Dalla Redazione

Salviamo la zattera giallorossa

Una proposta, un appello, una missione (quasi) impossibile
L’editoriale di Francesco Ceniti

Vale ancora la pena cercare una via a questa controfigura del Catanzaro, persa da tempo in un mortifero labirinto? La risposta razionale è: no. Il tifo per una squadra, però, è tutto tranne che razionale, anche se siamo consapevoli di una cosa: la nostra proposta ha le stesse possibilità di successo di quelle che avrebbe un naufrago su una zattera in pieno oceano. Che poi è l’esatto specchio di come qualcuno ha ridotto la nave giallorossa. Missione (quasi) impossibile, ma fino a quando la zattera galleggia (ancora per poco), proviamoci pure.

Fuori da ogni metafora: i soci attuali dell’Fc, nessun escluso, certifichino nei prossimi giorni il bilancio, in modo da avere finalmente un veritiero quadro dei debiti esistenti. Una volta fatto questo, dovranno sottoscrivere una manleva che metta al riparo da qualunque sorpresa (leggi pendenze non messe in bilancio, perché le dichiarazioni di Galfano sono gravi e non ci pare che la società abbia deciso di querelare il tecnico per diffamazione). Il terzo passo è firmare una procura a vendere da un notaio al prezzo simbolico di un euro. E infine, sparire dalla circolazione. Squadra e società dovranno essere consegnate al sindaco o meglio a un commissario straordinario. Due le strade possibili: cercare un acquirente o un gruppo di acquirenti per tentare il fallimento pilotato (come è accaduto con Pescara e Pro Patria); portare a gennaio i libri in tribunale per avviare una procedura di fallimento canonico nella speranza che prima di giugno qualcuno riesca ad evitare la cancellazione del titolo sportivo.

Altre soluzioni sono soltanto una perdita di tempo. E chi a stento galleggia in pieno oceano non ne ha tanto a disposizione. Proprio per questa ragione è davvero incomprensibile l’atteggiamento avuto finora dagli attuali soci: a marzo, quando forse la zattera navigava ancora nel Mediterraneo, dopo la conferenza stampa di Aiello avrebbero dovuto uscire di scena immediatamente, consegnando la squadra e certificando i debiti. E invece sono rimasti a bordo, rendendosi protagonisti di una sconsiderata ricapitalizzazione (e aspettiamo ancora che qualcuno ci spieghi l’operazione “bianco e nero” dei doppi contratti)  che ha avuto come duplice risultato un bel 4-0 al Flaminio e il ritorno ai loro porti di tutte la navi di soccorso che si erano avvicinate al Catanzaro. Un consiglio più che da grillo parlante, da cicala (di mare). Ma forse faceva comodo così. Adesso, comunque, se vogliamo provare ancora a salvare la zattera giallorossa serve un rapido cambio di rotta. Oppure prepariamoci ad affondare.

Francesco Ceniti

P.s.: Del lungo commiato (?) di Soluri ci ha incuriosito il finale: Carducci e l’asino. Perché l’ex presidente ha scelto proprio un noto poeta massone? C’è per caso una similitudine su come è stato gestito negli ultimi anni il Catanzaro? E ancora: la figura dell’animale è un riferimento ai tifosi giallorossi? Avrebbe, forse, il signor Soluri preferito una massa ignava e silenziosa, concentrata a rosicchiare “un cardo rosso e turchino” come l’asino bigio di Carducci, mentre qualcuno faceva scempio di una passione lunga tre generazioni? Sembreranno domande senza senso. Perdonateci, ma abbiamo una buona scusa: a restare in una zattera sotto il sole dell’oceano si rischia d’impazzire…  

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

Scrivi un commento