Rassegna stampa

E’ un Catanzaro coi fiocchi

Si comincia con l’urlo dei settemila al “Ceravolo” e si finisce con una festa incontenibile
da Gazzetta del Sud

CATANZARO – Cominciano a viziarci, questi ragazzi: giocate eleganti, tocchi raffinati, manovre veloci e coinvolgenti. La “Ferrigno & C.” ci ha preso gusto, e con essa intere generazioni di tifosi, dai giovanissimi che negli anni della “A” non erano neanche al mondo a quelli che domenica dopo domenica vivono, con le irresistibili incursioni di Corona, scampoli di ricordi e brividi d’emozione, quel sapore antico che sembrava definitivamente smarrito.
Della Fermana, sul terreno del “Ceravolo”, è rimasta l’ombra d’un respiro. Il resto è stato solo tripudio giallorosso. Prima, durante e dopo. Prima, la generosa coreografia della curva ovest; durante la gara, con una qualità di gioco messa in campo dagli uomini di Braglia che hanno schiantato gli avversari; dopo, con la festa per la conquista in solitaria del secondo gradino in classifica.
Già, cominciano a viziarci questi ragazzi: i due incontri casalinghi consecutivi delle “aquile” sono andati in archivio con il massimo risultato utile. La conseguenza è stata quel balzo in avanti in classifica, ora da difendere con le unghie.
Certo, siamo ancora a metà girone, e non è il caso ,di eccedere negli entusiasmi; la prudenza consiglierebbe toni più cauti, ma quegli imperiosi anticipi di Ascoli, quelle felici sgroppate di Caterino, quelle giocate illuminanti di Alfieri, quelle incursioni veloci di Ferrigno, quegli affondi perentori di Corona…
Il primo tempo andato via con una campionatura di queste situazioni, con tutte le possibili e immaginabili variazioni sul tema. Si dirà che ritrovarsi in vantaggio dopo appena cento secondi di gioco rende tutto più facile, ma nei restanti 5.300 mica s’è vista la Fermana! Nel secondo tempo i padroni di casa hanno risparmiato le energie, lasciando agli avversari il compito di costruire (ma quelli non ci sono riusciti quasi mai) e limitandosi ad operare in contropiede.
La cronaca comincia con l’urlo dei settemila sugli spalti per il quasi immediato (si era al 2′) vantaggio giallorosso. Appena l’arbitro fischia l’inizio delle ostilità i padroni di casa piantano le tende nella metà campo avversaria e non si muovono d’un millimetro. Una lunga azione di gioco che coinvolge l’intera squadra; il pallone gira e rigira al limite dell’area della Fermana, poi l’accelerazione improvvisa: da destra Toledo serve Alfieri che smista a sinistra su Caterino il quale, dal fondo, mette la sfera al centro dell’area per Corona che insacca deviando di testa.
La reazione della Fermana ha la consistenza della nebbia e per i padroni di casa restare dominatori del campo è un gioco da ragazzi. Il raddoppio, al 21′, è la logica conseguenza della netta differenza dei valori sul campo. Anche in questo caso c’è lo zampino di Caterino, incontenibile sulla fascia: la sua ennesima incursione si chiude con un prezioso suggerimento per Ferrigno che irrompe in area dall’altra parte e insacca con facilità di destro.
Il Catanzaro continua a dominare ed al 41′ potrebbe andare nuovamente in gol: Alfieri prende palla a centrocampo, salta l’avversario, avanza di qualche metro e dal limite dell’area tira violentemente a rete costringendo Chiodini al difficile intervento.
Qualcosa sembra possa cambiare nel secondo tempo, quando la Fermana cerca di guadagnare spazio per porre le basi dell’improbabile rimonta; i padroni di casa si affidano al contropiede e, nei fatti, continuano a controllare la gara ed a confezionare le cose migliori. Al 21′ Corona, lanciato in contropiede, ha una splendida opportunità, ma quando si trova a tu per tu col portiere avversario, il suo tentativo di sorprenderlo con un pallonetto non gli riesce, ed il portiere riesce a salvarsi respingendo il tiro. Ma per il tris è solo questione di tempo; al 24′ Ferrigno, lanciato splendidamente in contropiede da Corona con un lungo traversone, riesce a domare la sfera, avanza di qualche metro e quando si trova davanti il portiere, lo trafigge con un rasoterra. È semplicemente l’apoteosi.

Paolo Cannizzaro

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Redazione

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