Gli ex dipendenti Phonemedia protestano all’Inps

Riceviamo e pubblichiamo

Oggi lunedì 2 maggio 2011, un determinato e disincantato gruppo di lavoratori ex-Phonemedia , da oltre un anno in cassa integrazione, ha messo in atto una forte e implacabile forma di protesta  all’Inps provinciale di Catanzaro.

Oggi è da quasi due anni che viviamo in una condizione di precarietà sociale obbligata. Dopo aver visto svanire nel nulla il nostro posto di lavoro, dopo quasi un anno senza alcuna retribuzione, dallo scorso marzo 2010 viviamo di un incostante sostegno al reddito, la cassa integrazione in deroga. Una conquista ottenuta grazie alle ostinate ed incessanti battaglie che da settembre 2009 portiamo avanti. In principio con lo scopo di far fuori la vecchia proprietà aziendale. Quella stessa che dall’oggi al domani ha lasciato gli oltre 2000 dipendenti catanzaresi, e gli oltre 7000 in tutta Italia, senza più alcuna retribuzione e nessuna plausibile spiegazione, se non la scusante (palesemente non attendibile o se non in minima parte) della crescente crisi economica mondiale. La stessa società che in poco tempo era riuscita a far perdere le tracce di sé, buttandosi alla latitanza, quando ormai la truffa perpetrata ai danni dei lavoratori e dello Stato (per gli ingenti finanziamenti pubblici di cui fu beneficiaria e che fecero parte del bottino sciacallato alla luce del sole e senza il benché minimo intralcio da parte delle istituzioni) era stata portata a termine ad arte e con grande facilità. Questo il motivo per cui a settembre 2009 la società è stata ceduta ad Omega S.p.A, di cui amministratori delegati erano i signori Massa e Liori, bancarottieri di professione, e che, come purtroppo è ormai noto a tutti, era un’azienda fantasma, di vuote scatole cinesi, il cui compito era quello di portare al fallimento facendo perdere le tracce dei veri responsabili e artefici della truffa.

In realtà l’obiettivo primario della battaglia messa in atto dai lavoratori Phonemedia accompagnati e sostenuti fin dal principio, così come anche ora, dall’unica organizzazione sindacale dimostratasi in grado di poter gestire una vertenza di siffatte dimensioni e di operare nella tutela collettiva dei lavoratori, la CGIL, era quello di far fuori la proprietà aziendale e giungere al commissariamento. La battaglia si spostò dalle strade ai tribunali e riuscimmo a far nominare un custode giudiziario, il cui compito era quello di risanare i debiti e rilanciare l’attività produttiva, trovando degli imprenditori disposti a farsene carico. Ma molto presto, analizzata la disastrosa situazione economico-finanziaria, venne fuori un’enorme debito di oltre 60 milioni di euro di debiti. Motivo per cui, nonostante l’indiscutibile competenza dell’avvocato nominato della CGIL Roberto D’atri, che prese in carico tutta la vertenza nazionale, non fu possibile trovare un escamotage per evitare il fallimento, se non appigli temporanei per allungare i tempi.

Ma ciò nonostante, il commissariamento riuscì a farci ottenere un sostegno al reddito. In quel momento ovviamente impellente poiché non percepivamo più alcuna retribuzione da quasi un anno. E fu una grande conquista anche in virtù del fatto che nel settore call center non è previsto per legge, ma con grande fatica ed altrettante lunghe ed estenuanti lotte si riuscì ad ottenere la cassa integrazione in deroga ministeriale.

La cassa integrazione in deroga ministeriale è un sostegno al reddito concesso ai lavoratori di aziende in crisi in cui le competenze sono al 70% a carico dello Stato e al 30% a carico della regione. Il primo accordo di Cigd  fu firmato al ministero di Roma il 29 marzo 2010 con la durata di un anno. Già lì per far sì che l’accordo si concretizzasse in materia (soldi) fu molto problematico: poiché l’azienda esisteva oramai solo sulla carta, tutta l’organizzazione ed espletamento del procedimento burocratico relativo e preventivo alla materiale erogazione della cassa integrazione fu preso incarico obbligatamente da enti non competenti al riguardo, tra cui le O.O.S.S. con l’aiuto dei lavoratori stessi, l’Inps e l’ufficio per l’impiego. Questa parte del procedimento normalmente compete all’azienda, e doversi sostituire ad essa, in una vertenza che vedeva coinvolti oltre 7000 lavoratori in Italia e 2000 solo a Catanzaro, comportò consistenti complicazioni, che si tradussero per noi lavoratori in ulteriori ed estenuanti ritardi. Infatti già l’anno scorso riuscimmo a percepire le prime mensilità di cassa integrazione a luglio 2010, dopo mesi e mesi di ulteriori ed massacranti attese. Di certo fu molto apprezzato il lavoro superfluo di cui si fecero carico enti e organizzazioni a cui non spettava, ma nello stesso tempo,  dopo oltre un anno di mancata retribuzione nei nostri confronti, ulteriore attesa è stata per noi isopportabile.

A luglio scorso, ad ogni modo, riuscimmo a ricevere i primi pagamenti, ovviamente con arretrati allegati. Ma anche una volta partito questo tanto atteso e agognato sostegno al reddito continuò il nostro calvario. Nel corso di questo anno è capitato diverse volte che i pagamenti venissero sospesi e/o ritardati x vari ed eventuali intoppi burocratici. Per esempio a gennaio scorso si paventò una sospensione delle erogazioni poiché mancava ancora il decreto di concessione per l’azienda Multivoice, nonostante l’accordo fosse stato firmato a Marzo dell’anno precedente. Si paventò nuovamente un blocco poiché saltò fuori che gli elenchi dei lavoratori aventi diritto (che dovrebbe aggiornarsi di mese in mese dato che la posizione lavorativa dei lavoratori può cambiare, e di conseguenza potrebbe venir meno il diritto a ricevere il sostegno al reddito) non era realmente attendibile e che quindi per svariato tempo vennero pagati lavoratori che in realtà avevano perso il diritto in quanto avevano trovato altro lavoro o gli era scaduto il contratto. E aver pagato lavoratori non aventi diritto, per logica matematica, comporta ovviamente la perdita di fondi per gli aventi diritto. Per questo motivo infatti sono state inviate oltre 300 comunicazioni per la restituzione delle somme ricevute irregolarmente, richieste ed imposte a loro volta dalla corte dei conti alla stessa Inps.

Oggi, terminato il primo ciclo di Cigd lo scorso 17 marzo per i lavoratori facenti parte del gruppo Multivoice ed il 19 marzo per i lavoratori facenti parte del gruppo Wccr (entrambe componenti del circuito Phonemedia Catanzarese), e già stato firmato l’accordo di rinnovo lo scorso 3 marzo al ministero di Roma. Quel giorno al tavolo di concertazione alla presenza delle O.O.S.S., del Ministero, e delle varie regioni coinvolte, tra cui ovviamente la Calabria, per la nostra sola regione l’accordo ha previsto il rinnovo della cassa integrazione in deroga fino al 31/12/2011. Per tutte le altre regioni, tra cui la Puglia, la Sicilia, il Piemonte, la Lombardia e l’Emilia Romagna, l’accordo di rinnovo è stato prorogato fino al giugno 2011. La regione Calabria, presente in quel tavolo nella persona di Antonio Franco, con la sottoscrizione di tale accordo ufficializzava la sua disponibilità in termini economici.

Ma allo scadere del primo ciclo di cigd, che coincide nella metà di marzo per entrambe le realtà catanzaresi, come detto sopra, sui nostri C/C abbiamo visto accreditarci solo mezza mensilità (che corrisponde a 250 euro per i part time e 460 euro per i full time), quella relativa alla fine del primo ciclo di cigd.

Di fronte a tale situazione ci siamo immediatamente recati all’inpsdi Catanzaro, intorno a metà aprile, dove ci è stato comunicato che avendo ricevuto una comunicazione da parte della Regione Calabria in cui si evinceva di sospendere momentaneamente i pagamenti, si sono visti costretti ad operare in tal senso. Ovviamente il tutto senza nessuna comunicazione preventiva ed informativa nei nostri confronti. Che per l’ennesima volta in questi anni turbolenti ed esasperanti abbiamo dovuto trascorrere le vacanze pasquali al verde.

Di conseguenza ci siamo recati nella stessa giornata alla Regione Calabria ed abbiamo parlato col dott. Mancini. Il quale ci ha informato che per concretizzare l’erogazione dei pagamenti relativi al rinnovo c’era un iter burocratico da dover espletare obbligatoriamente. Ed è questo: Conferenza Stato-Regioni (la cui data era prevista per il 20 di aprile ed in cui lo Stato ridistribuisce le risorse economiche alle varie regioni italiane per quanto concerne non solo gli ammortizzatori sociali, ma per svariati altri ambiti), ed accordo regionale.

Di comune accordo tra di noi lavoratori abbiamo deciso di attendere almeno lo svolgimento della conferenza stato-regioni. Giorno 29 aprile, venerdì scorso, siamo ritornati alla regione Calabria per sollecitare una rapida prosecuzione dell’iter e abbiamo parlato di nuovo col dott. Mancini. Quel giorno, venerdì scorso, Mancini ci ha consegnato l’ultima pagina del verbale d’intesa della conferenza stato-regioni, in cui aveva evidenziato un punto su cui c’erano delle perplessità. E vale a dire sulla nuova definizione delle competenze tra stato e regioni; cioè le regioni dovrebbero finanziare non più al 30%, ma al 40%. Dubbio, che a suo dire, non avrebbe creato ulteriori disagi, poiché in pochi giorni, dopo avere interpellato la altre regioni, si sarebbe arrivati ad una rapida risoluzione. Ha anche evidenziato un altro problema riguardante la mancanza dei famosi elenchi degli aventi diritto, ancora ad oggi mancante. Ma comunque ha sostenuto che entrambi i punti non sarebbero stati influenti nell’erogazione della cigd, ma di fronte alla domanda secca, posta da noi lavoratori, se aspettarci il regolare pagamento nella prossima mensilità, che abitualmente avviene intorno alla metà del mese, non ha voluto e/o potuto esprimersi in maniera schietta e diretta a riguardo; esortandoci ad andare all’inps a chiedere maggiori informazioni.

Per questo motivo stamattina ci siamo recati in massa all’inps di Catanzaro. Abbiamo invaso gli uffici, determinati e tutti d’accordo di non andare via da lì senza risposte certe e credibili.

Abbiamo parlato inizialmente con il dott. Docimo il quale ha immediatamente smentito la loro responsabilità e la loro competenza relativamente alla sospensione dei pagamenti. Ma si è messo subito in contatto con l’Inps regionale e ha cercato di mettersi in contatto con i dirigenti regionali, quantomeno per capire il motivo per cui venerdì scorso ci avevano suggerito di rivolgerci all’inps.

 Per niente soddisfatti abbiamo deciso di restare e occupare la sede dell’inps fino a che non avessimo ricevuto risposte più concrete. E poco dopo abbiamo avuto modo di parlare col vice direttore Manna, che ha ribadito la loro non competenza in questa vicenda, in quanto l’Inps sarebbe solo l’ente erogante. E avendo ricevuto ad inizio marzo disposizioni di bloccare i pagamenti dalla Ragione Calabria, fintantoché non riceveranno il via per riprenderli, non potranno far un granché. Ma avendo dovuto prendere atto della disperata determinazione di noi lavoratori, ha cercato di rendersi utile, garantendoci una sua cooperazione a far sì che l’emblema si riesca a scoprire da qui a tre giorni e rendendosi disponibile quindi a farsi portavoce con e per noi della potenziale ed auspicabile risoluzione del problema.

La conclusione della mattinata di invasione coatta all’inps, intorno alle 14.00, non è stata assolutamente il risultato da noi aspettato. Abbiamo di certo apprezzato il sostegno e l’impegno che i dirigenti Inps hanno affermato di volerci dare, nonostante a loro dire, non sia tra le loro competenze.

Ma di fronte a questo generale e diffuso disinteresse delle istituzioni, nazionali e locali, e soprattutto regionali, ci siamo visti costretti a mettere in campo azioni di forza, magari anche verso l’interlocutore sbagliato.

Abbiamo chiesto a gran voce più trasparenza e correttezza, che si possa almeno tradurre in semplicissime comunicazioni preventive ed informative quando ci si viene a trovare in situazioni che possono arrecare il rischio di non poter effettuare i pagamenti, per non  dovere ogni volta subire sulla nostra pelle la disattenzioni delle istituzioni e la loro mancanza di sensibilità e correttezza nel non renderci consapevoli di quale sarà il nostro destino. Basterebbe una comunicazione, banale per loro, ma essenziale per noi, nella quale ci si porta a conoscenza se e quando non potremo contare sul nostro sostegno al reddito. Anche per evitare situazioni problematiche, come quella di stamane all’Inps, e soprattutto per avere la contezza, noi, di come organizzare il nostro presente, economicamente, e, nel caso, di non poter contare sul sostegno al reddito della cigd.

Dopo le analisi e conclusioni fatte con il dott. Manna e l’impegno preso da lui in cui, da qui a tre giorni, ci farà sapere l’evoluzione della situazione, abbiamo cercato di ragionare in termini pratici, ed è già stato chiaramente comprensibile che nella prossima mensilità non sarà possibile rispettare le date dei pagamenti. Quindi alla mezza mensilità già mancante del mese scorso, se ne aggiungerà un’altra intera del prossimo mese. E quando sarà il prossimo effettivo pagamento, non è dato saperlo.

Per conto nostro aspetteremo, così come concordato con Manna, questi tre giorni. Ma già giovedì stesso saremmo pronti ad autodeterminarci ed intraprendere altrettante azioni di forza, se la situazione non dovesse avviarsi ad una rapida risoluzione.

Invitiamo dunque tutte le istituzioni, in particolar modo la Regione Calabria nella persona del dott. Mancini, e tutti gli altri enti coinvolti nella vicenda, ad impegnarsi a fondo ed essere d’ora in poi più chiari e trasparenti, perché non possiamo e non vogliamo credere che banali intoppi burocratici possano significare per noi ogni volta non poter sopravvivere e non essere in grado di garantire una vita dignitosa alle nostre famiglie. Siamo stanchi ed esausti, e d’ora in poi non permetteremo che analoghe situazioni di mancanza di efficienza, impegno, sensibilità e disinteresse vengano perpetrate sempre a nostre spese.

Dopo il tormento causatoci dalla vicenda Phonemedia, l’insofferenza e l’intolleranza sono diventati parte integrante di noi. Non permetteremo a nessun altro ed in nessun’altra occasione, di qualsiasi genere e tipo, che si abusi di noi e della nostra pazienza. Abusi perpetrati a spese di individui già in situazione di evidente disagio è vile e meschino. Ed è ancor meno tollerabile se commesso da funzionari che ricoprono un ruolo istituzionale.

Una cosa questa vicenda ce l’ha insegnata ed è che NON SIAMO E NON SAREMO PIU’ DISPOSTI A SUBIRE.

Autore

Salvatore Ferragina

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