Dalla Redazione

Quelle panchine sotto il ponte

Da Soda ad Aloi: il folle via vai di allenatori a Catanzaro. E a un passo dal fallimento Santaguida ne cerca un altro

Baroni, Kertesz, Mottola; Riparbelli, Tognotti, Pasinati; Ballacci, Seghedoni, Di Marzio, Sereni, Mazzone. A disposizione: Burgnich, Pace, Fabbri, Tobia, Guerini, Braglia, Auteri. È solo una piccola selezione cronologica, senza alcuna graduatoria di merito, dei tanti allenatori che nella lunga storia del Catanzaro Calcio hanno occupato la panchina giallorossa. Quella panchina scomoda perché posizionata – caso più unico che raro – proprio sotto , sempre pronti a dispensare consigli o elargire jestime al mister di turno. Provate a chiedere per esempio a Gigi Cagni cosa si prova a non avere alle spalle la comoda protezione di una tribuna numerata alle spalle.

PANCHINE SCOTTANTI La panchina del Catanzaro è stata per tanti anni ambita. Ha regalato soddisfazioni, successi, a volte trionfi. Naturalmente ci sono stati anche i momenti bui, soprattutto negli ultimi tempi. Dopo la splendida e sfortunata cavalcata del Catanzaro di Guerini, nei venti anni successivi (dalla stagione ’88-89 alla stagione 2007-08), gli abitanti dei Distinti hanno visto passare sotto i loro occhi ben 36 allenatori e hanno assistito a 44 cambi di panchina. Il record è di 3 sostituzioni nel corso del campionato e sono quattro le quaterne vincenti sulla ruota dei tre colli. Tre volte sotto la presidenza Albano: Sala-Brignani-Sala-Rambone (’90-91), Selvaggi-Banelli-Dal Fiume-Banelli (’92-93); Improta-Nicolini-Leotta-Nicolini (’94-95). Il record assoluto però viene stabilito nell’anno del fallimento dell’Uesse. 3 cambi, dopo quello estivo, e 4 allenatori diversi. 13 partite con Sergio Buso, esonerato dopo un pareggio con l’Albinoleffe. In tribuna a Bergamo, accanto a Gianni Improta c’è già Guerini che resiste per 11 giornate prima di essere cacciato dopo la sconfitta di Avellino. È Bruno Giordano a provare il miracolo, ma dopo lo slancio iniziale arrivano 6 sconfitte in 7 partite e l’esonero. È Franco Cittadino il quarto allenatore di quella amarissima stagione. L’ultimo allenatore dell’Uesse.

PANCHINE E SOCIETÀ – La girandola infinita di allenatori coincide con il ventennio più amaro della storia del Catanzaro. I cambi in panchina si sovrappongono con infinite crisi societarie, stipendi non pagati, gestioni scellerate, scelte incomprensibili di direttori sportivi incapaci. Gli unici a resistere dall’inizio alla fine del campionato sono il multi-funzione Gianni Improta (’93-94); poi Morrone (’99), Cuttone (2001) e Dellisanti (2003), tutti sconfitti ai play-off; successivamente Piero Braglia, che vinse il campionato 2003-04 per essere esonerato da Princi dopo cinque giornate nella stagione successiva; infine Domenicali nel primo anno di Effeccì. Nelle ultime due stagioni niente esoneri. Anzi, il contrario. Provenza e Auteri, grazie a due ottimi campionati, hanno guidato il Catanzaro dall’inizio del torneo fino al consueto martirio dei play-off. Andandosene a fine stagione dopo aver preso a schiaffi la società di turno.

PANCHINE-FANTASMA – Così l’addio di Auteri ha dato il via al triste racconto di questa stagione ridicola. Sullo sfondo la desolante inettitudine dirigenziale, il fallimento di un’intera classe politica, l’inesistenza dell’imprenditoria cittadina. In questo scenario, popolato da una pseudo-società, da pseudo-dirigenti e pseudo-calciatori, si innestano tante storie – esilaranti per i lettori neutrali, penose per i tifosi giallorossi – tra cui quelle che riguardano gli allenatori. Narrano le cronache che nella vana attesa di un compratore, il socio Catalano durante l’estate inventò l’allenatore-fantasma, il povero Antonio Soda, e lo spedì con l’altro ex giallorosso Caramelli e con tante rassicurazioni a fare un ritiro in Toscana. Tutto doveva restare segreto o perlomeno non troppo evidente. , visto che l’amministratore Aiello non ha autorizzato niente. Finché Aiello non fu costretto a fare buon viso a cattivo gioco. Le trattative per il cambio societario sfumarono, Soda tornò a casa e il Catanzaro iniziò ad allenarsi sotto la guida di Franco Cittadino, costretto al solito ruolo di tappabuchi.

PANCHINE SPARTANE – A quattro giorni dal via al campionato, la svolta. Inizia la «gestione spartana», arriva Malù dopo la brutta esperienza col Botev Plovdid (occhio a questo nome, tornerà di moda) e si porta dietro Ze Maria come allenatore spartano e Di Pierro (altro ex “bulgaro”) come secondo. Dopo due pareggi e quattro sconfitte, la batosta in casa con la Vibonese sembra costare la panchina al tecnico brasiliano. Soluri incontra Galfano, allenatore in pectore per poche ore. Il 5 ottobre va in scena una delle tante pantomime da Effeccì. Nel balletto che dura un intero pomeriggio un paio di volte, ma poi salva la pelle. Galfano attacca duramente l’Effeccì e Soluri in , salvo poi smentire sul giornalino del Catanzaro Club. Ze Maria prosegue il suo calvario di sconfitte, mentre inizia la sarabanda dei punti di penalizzazione. Per sua fortuna dura solo un altro mese. Il tempo di incassare il terzo e ultimo pareggio stagionale. Poi Aiello decide di cacciarlo insieme ai suoi collaboratori, ma dimentica di comunicarglielo. Così per un giorno, in un via vai di mister, la panchina dell’allenatore sospeso Ze Maria viene affidata all’allenatore-preparatore atletico Giorgio Scarfone.

PANCHINE FALLITE – Così si arriva alla giornata fatidica del 3 novembre. Il nuovo allenatore designato non è Cittadino ma Tonino Aloi. Peccato ci sia ancora in giro l’allenatore vice Di Pierro che . Alla fine Malù, Ze Maria e Di Pierro capiscono che non è il caso di attendere l’esonero. Finalmente può iniziare il nuovo corso di Aloi che durerà ben nove partite (e altrettante sconfitte). Per due volte in panchina siederà anche il tecnico degli Allievi Nazionali Rosario Salerno, «con la qualifica di allenatore in seconda», per sostituire lo squalificato Aloi. Intanto il fallimento è alle porte. I libri dell’Effeccì sono già in tribunale dove, il 18 febbraio, si terrà l’udienza sull’istanza presentata dall’amministratore Santaguida. Il quale, per non farci mancare niente, al termine della gara di domenica con il Fondi ha esonerato Aloi. Si è cercato in queste ore un allenatore da fallimento. In pole position c’era l’ex capitano del Palermo Biffi, secondo di Piccioni prima del fallimento del Botev Plovdiv (ancora i “bulgari”), che due giorni fa rilasciava dichiarazioni senza senso da allenatore del Catanzaro: “fare bene”, “risalire la classifica” e via dicendo. Sarà per questo, forse, che ieri a guidare l’allenamento dei residui giallorossi c’era ancora Aloi. Speriamo che almeno il curatore fallimentare abbia pietà dei tifosi. Serve un giudice che ponga fine a questo scempio. O in alternativa uno psicanalista. Il “Ceravolo” è chiuso: i tifosi dei Distinti non se ne accorgeranno.

Ivan Pugliese

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