Rassegna stampa

Corona e Braglia, il braccio e la mente

da Gazzetta dello Sport

CATANZARO – “Ma cos’è successo a questo pubblico? –esordisce Piero Braglia- E’ stato sempre molto vicino alla squadra, ma non lo ricordavo così. Sempre ad applaudire, ad incoraggiare, a cantare senza stancarsi. Questi tifosi sono veramente bravi! Si sono organizzati in maniera incredibile. E’ un piacere giocare in quest’ambiente. Se ci continueranno ad assistere così, voglio anch’io vedere come andrà a finire.” Poi, quasi facendo un pò di marcia indietro ed a proposito di Mario Alfieri che sogna senza misteri la B, il tecnico prosegue: “Mario deve stare attento a quel che dice. E’ meglio volare bassi, evitando le chiacchere. Questi tifosi non meritano d’essere illusi, anche se l’entusiasmo di Alfieri non mi dispiace ed è genuino. Non possiamo promettere nulla. Giochiamo domenica dopo domenica, lavoriamo e non pensiamo ad altro.” Poi, spiega le lamentele, espresse sotto voce nel dopo partita: “S’è vinto e sono contento. Però, si poteva far meglio. La difesa ha spesso eseguito movimenti sbagliati, che non mi sono per niente piaciuti. Una giornata di scarsa vena può anche capitare e non sarà stato per la tensione perché i miei sono giocatori vaccinati. Dobbiamo solo lavorare sodo per migliorarci. Mi corre l’obbligo, d’altra parte, di segnalare che molti giocatori non erano in buone condizioni. Ascoli, per esempio, aveva perso negli ultimi giorni 3 chili.” A proposito di vertici della classifica, si limita a commentare il primo posto della Viterbese: “Giocano con l’entusiasmo dei risultati favorevoli, mentre hanno un buon attacco. Però, leggendo le cronache, s’evince che tutto gli stia andando bene.” Sul fronte di chi fa i gol, Giorgio Corona, appena uscito dalla banca, giura di aver fatto la fila come gli altri: “La faccio sempre. Sono una persona corretta.” La prima a rispondere al suo cellulare, è stata la sua bambina, che funge da giovanissima segretaria: “Quando sente una voce che non conosce -riferisce papà Giorgio- chiama sempre me. Li ho condotti da Palermo. Allo stadio c’era anche mio padre, che porta sempre fortuna.” Giacomo Corona è un ex calciatore che, 20 anni addietro, giocava sui campi della periferia di Palermo. “Lui dice che i campionati minori che disputava –continua il centravanti- equivalevano ad un attuale serie C. Questo, però, lo dice lui. –conclude sorridendo e con la tipica irriverenza dei figli d’oggi. Sul suo momento, Giorgio Corona prosegue: “Avevo sofferto l’astinenza delle trascorse 3 settimane, ma sono periodi che possono anche capitare. Per il resto, è certamente il periodo migliore della mia carriera. Da tempo desideravo disputare una C1. Giocarla a Catanzaro è, poi, il massimo. Ringrazio tutti quelli che mi stimano e mi vogliono bene, anche se è facile raccogliere consensi quando si segna.” Poi, un sentito e rinnovato omaggio ai suoi compagni: “Corona non potrebbe mai andare a 1.000, se non girassero a 999 almeno i suoi compagni. E’ una squadra competitiva che ti mette nelle condizioni ideali. Siamo un bel gruppo. Non dobbiamo esaltarci più del dovuto, capitalizzando questo buon momento.” Su Corona non si risparma il dirigente generale Gianni Improta: “Giorgio è un autentico uomo, prima d’essere un ottimo attaccante. Tiene alla squadra, prima ancora dei suoi gol. Elogia i compagni, senza autocelebrarsi e mantenendosi sempre con i piedi per terra. A suo tempo, qualcuno ha detto che avevamo speso troppo per averlo. Adesso, ce lo invidiano tutti.” Per ultimo, il vice presidente Massimo Poggi così s’inserisce: “Ce lo aveva fortemente richiesto la piazza e l’abbiamo accontentata, sapendo che Giorgio sarebbe stato un sicuro investimento. Sta facendo di tutto per non farci ricredere della ragguardevole operazione.”

Salvatore Blasco

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