Dalla Redazione

Straniero a Catanzaro

Scritto da Redazione
Cronaca amara di una domenica qualsiasi sui tre colli. A tavola senza l’ospite d’onore e con tanta malinconia

Com’è strano tornare a Catanzaro a febbraio e pensare alla domenica come una qualsiasi altra domenica trascorsa in una qualunque città d’Italia, tra il divano e la tv a guardare distrattamente “calcio”. Nessun batticuore particolare, solo la gioia infinita di rivedere la famiglia e gli amici di una vita che per fortuna sono ancora lì. L’aperitivo di mezzogiorno e la consueta passeggiata sul corso prima di pranzo non aggiunge colori alla limpida e calda domenica di febbraio. Mentre andiamo verso il corso, alla discesa dei pompieri il ragazzo di turno distribuisce il solito giornaletto della domenica. Ma esiste ancora? «Certo – risponde mio padre – ed io che sono giallorosso lo prendo e lo leggo!» 

Bei tempi quelli in cui la domenica si arrivava davanti il vecchio ingresso della scuola agraria per accaparrarsi due o tre copie del giornalino: la prima per leggerla in anteprima, la seconda per conservarla senza mai aprirla e la terza per “regalarla” al primo giallorosso che incontravi per strada. Bei tempi quelli in cui era racchiuso in quel giornale il senso di appartenenza ad un popolo che aspettava la domenica per “mostrare” a tutta l’Italia il proprio senso di appartenenza. Lo leggo anch’io, forse spinto dalla curiosità o forse più verosimilmente mosso da quell’amore che nonostante i numerosi tradimenti continua ad albergare in qualche remoto meandro della coscienza. Lo leggo tutto fino in fondo, senza prosciutti sugli occhi, senza pregiudizi nei confronti di chi porta avanti le proprie idee. Dopo quasi mezzora ininterrotta di lettura lo chiudo e mi si stringe il cuore. Quello che una volta rappresentava il preludio di una giornata a tinte giallorosse, oggi domenica 13 febbraio 2011 rappresenta già l’epilogo. Sul contenuto nessun commento, ci mancherebbe. Ognuno vede e vive “il non calcio” del capoluogo di regione come meglio crede. Un tuffo nel passato, anzi una doccia fredda visto che a parte il giornalino la domenica calcistica nella mia Catanzaro è già ai titoli di coda.

Torniamo verso casa per il pranzo della domenica. Quello che una volta era il cuore pulsante della tifoseria, il piazzale dello stadio (la biglietteria), oggi sembra il deserto dei tartari. Poche macchine, l’edicola chiusa, due vigili appoggiati sull’auto di ordinanza, nessuna bandiera e soprattutto silenzio. UN SILENZIO ASSORDANTE! Tra meno di due ore dovrebbe giocare il Catanzaro, eppure silenzio! Una macchina di media cilindrata entra dalla porta carraia: chi sarà mai? Boh, e chi li conosce? Illustri sconosciuti, una specie di grande fratello o isola dei famosi nostrana con un Auditel pari a ZERO, anzi a -2. Non ci sono le forze dell’ordine, non ci sono i venditori di sciarpe, bandiere e sogni. Non c’è il ragazzo che cerca le monete per comprarsi il biglietto e magari anche un pacchetto di sigarette, non ci sono i ragazzi che solitamente stanno all’ingresso. Non c’è fila al botteghino! NON C’È NESSUNO!!!

Da lontano immaginavo che la situazione fosse così. Da vicino la vivo in prima persona e mi rendo conto che l’alternativa al delirio pur di vedere calcio di terza categoria è la completa indifferenza! In compenso in città si parla tanto di politica (???). Berlusconi e la Boccassini sono sulla bocca di tutti, per non parlare dei candidati alla prossima poltrona di Sindaco. Ci sono altri interessi, sicuramente più importanti del calcio. Almeno i discorsi del pranzo della domenica non si concludono con un nulla di fatto a causa di una partita di calcio che comunque avrebbe messo tutti d’accordo. Ora uomini di destra e sinistra possono “scannarsi” a tavola anche fino all’ora di cena, tanto per fortuna non ci sono altri impegni! AMAREZZA!!!

La telefonata di mia madre rompe un silenzio carico di tristezza: «Ma dove sei?», chiede giustamente. Ed io: «Davanti lo stadio, perché?». Replica sarcastica: «E che fai? Conti le mosche». Più nessuna emozione, più nessuna sensazione, più alcun amore. Anche l’ultima fiammella si è spenta. Il mio Stadio è quasi il prolungamento del Cimitero, distante poche centinaia di metri. Ed il parcheggio sotto casa desolatamente vuoto, mentre una volta la macchina si parcheggiava sabato sera e si riprendeva un’ora dopo la partita della domenica.

Siamo a casa, a tavola, per fortuna sempre i soliti. Manca però l’ospite d’onore: il nostro Catanzaro! Quello purtroppo è venuto a mancare, il nostro primo brindisi sarà per Lui. Una morte vana la sua. Anche il figlio nato dalla sua dipartita ha tirato le cuoia dopo pochi anni di vita. Quello che rimane è il ricordo sbiadito del passato ed una bandiera logora nel quartiere di Pontegrande, come ultimo baluardo di una città che calcisticamente non esiste più! Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a questo scempio, grazie ai politici, grazie agli imprenditori, grazie ai dirigenti (?) che si sono susseguiti alla guida di quest’armata Brancaleone. Grazie a tutti coloro, tifosi e non, che con il loro interesse interessato o disinteresse totale hanno definitivamente “seppellito” l’unica vera cosa bella che esisteva in città! Grazie a tutti voi per avermi regalato una domenica da straniero in patria!

Massimo Saverino

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