri a meno dei tentativi di questo o quel candidato di mettere il cappello su un’eventuale soluzione della vicenda.

Il Catanzaro è di tutti. È ancora vivo. W il Catanzaro.

 Ivan Pugliese

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