La Striscia

Il condizionale è d’obbligo

Riapre il balletto delle voci, dei depistaggi, delle trattative finte o segrete: un gioco che a Catanzaro non appassiona più nessuno

Dopo le grandi manovre di luglio e con gli stessi attori, in questi giorni di ottobre il refrain “il condizionale è d’obbligo” oppure la classica frase “al massimo entro domani” è tornata ad echeggiare nelle orecchie degli affezionati giallorossi.

Con una sostanziale differenza però rispetto al caldo mese di luglio: i tifosi questa volta si son fatti furbi e non si tratta neanche di essere sfiduciati. La verità è che solo pochissimi credono ormai che una vera svolta potrà esserci.

Chi quotidianamente vive la città si rende conto che del Catanzaro se ne parla sempre di meno. La frase “novità de giallorossi” non l’ascoltiamo ormai da tempo. “Fallimmi?” è questa ormai l’unica domanda che nove tifosi su dieci ti chiedono ed è su questa totale mancanza di fiducia che dovrebbero interrogarsi tutti gli attori, siano essi dirigenti o politici di qualsiasi schieramento politico, che hanno partecipato alla telenovela Catanzaro. “Comunque vada sarà un successo” era un vecchio slogan di Chiambretti, “comunque andrà questi siete” è ormai la reclame che questi personaggi hanno prodotto.

Le trattative di questi ultimi giorni sono state ufficializzate attraverso un comunicato lanciato dall’ufficio stampa comunale, dove si è letto che ci sono trattative in corso e che l’ipotesi fallimento non viene neanche considerata. Pur non essendoci conferme ufficiali sembrerebbe (come al solito è d’obbligo il condizionale a Catanzaro) che due o addirittura tre gruppi abbiano chiesto notizie dei conti societari.

Se questi conti siano stati consegnati e certificati agli eventuali richiedenti non è dato saperlo. Allo stesso modo azzardare l’ammontare del debito per capire quanto bisogna spendere per salvare questa società è come chiedere di svelare il mistero di Fatima.

Chissà cosa è stato consegnato al signor X o Y. Non lo sapremo mai visti i precedenti. A marzo 2010 ricordavamo un debito dichiarato dal presidente del collegio sindacale di allora che dopo due mesi è aumentato vertiginosamente, per poi calare grazie alle confidenze pubbliche dei rappresentanti istituzionali in riunioni con i tifosi e aumentare quando qualcuno faceva la mossa di avvicinarsi.

Si sussurra anche che l’Amministratore Unico Antonio Aiello voglia abbandonare quella nave che i tifosi gli avevano consigliato di lasciare nel mese di marzo. Come suol dirsi alla catanzarese, noi non possiamo che mandargli a dire “e mo su cazzi i toi”. Bastava sfogliare il Codice Civile, caro Amministratore Unico.

Anche Maurizio Ferrara avrebbe confidato un termine ultimo (10 novembre) per poi alzare bandiera bianca se non interverranno fatti nuovi. L’augurio è che per fatti nuovi non s’intendano gli ennesimi oboli del tirare a campare, come gli ultimi ventiduemila euro erogati dalle casse di Palazzo De Nobili.

Mentre una parte politica della città, alla faccia del bene comune e dell’unione d’intenti, si muove nella missione impossibile che è diventato il salvataggio dell’Effeci, anche altri eclissatisi in attesa delle prossime elezioni guardano verso altre direzioni e confidano presso sedi di club d’elite della città le loro perplessità sulle trattative attuali. Questo serve per far comprendere quanto detto in premessa: i tifosi ormai hanno capito, gli elettori, forse, ancora no.

A proposito domenica si gioca. Abituati ormai al fatto che non ci saranno i manifesti che annunciano la sfida con gli avversari di turno è bene ricordare ai duecento appassionati di questa stagione che domenica possono trovare un altro hobby. Nella stagione di Provenza si esordì già con l’Aversa a porte chiuse. Allora il veto era dovuto alle nuove norme di sicurezza che dovevano essere rispettate. E quando il “Ceravolo” aprì, pur con qualche carenza, sembrava uno stadio di almeno due categorie superiori.

Oggi quello stadio corre il rischio che non possa essere aperto. Perché? Ci vo’ a pila”.

SF

Autore

Salvatore Ferragina

Scrivi un commento