Dalla Redazione

”Si vive insieme, si muore da soli”

Scritto da Redazione
Una sola alternativa all’umiliante nulla di questi mesi: fare fronte comune

 

 

(Il manifesto del Catanzaro Club: e se ripartissimo tutti insieme da qui?)

 

Un’altra serata storta. Ed ecco che come il protagonista di “Febbre a 90” ci si ritrova con una gran confusione in testa a chiedersi se la vita fa schifo perchè è la tua squadra del cuore a fare schifo… o viceversa. Non è neanche la sconfitta con il Milazzo, figurarsi, una in più, una in meno…è che proprio non si riesce a sperare. Per fortuna le menti illuminate e intransigenti non sono solite bazzicare i siti di sport. Cosa penserebbero leggendo anche solo una parola di questo pezzo? Ci parlerebbero – probabilmente a ragione – delle cose importanti dell’esistenza, che sono molte e impegnative, specie in certe parti del mondo, inclusa la nostra.

Ma noi e voi ci intendiamo. Soffriamo le stesse pene. Che siate in Giappone o a Santa Maria, non cambia nulla. Siete catanzaresi. Nel sangue avete il morzello, il vento, quel dannatissimo ponte, l’ironia, l’indolenza, il baffo di Massimo Palanca, il volto di Nicola Ceravolo. E per quanto lo desideriate, “non amerete nessuna squadra all’infuori della vostra“.

Magari, una volta lontani dalla vostra città, ovunque la vita vi avrà portato, andrete a San Siro, all’Olimpico, perchè no… allo Stamford Bridge. Acquisterete delle partite di serie A in pay per view…o solo una sciarpetta. Vi mischierete ai tifosi delle altre squadre con un sorriso falso da ballerino di tip tap stampato in faccia. Vi meraviglierete dell’organizzazione, dei colori, dello stesso calcio che vi sembrerà tutta un’altra cosa. Ma quando vi troverete ad esultare per un goal, prima di saltare in piedi, giusto un’istante prima, vi sentirete dei perfetti idioti. E allora vorrete poter scambiere subito quell’impianto da Champion’s League con il vostro vecchio Miliare: immediatamente, senza dubbio alcuno.

Noi tifosi siamo quelli che dopo la serie A hanno creduto a chiunque parlasse di rilancio. Abbiamo sognato con Albano e Mancuso. Abbiamo sperato con Soluri, pianto con Parente e Poggi. Abbiamo dato credito a Pittelli, Bove, Aiello. E qualcuno di noi sarebbe pronto a dare una chance anche a Quartaroli. Siamo disposti a tutto pur di ritornare a sperare. E allora perchè non provare l’operazione più rivoluzionaria che in città sia mai stata tentata? Mettersi insieme. Fare fronte comune e pretendere un futuro dignitoso.

Abbandonando i rancori, le paure, i piccoli interessi e tutto il bagaglio di idiosincrasie che negli anni ci siamo creati. In molti lo crediamo: la questione Catanzaro è decisiva per il nostro futuro. E non per una “questione d’immagine”, come scrivono dal Comune. Tra dieci anni, il Catanzaro e il modo in cui avremo risolto la sua crisi, contribuirà in maniera decisiva a definirci come catanzaresi. La nostra catanzaresità ce la stiamo giocando anche in queste settimane.

Qualche decennio fa, la rivoluzione la fecero dei ragazzi in maglia giallorossa. Portarono il mondo a Catanzaro e Catanzaro nel mondo. A loro, alla memoria di quegli uomini  (Nicola Ceravolo innanzitutto) che resero possibile il miracolo, dobbiamo una rivoluzione…gliela dobbiamo sul serio.

I club organizzati, i semplici tifosi, i vecchi ultras  a riposo, appesantiti dal tempo e dalle avversità, provino un ultimo coro, tutti insieme. Come ai tempi in cui il Ceravolo tremava d’orgoglio. Pretendere più di Quartaroli, e più di chi ci ha illuso negli ultimi decenni non è impossibile. Possiamo farlo. E potremmo avere successo. Non credete?

Forza Catanzaresi.

Fabrizio Scarfone

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