La Striscia

L’altra domenica

Cronaca di una giornata alla ricerca dell’orgoglio giallorosso

Un’altra strana domenica si è consumata ieri davanti al “tempio” che tanto onore ha regalato a una regione intera negli anni passati e a una città che ancora oggi è conosciuta soprattutto per ciò che ha saputo esprimere a livello sportivo nel corso della sua storia.

Alle ore 14 il Blocco 1929 aveva dato appuntamento a quei tifosi che sperano un giorno si possa ritornare a parlare solo di pallone e che finalmente non ci si debba più vergognare di dire: “io tifo Catanzaro“.

Alle ore 14,30 andava invece in scena, per pochi intimi e accreditati, la partitella della domenica, ovvero quell’atto vergognoso che si trascina sin da quando questa società è stata iscritta al campionato professionistico più scarso che la nostra memoria ricordi.

Oltre ai ventidue ragazzini vestiti da calciatori, sono le cronache e le foto da bordocampo ad infilare ancor di più il coltello nella piaga. Inutile chiedersi come sia possibile che ai margini del terreno di gioco, e per giunta sorridenti, appaiano come se nulla fosse accaduto alcuni dei soci che hanno affossato per la seconda volta il calcio in città. Noi li ricordiamo anche quel venerdì pomeriggio in un allenamento antecedente alla finale play-off di Roma, dopo aver consumato il delitto perfetto con la ricapitalizzazione (con soldi del Monopoli). Li ricordiamo pure, in formazione tipo, sugli spalti del “Ceravolo” all’esordio con il Neapolis, quando credevano forse di essere i nuovi Ferguson del calcio italiano.

Il buon senso vorrebbe che questa gente si dedicasse ad altro, ma se ancora oggi le nostre orecchie debbono sentire che la colpa di tutto quello che è accaduto è principalmente dei tifosi è inutile battere su questo tasto. Chi scrive e dice questo non lo capirà mai. È molto più facile sparare su chi spassionatamente manifesta un dissenso legato ai risultati sportivi che toccare “gli intoccabili”.

Torniamo adesso alle giornata di ieri.

Dalle 14,00 alle 15,00 il gruppo dei tifosi è corposo. Nessuno si aspettava folle oceaniche ma ritrovarsi in 150 (173 per la precisione contati da un simpatico tifoso) dopo due fallimenti, dopo una promozione mancata  e dopo tutta le situazioni vomitevoli di questi anni, non è poco. Se poi aggiungiamo i tifosi “di fuori” – che attraverso l’iniziativa “” sul web stanno dando il loro appoggio – e i grandi campioni del passato, i 173 possono valere molto di più. Il nome di Massimo Palanca, per esempio, accomuna idealmente tutti i tifosi del Catanzaro.

L’obiettivo della giornata di ieri è stato ampiamente raggiunto. Serviva che si parlasse del calcio a Catanzaro. Occorreva dimostrare che malgrado tutto l’orgoglio di essere giallorossi ancora non è stato scalfito. Occorreva dimostrare alla classe politico-imprenditoriale della città che il calcio a Catanzaro non potrà mai essere sostituito da altre iniziative che aggregano pochi intimi o a spettacoli che raccolgono la folla solo per un giorno. Il Catanzaro appartiene a tutti noi dal lunedì alla domenica. Di questo dovrà tenere conto da subito chi si troverà prossimamente ad amministrare questa città. E se nei programmi elettorali la voce “Catanzaro Calcio” non esiste, è il caso che venga subito inserita con fatti concreti e non con dichiarazioni “aumma aumma” che generano divisioni e spaccature fra la tifoseria.

È stato bello ieri ritrovarsi con tanti amici che nei mesi caldi di quest’ultima estate – ma anche nel periodo del primo fallimento – stazionavano sotto le sedi istituzionali in attesa degli eventi. È stato bello vedere gli amici e le facce che di solito incontri la domenica in curva, ai distinti o in tribuna. C’erano tante persone sopra ai quarant’anni ma c’era anche alcuni ragazzini che, volente o nolente, rappresentano il futuro della tifoseria. Bisogna aiutarli a crescere e da qui ripartire. Proprio per questo ieri si è parlato di una sorta di “assemblea permanente” per continuare a ribadire nelle prossime settimane che il tifoso del Catanzaro c’è e non ha intenzione di abbassare la guardia.

Siamo certi che con il cuore tutti i veri tifosi del Catanzaro erano ieri nel piazzale antistante lo stadio. Il segnale è stato lanciato, qualche risposta già ricevuta. Ora spetta ai tifosi stessi capire che i veri “avversari” non si annidano nelle altre frange del tifo ma sono altri. È su loro che bisogna fare pressione.

Le divergenze si superano se tutti i tifosi sapranno remare solo per il Catanzaro e non per questo o quel dirigente. I paletti verso società approssimative sono spontanei e naturali. Non c’è neanche bisogno d’opporsi se c’è comunione d’intenti. Tutti vogliono una società con una proprietà che possa far parlare solo di calcio. Quindi, chi ha avuto esperienze negative nel passato non può essere nemmeno preso in considerazione. L’esclusione è naturale.

Il sogno è sempre lo stesso: che ritorni il vero Catanzaro.

SF

Autore

Salvatore Ferragina

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