L'emigrante

Affetti da sindrome di pilorcio

Il tifoso è inguaribile per natura, almeno quello di una generazione che può vivere di ricordi. E poi?
La storia ci insegna che ogni cambiamento ha un prezzo e questo molto spesso si rivela più salato del previsto. Riflette sulle proprie scelte l’emigrante, riflette sui propri errori l’imprenditore in odor di fallimento, riflette sui costi sociali chi ha imboccato la via della rivoluzione. I desideri mitici di prostitute libiche, il senso del possesso che fu pre-alessandrino certe volte il winamp sembra leggerci nel pensiero, un pò come quando ci è stato detto che non saremmo più stati umiliati. Le note viaggiano più veloci delle parole e a guardarsi indietro si perde quasi il conto di tutto quello che è stato. Capita spesso di leggere una notizia e di portare indietro le lancette della memoria. Molto indietro, fino ai tempi della scuola. I tempi dei primi amori e delle bravate. I tempi del sabato sera in discoteca e della domenica allo stadio. I tempi delle impennate con il motorino e della gita scolastica, che quasi quasi ci dispiaceva saltare una partita di calcio del Catanzaro. Oggi invece, per un ragazzo più sfortunato, la gita scolastica di terza media non è prevista. Ci siamo umanamente impoveriti fino a questo punto? Forse si. La notizia è corta, talmente corta che suscita meno indignazione di quanta ne meriterebbe. Esiste e resiste, inevitabilmente, una gerarchia di interessi sociali per cui appare quasi normale rivolgere più attenzione a determinate situazioni piuttosto che ad altre. Eppure se ci fermiamo a riflettere, oggi custodiamo come il più importante dei tesori tutto il corollario di ricordi della nostra infanzia e della nostra gioventù. E in quei ricordi c’era l’entusiasmo della gita scolastica come la spensieratezza dei bagni a mare e delle coreografie allo stadio. E se qualcuno avesse il potere di cancellare i nostri ricordi? Se qualcuno potesse toglierci ciò che ci appartiene, cosa avremmo da raccontare e di cui andar fieri?
A portare indietro le lancette del tempo si corre qualche rischio. Ad esempio quello di ammalarsi di nostalgia e regola vuole che quando si soffre di nostalgia significa che le cose del presente non vanno bene. Non sono più come una volta. Non ci aggradano più. Non ci fanno più emozionare. Insomma possiamo cercare la definizione che preferiamo, ma sostanzialmente nessuno soffrirà pensando al presente giallorosso. Anzi se ci fosse consentito, preferiremmo cancellare queste pagine buie che vedono la città di Catanzaro e la squadra del Catanzaro in bassissima fortuna. Ma cosa fanno i marinai quando arrivano nel porto, vanno a prendersi l’amore dentro al bar maledetto winamp. Promesse non mantenute o imprevisti sopraggiunti, fatto sta che con il fallimento in corso e il niet di uno dei papabili imprenditori giallorossi simu renduciuti mussi e dinocchia. Ecco questo è il presente. Questo è ciò che avranno da ricordare o da raccontare i giovani di oggi. Questo è il tempo che vorremmo cancellare. Il tempo di una città in decadenza che perde pezzi. Una città che inaugura un nuovo portale per la mobilità, quando poi un ragazzo down deve superare barriere ben più alte di quelle architettoniche.
E il futuro? Bella domanda. Nessuno oggi è in grado di dire con certezza cosa sarà del calcio a Catanzaro. Citiamo il calcio perchè il calcio è lo specchio della città come più volte sostenuto dal solito sito. Siamo stufi di ripeterlo, stufi come l’emigrante che sfoglia il giornale e trova finalmente la notizia del secondo fallimento… la tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m’incatena il winamp ha uno strano concetto di riproduzione casuale. L’emigrante riascolta per la seconda volta un sentimento nuevo ma non riesce più a mettere a fuoco.
Guerreggiano nella mente del lettore i ricordi dei pilorci da curva e di quelli da carta stampata. Dichiarazioni faraoniche e bitumate di fanfaronate. Comunicati da premio nobel dell’ovvietà e risultati men che mediocri. Tifosi in gita tutte le domeniche e calde estati sotto il sole della sconfitta di una valigia di cartone. E finalmente la memoria per una volta non ci inganna, quella musica accompagnava le immagini di una leggenda in giallorosso. E chiudalu stu winamp…

Davide Greco

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Davide Greco

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