Dalla Redazione

Era morte apparente. Ma ora ci tocca vivere

Sotterriamo l’ascia di guerra, le maschere e i cinesi vari. Tutti ai propri posti: riprendiamoci il Catanzaro

(Il markoritocco: “e puru ‘sta vota v’inda ijstivu all’acitu“) 

__________________________________

IERI il Cosenza, l’ avversario storico, quello dell’unico derby di Calabria che abbia mai contato davvero qualcosa, non è riuscito a vincere – se non ai rigori, s’intende- contro i resti di un effeccì che da tempo non rappresenta nessuno oltre sé stesso. E dove sta la novità? In fondo, il Cosenza non batte dei catanzaresi in maglia giallorossa da più di un ventennio, penserete voi. Eppure deve esserci qualcosa di soprannaturale (vedi markoritocco, ndr) se i cugini non hanno sconfitto il peggior Catanzaro di tutti i tempi. E nessuno si azzardi a dire che “in fondo la squadra c’è” o che “qualcuno in società ci aveva visto giusto”. La verità è che ieri gli stessi undici che senza stipendi, acqua e divise pulite hanno raccattato la miseria di 3 punti (parte dei quali  saranno ”pignorati” dalla lega) in una seconda divisione che pare terza categoria, hanno solo evitato un’ulteriore umiliazione ai tifosi giallorossi. Complimenti ad Andrea Capicotto, a Puntoriere e a chi ha corso e lottato contro i propri limiti perché il Cosenza non riuscisse nell’impresa che in tutta la sua storia non ha mai centrato: imporre una sconfitta umiliante ai rivali del Catanzaro.

LA STRANA notte di ieri però, ci racconta qualcosa che non possiamo sottovalutare. E ancora una volta è necessario ringraziare il Cosenza. La paura dell’umiliazione storica, che al di là di tutto per le statistiche avrebbe contato eccome, ha risvegliato dentro ogni catanzarese quell’insana passione per un pallone che rotola. Siamo testimoni di scene degne di un racconto di Nick Hornby: triangolazioni Milano-Roma-Catanzaro ai limiti del possibile tecnologico solo per ascoltare la radiocronaca cosentina, aggiornamenti via e-mail da una parte all’altra del globo senza alcun riguardo per il fuso orario, esultanze solitarie nel pieno centro di Torino, sventolìo discreto di sciarpe giallorosse degli universitari di Cosenza come fossero dietro le linee nemiche, un brivido venuto da chissà quale epoca al rigore di Capicotto… Sì, era morte apparente. Gli spalti deserti del Ceravolo non devono ingannare nessuno: la passione giallorossa non è definitivamente scomparsa. Gli avvoltoi si allontanino, questa non è ancora una carcassa.

MA ORA ci tocca vivere. Lo dobbiamo a noi stessi e a nessun altro. Salutiamo con una stretta di mano i personaggi inadeguati (con il codazzo autoctono, ovviamente) che fino a ieri si sono avvicinati a questa società e cerchiamo una soluzione vera. Senza ulteriore sperpero di risorse pubbliche, senza ulteriori collusioni, senza millantare l’interessamento di multinazionali lontane anni luce dalla nostra realtà; è l’ora che ognuno faccia la sua parte. Il piccolo gioco dei “meriti politici” e individuali è terminato. Hanno perso tutti. Destra, sinistra, centro. Nessuno d’ora in avanti potrà vantare crediti speciali o pensare di trarre qualche vantaggio dal Catanzaro alle prossime elezioni comunali. Al bando la diplomazia, Assessore Tallini, Assessore Gatto: ci rivogliamo a voi che più lontani per storia personale e politica non potreste essere. Il direttore di questa testata ha proposto una strada già percorsa in altre piazze, si chiama “fallimento pilotato”. È una strada impervia ma percorribile. Riusciamo a convogliare qualche energia positiva su questa ipotesi? Rispondeteci pubblicamente, chiari come bambini: sì o no. Ad ogni modo (se anche l’ipotesi di fallimento pilotato non dovesse funzionare), nell’ultima estate, quella del debito che cresceva e decresceva come le maree, in conferenza stampa Floriano Noto e Massimo Colosimo (in pratica gli ambasciatori dell’eldorado per ogni tifoso giallorosso) hanno dichiarato: “se il Catanzaro malauguratamente fallisse, lo prenderemmo ripartendo dalle serie inferiori“. Quelle parole pronunciate in pubblico valgono quanto un documento firmato davanti ad un notaio. Il fallimento è vicino, perciò, messaggio agli autorevoli rappresentati della tifoseria: perchè non barattare qualche anno di mediocre seconda divisione con il Futuro?

COSA ci blocca? Chi ci impedisce di ricominciare ad esistere normalmente? Quale interesse stiamo ancora tutelando a scapito della collettività? Fatecelo sapere, lo renderemo pubblico e saremo al vostro fianco nel combattere una giusta battaglia. La nostra città ha piaghe complesse. La soluzione della vicenda Catanzaro potrebbe segnare una nuova rotta, un rinascimento forse…certamente una speranza. 

FabScar

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

Scrivi un commento