La Striscia

Un Catanzaro nuovo, un Catanzaro normale

Mentre si avvicinano la fine del calvario e le elezioni, i tifosi sognano solo un po’ di tranquillità

La domanda che da tempo ci poniamo è se chi ha voluto che questa specie di Catanzaro iniziasse la stagione provi vergogna per ciò che sta accadendo. Crediamo di no. Nell’aria c’è una strana sensazione: bisogna individuare un colpevole. E coloro i quali con tanta mediocrità hanno creato la squadra più scarsa del mondo e la società più ridicola del globo terrestre lo hanno già trovato: i tifosi.

Dirigenti e padri dei figliocci che vestono la gloriosa casacca giallorossa sono al loro posto. Gli stessi politici, co-autori di questa grandissima pagliacciata, imperterriti sono al loro posto. I primi vegetano tranquillamente a bordo campo durante gli allenamenti, accompagnano la “scuola calcio” in trasferta, vanno in televisione e sorridono come se nulla fosse accaduto. In qualsiasi altro posto, per decenza, avrebbero dovuto emigrare almeno fuori dalla provincia. Ma non a Catanzaro, dove si diventa dirigenti anche se porti il cato.

I secondi – quella classe politica che con un voto unanime in Consiglio decise di bonificare i soldi dei cittadini a degli incompetenti – sono adesso affissi sui muri della città con i loro fantastici slogan. Sembra una presa per i fondelli, accentuata dalla foto con la manina sotto il mento, come a scrutare chissà cosa.

Andando indietro con la memoria, provo rabbia se penso a quel consiglio comunale davanti a un folto pubblico (compresi i disoccupati che guardavano male noi tifosi). Ognuno giustificava l’elargizione del contributo «perché il Catanzaro è un patrimonio da difendere e da tutelare». “Cu i cazzi” pensammo, dopo appena un giorno dalla delibera: si elargisce una somma importante per sanare vecchie situazioni (iscrizione), senza alcuna garanzia su ciò che potrà dare il futuro, visto che i personaggi sono gli stessi.

Quanto suddetto è bene ricordarlo e non dimenticarlo mai. Il giochino di scaricare le responsabilità sui tifosi è ormai vecchio e abusato. Il tifoso potrà essere anche un “allenatore” incompetente, sarà pure impulsivo ma dietro le scrivanie ci state e ci siete stati voi.

Ora bisogna guardare avanti. Fortunatamente, dopo la batosta di Milazzo, questo calvario tra cinque stazioni finirà: ancora poche giornate e Santaguida potrà tornare alle panoramiche, magari portandosi dietro il figlioccio. Catalano potrà rientrare nella sua Gioiosa e inserire alla playstation il nome del figlio che giocherà nella Juventus. Ferrara andrà a fare certificati “spartani” e tutti i soci di Tribuna Gianna, specie i fondatori, potranno fornire consulenze su come gestire un passaggio societario e dedicarsi anche al lancio del nuovo gioco dell’anno: “il piccolo diesse”.

Detto questo, in un ambiente normale si dovrebbe solo guardare al futuro, ma come d’incanto per l’ennesima volta la politica e le vicende del Catanzaro Calcio s’intrecciano. Elezioni Comunali 2011: sui muri appaiono i faccioni dei candidati e i loro slogan; abbiamo già letto le prime dichiarazioni, fotocopia esatta di quanto ascoltato in quel famoso consiglio comunale dove i Soluri e gli Aiello “fecero un tredici”.

Adesso servono solo i fatti: le parole conservatele per le vostre riunioni di partito. Fare i fatti significa ridare dignità a un’intera comunità che nel corso degli anni è stata coinvolta, ha girato in lungo e in largo l’Italia, ha portato in alto il vessillo di Catanzaro con quell’orgoglio che ci ha sempre contraddistinto, spesso nascondendo “le magagne” di una città sempre più divisa fra “voi e noi”.

Ridateci il Catanzaro, ma che sia un Catanzaro nuovo. Che non abbia bisogno dei soldi dei cittadini e delle collette dei tifosi, ma che sia capace di sostenersi da solo. Che ci faccia riparlare di calcio e non di bilanci. Un Catanzaro che ci consenta di tifare, di andare allo stadio con entusiasmo, di pagare il biglietto e gli abbonamenti, di organizzare le trasferte. Un Catanzaro normale, insomma.

SF

Autore

Salvatore Ferragina

Scrivi un commento