Il Rompicalcio

Giù le mani da quelle facce

Nessuno cerchi di strumentalizzare la passione per le Aquile. Salvatelo voi, il brutto anatroccolo

Di schiaffi le nostre facce giallorosse ne hanno presi già abbastanza. Sono passati quasi vent’anni dallo spareggio di Lecce. Da quel giorno le amarezze si sono susseguite. Con un’alternanza ciclica quasi perfetta tra mediocri stagioni di metà classifica in quarta serie e play-off persi. Schiaffi in serie, interrotti solo dalla promozione con Braglia. Fino alla coltellata al cuore del fallimento 2006 e al barbaro pestaggio dei nostri sentimenti e della nostra storia che è stato perpetrato negli ultimi nove mesi.

Eppure molti tifosi del Catanzaro hanno ancora il coraggio di metterci la faccia. Allo stadio, domenica scorsa, in occasione della e sulle nostre pagine grazie a “Mettiamoci la faccia”. Piccole iniziative per provare a riaccendere i riflettori sui tifosi giallorossi, vicini o lontani dai tre colli, la parte sana di una lunga storia di passione chiamata Catanzaro. Ebbene “Mettiamoci la faccia” si aggira su e giù per l’Italia, solca i mari fino ai Caraibi, accarezza per un attimo , per atterrare ieri pomeriggio in uno studio professionale nel cuore di Catanzaro. Il curatore fallimentare dell’Effeccì cita la nostra iniziativa, esortando quei tifosi che hanno voluto testimoniare simpaticamente il loro orgoglio e la loro appartenenza a «metter mano al portafogli» e a dare una mano alla società.

Il prof. Nardo fa il suo mestiere e va rispettato. Questo deve valere anche per i tifosi. Il loro compito non può essere quello di finanziare una società fallita che non ha alcun futuro. Il loro mestiere è quello di sostenere con biglietti, abbonamenti, voce e passione una società che esista, che abbia un progetto, uno stadio aperto, una dignità. Chiedere ancora soldi ai tifosi per questo Effeccì significa ignorare alcuni passaggi fondamentali degli ultimi anni giallorossi. Vuol dire . Vuol dire ignorare che i bilanci di questa società sono drogati dall’inesistenza di una proprietà. Vuol dire coprire l’incapacità di una intera classe politica che ha commissariato la squadra di calcio. Vuol dire rimuovere la fallimentare “gestione spartana” di personaggi che hanno giocato a fare i dirigenti, mentre i figli indossavano senza merito alcuno la maglia che fu di Palanca.

In tante realtà calcistiche, in momenti di crisi profonda, i tifosi sono scesi in campo e si sono rimboccati le maniche per salvare il calcio. Sarà così anche a Catanzaro quando ci sarà una prospettiva. Ma se nelle casse sociali non c’è un euro (a questo punto non si capisce su che basi sia stato concesso dal tribunale l’esercizio provvisorio) e all’orizzonte non si vedono investitori, perché i tifosi dovrebbero metter mano al portafogli? Se si vuole proseguire questa farsa, ci si rivolga agli imprenditori o ai responsabili di questo scempio.

Una cosa dev’essere chiara: in quelle facce, nelle nostre facce, c’è solo passione per il Catanzaro, non certo la complice volontà di aiutare Santaguida, Catalano e compagni a raggiungere il record di sconfitte. Questo Effeccì è un brutto anatroccolo che non sarà mai cigno. Quelle facce sognano solo l’Aquila.

Ivan Pugliese

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Redazione

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