Ciambrone: ripudiare il voto mafioso

 

Questa mattina nello scorrere le agenzie di stampa registro l’allarme lanciato sul pericolo delle infiltrazioni mafiose e il silenzio della politica. L’appello di due esponenti politici catanzaresi, lanciato dopo l’inchiesta della locale Procura, non tiene conto della voce espressa a più riprese da Futuro e Libertà per l’Italia. I candidati di FLI , infatti, hanno sottoscritto il Codice Etico voluto dall’Assemblea regionale del partito guidato dall’On.Le Angela NAPOLI. Personalmente, come avvocato penalista, credo nella cultura della giurisdizione e non in quella c.d. “giustizialista” ed è giusto che le indagini facciano il loro corso per essere, poi, valutate da un giudice terzo ed imparziale. Che in città si respiri una “cappa d’intimidazione dei poteri forti” ,ormai da diversi anni , credo che non serva una indagine giudiziaria per rilevarlo, basta parlare con la gente! Ecco perchè FLI ha deciso di confrontarsi nelle competizioni elettorali del prossimo 15 e 16 maggio al fine di dare una opportunità ai cittadini catanzaresi per l’individuazione di candidati non “portatori sani di voti” bensì di candidati dalle mani non solo pulite ma, soprattutto, libere! Chi come me ha girato tutta l’Italia nel tenere Convegni e Seminari sui c.d. “colletti sporchi” non può che chiedere, a tutte le formazioni politiche, di ripudiare non solo il voto mafioso ma anche quello dei c.d. “colletti sporchi”. Oggi la mafia non è più rappresentata dalle c.d. “coppole storte con la lupara sulle spalle”, bensì dai Colletti Sporchi!  Il tema è di grande attualità e non passa un giorno che non ci troviamo a dover registrare una operazione di polizia sui reati commessi dai c.d. colletti sporchi. Il Procuratore di BARI, alla presenza del del Procuratore Nazionale Antimafia Piero GRASSO, diversi mesi fa durante una conferenza stampa a seguito di una nota operazione di polizia, ha più volte rimarcato: “Questa è la vera mafia. Si comincia oggi a vedere il vero volto della mafia, che non è più quella del controllo del territorio, dei marciapiedi, delle faide, dell’abigeato. Non si tratta più di una mafia agricola, ma moderna, transnazionale e imprenditrice, che gestisce grossi traffici”. La lotta alla mafia è sulla bocca di tutti ma pochi sono quelli che la praticano realmente. A pochi chilometri da Catanzario vi è un uomo eccezionale – Don Giacomo PANIZZA- che dal 1976 lavora in Lamezia Terme rendendo concreto e nella quotidianità il concetto di Legalità! Don Giacomo PANIZZA, a cui và il nostro plauso e ringraziamento per il suo infaticabile lavoro, ha scritto che “in alcuni territori, dentro la mentalità comune confluiscono più forme di mafiosità: quella dei boss e quella delle donne di mafia, quella dei giovani in carriera nelle cosche e quella degli altri giovani, ma anche quella che si respira nelle relazioni, nelle parole e nei silenzi delle città”. Anche sul fenomeno dei c.d. colletti sporchi spesso cala il silenzio del legislatore, delle istituzioni, della politica, della società civile. Si è acutamente osservato che la criminalità economico – politica, ad esempio, nonostante l’estesa sua diffusione, è riuscita, a differenza di quella “comune”, a sottrarsi per tutto il cinquantennio a ogni definitiva e adeguata condanna da parte degli organi giudiziari dello Stato. Conflitti di competenze, interventi “garantistici” al limite dell’assurdo, stiracchiamenti interpretativi, amnistie e indulti ricorrenti e, quando, anche questi “rimedi” si erano rivelati insufficienti, l’azione del tempo (che è di per sé, sol che lo si sappia utilizzare, un “grande insabbiatore”) hanno fatto si che su alcuni tipi di criminalità non sia mai scesa la mannaia di una condanna chiara e definitiva. La nuova classe dirigente di Futuro e Libertà ha nei suoi principi ispiratori la lotta alle mafie e ai colletti sporchi. In qualità di responsabile giustizia di FLI Calabria ho proceduto, com’è noto, alla predisposizione di una proposta di legge che mira all’introduzione dell’art. 416 quater” “Associazione a delinquere dei colletti sporchi”  nel codice penale al fine di combattere il pericolosissimo fenomeno che ha un intreccio di radici che non è facile da districare. 

Autore

Salvatore Ferragina

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