La Striscia

Ogni promessa è debito. E i debiti sono diminuiti

La prima domenica da falliti e l’incertezza sul futuro

Una grigia domenica ha battezzato il Catanzaro del secondo fallimento ieri pomeriggio al “Nicola Ceravolo”. Fuori da quello che una volta era il tempio del calcio in Calabria pochissimi tifosi che vivono ormai di soli ricordi. Fa uno strano effetto vedere il busto di Nicola Ceravolo davanti ai cancelli della curva. Ancora più strano è l’effetto quando leggi qualche scritta rimasta nel tempo che ricorda le domeniche diverse per tanti catanzaresi.

A proposito di domeniche diverse, non sarebbe male produrre una clip e portarla nelle stanze comunali di Palazzo De Nobili, del Palazzo di Vetro, di Palazzo Doria, e del palazzo della CCIAA, che sono poi i luoghi dove è stato decisa la fine del calcio a Catanzaro per la seconda volta in meno di cinque anni.

Sia chiara una cosa: questi due fallimenti portano i nomi e i cognomi di tutti i soci e dirigenti che si sono susseguiti in questi ultimi cinque anni dalla fine dell’Uesse a quella dell’Effeci. Non si può però tacere sui complici. Su coloro i quali hanno avallato nel corso degli anni gestioni a dir poco scandalose, contribuendo a infangare non solo la storia del Catanzaro Calcio ma di tutta la città. I registi non troppo occulti sono gli appartenenti a quella classe politico-imprenditoriale, brava a camminare di pari passo per i propri affari, mediocre nell’affrontare un problema che riguardava un’intera comunità.

Un’intera comunità ferita, offesa e derubata dei propri affetti, perché senza paura di essere smentiti il Catanzaro Calcio nel tempo è riuscito a coinvolgere per amore e passione migliaia di persone, di residenti, di gente della provincia, di emigrati sparsi in tutto il mondo.

Paradossalmente quest’ennesima vergogna che si è consumata è stata vista come una liberazione dalla stragrande maggioranza dei tifosi che ormai non ne potevano più di essere umiliati. Umiliati dai risultati sportivi, ma soprattutto dall’arroganza e dalla presunzione dimostrata dai responsabili di questa macabra opera. Da chi ha ignorato i consigli spassionati di chi, nell’estate appena trascorsa, aveva già previsto tutto quello che sarebbe accaduto.

Una tifoseria ferita e delusa dovrebbe cercare di guardare al futuro per non ripetere i soliti errori. Ma adesso viene il difficile. Quasi cinicamente si è voluto toccare il fondo e adesso il rischio che la giostra ricominci con gli stessi attori è concreto.

State tranquilli che chi in questo momento scrive o dichiara che il fallimento è l’unica soluzione (troppo facile adesso) sarà pronto a rimettersi in pole per sostenere chi ha umiliato Catanzaro. Effettivamente tutto questo è “normale”. Basti pensare ai tanti punti in comune  tra l’Uesse e l’Effeci, della continuità nella cattiva gestione. Ormai ce ne siamo fatti quasi una ragione. Continuiamo ad accontentarci, a non pretendere una proprietà forte anche quando vediamo nei comitati di sostegno ad aspiranti sindaci, nomi di imprenditori che da soli potrebbero garantire una Serie A. Saranno ancora una volta le maledette elezioni comunali a chiudere il cerchio. Accadde la stessa cosa quando fallì l’Uesse, accadrà anche adesso con l’Effeci.

Gli unici “innocenti” in questo contesto rimangono i tifosi che provano tanta vergogna al punto da abbandonare al proprio destino la loro squadra del cuore per evitare umiliazioni non facili da sopportare. Lasciando da parte le divergenze (il tempo come al solito è galantuomo), forse è giunto il momento di fare tutti un passo indietro e ritornare ad essere una controparte per la società (sperando che nasca una società). Senza ricominciare con deleteri compromessi, spesso causa di immobilismo, che hanno contribuito a fare il gioco dei dirigenti di turno.

È preoccupante sentire tanti tifosi schierarsi contro questo o quel politico. Il fallimento del Catanzaro non ha colore politico: è di tutti, indistintamente. Del resto basta ricordare che il mandato ai politici lo conferiamo noi cittadini con il voto, e loro sono nostri “rappresentanti”. Certo che la lettura della lista di imprenditori che sosterranno Traversa alle prossime Comunali, fa sorgere spontanea una domanda: com’è possibile che non si riesca a coinvolgere chi potrebbe farci riparlare di calcio?

Nella scorsa estate, pronta ad acquisire una fetta importante di azioni. Un’altra proposta la lanciarono Noto e Colosimo, che rinunciarono per i debiti troppo elevati e ballerini. Se a giugno c’era un corposo monte-debiti, gonfiato più o meno ad arte, adesso questo monte-debiti sarà reso meno corposo grazie al curatore fallimentare. E non dimentichiamo nemmeno Daniele Rossi, noto tifoso giallorosso, che parlò alla nostra testata di (nel Soverato), in attesa che “cambiassero radicalmente le condizioni per fare calcio a Catanzaro”. Non sappiamo se le condizioni siano cambiate. Sicuramente tra poche settimane potrebbe non esistere più il calcio a Catanzaro.

In tutto questo contesto c’è da programmare un futuro a breve per sperare che qualcosa di positivo accada. In qualsiasi realtà, in situazioni del genere, i tifosi avrebbero un ruolo determinante, di pressione. Affinché rimanga la speranza che qualcuno accorra al capezzale del Catanzaro potrebbe servire una dimostrazione d’affetto, anche economica, per garantire la continuità dell’attività in essere. Ma per garantire chi e che cosa? Per riavere attori che hanno già dimostrato con gestioni scandalose di non essere in grado di fare calcio?

Sia chiaro: la consegna dei libri in tribunale è arrivata troppo tardi. Non è un “regalo” ai tifosi che lo chiedevano a gran voce da tempo. Si poteva fare col Catanzaro primo in classifica e con la C1 in tasca. Ora che i soci si trovavano con le spalle al muro, hanno capito che era l’unica strada percorribile. Signori soci e politici: il fallimento è vostro, solo vostro. Quindi siete voi a dover riparare, mettendo mano al portafoglio e senza toccare soldi pubblici (magari con un dieci per cento a testa dello stipendio di chi ha votato in consiglio comunale questo scempio).

Adesso è necessario aspettare questi pochi giorni e sapere assolutamente alla luce del sole che impegno comporterà rilevare il Catanzaro. Una condizione chiesta dalla crema dell’imprenditoria si è già determinata: il fallimento. Floriano Noto (uno di quelli della lista a sostegno del futuro sindaco) ci disse che il suo più grande errore fu non rilevare il Catanzaro col Lodo Petrucci. È risaputo che l’imprenditore catanzarese, insieme a Speziali, aveva preparato una società, prima con i suoi tre milioni d’euro. Il Lodo costò circa quattrocentomila euro. Si dovette ricostruire una società e non c’era uno stadio idoneo. Adesso c’è ma soprattutto tornerebbe l’entusiasmo e la certezza di una proprietà.

Le promesse sono debito ma tanti nutrono dubbi che possano essere mantenute. È ovvio: siamo a Catanzaro e tutto è possibile.

SF 

Autore

Salvatore Ferragina

Scrivi un commento