Il Rompicalcio

Mendicanti di futuro

Dai piani quinquennali post-Lodo alle macerie di oggi. Proseguono i danni della politica nel Catanzaro

. Il senatore-lodista Giancarlo Pittelli, nella foga di imitare la discesa in campo del grande capo, dichiara a UsCatanzaro.net: «Abbiamo un programma quinquennale per far risalire il Catanzaro ad alti livelli, vogliamo fare le cose con calma,  in C2 possiamo anche rimanere due anni, è inutile cambiare allenatore ogni sei mesi o prendere tanti calciatori. Il calcio a Catanzaro deve rinascere insieme al settore giovanile, da noi non esiste settore giovanile da tanti anni. Su queste basi solide vogliamo partire». Caro senatore, a che punto siamo con la pianificazione quinquennale d’ispirazione sovietica? Vediamo un po’.

21 agosto 2010. Ieri. Classica giornata di mare agostana sul litorale ionico. Sole, naturalmente, per tutto il giorno. Sulla spiaggia sfoglio i quotidiani: «Gicos, oggi o mai più» – titola Il Quotidiano – mentre la Gazzetta del Sud «aspetta il sì di Cosentino», rammaricandosi del fatto che questa trattativa sta rallentando la programmazione della nuova stagione (sigh!). Non trovo insomma novità. I giornali brancolano nel buio, noi aspettiamo novità dalla nostra fonte diretta nella trattativa. Tornando verso casa, lungo la strada di Germaneto, mi volto verso i tre colli e vedo strane nubi nere addensarsi su Catanzaro. Qualche goccia di pioggia. Penso subito a un cattivo presagio.

Un pensiero che peraltro mai mi ha abbandonato in questi quattro mesi di crisi giallorossa. L’sms arriva automatico, come un tuono dopo il lampo. “Trattativa saltata. Cosentino ha detto no”. Nubi su Gomorra, nubi su questa piccola città, su questa gloriosa squadra che incassa l’ennesimo rifiuto, stavolta da Giuseppe Cosentino, più volte strattonato in questa lunga storia. Il cerino rimane in mano all’assessore Tallini al quale è stato unanimemente riconosciuto l’impegno personale nel condurre la trattativa. Ma il rifiuto di Cosentino è un fallimento anche per lui. Un rifiuto che segue quelli di Noto e Colosimo, di Gatto e Speziali, di Mancuso (che peraltro ha già dato) e di Guglielmo, di Abramo e di tutta la classe “imprenditoriale” catanzarese, per la quale il Catanzaro è un fastidioso mendicante, sempre in cerca di un’elemosina per tirare a campare. O al massimo un argomento di discussione frivolo da tirar fuori nella pause-pranzo di job meeting, quando il calcio è un buon facilitatore di relazioni per concludere affari. Elargire e voltare le spalle facendo finta di niente, l’unico modo per non affrontare il problema, scaricandolo sulla classe politica.

Una classe politica che ci prova a risolvere i problemi. Si riunisce, intavola discussioni, suda, sbuffa, telefona, fa e disfa. E alla fine fallisce. Per inettitudine sicuramente, qualcuno magari per malafede. Un fallimento pesante, però. Ora i tifosi ringhiano, giustamente. Del resto, con la sconcertante operazione Tribuna Gianna e l’ingresso di fatto delle istituzioni nella società, sono diventati sostanzialmente azionisti dell’Effeccì. E ora chiedono il conto degli aiuti pubblici elargiti in un anno al Catanzaro. Pretendono di sapere dove sono finiti tutti i soldi delle collette salva-calcio versione 2009 e 2010-remix incassati dalla società, visto che nel corso della scorsa stagione i calciatori scioperavano, le docce erano gelate, le utenze sospese, i contributi evasi. Come dimostrano i deferimenti e i punti di penalizzazione a pioggia.

E vogliono trasparenza sui 600 mila euro versati dal Comune, in un mese a cavallo tra giugno e luglio, per salvare la squadra e lasciarla nelle mani di tre fra i peggiori presidenti della storia giallorossa: Antonio Aiello, Pasquale Bove, Giuseppe Soluri, in rigoroso ordine alfabetico e in ordine cronologico inverso. E vogliono capire cosa è stato pagato con i 200 mila euro reperiti dal tavolo istituzionale di aprile, davanti all’ennesima minaccia di sciopero dei calciatori. O magari che ne è stato del contributo di 75.000 euro della Provincia che finanziò anche la vergognosa trasferta di Roma. E in definitiva quanta e quale parte di debito dell’Effeccì è stata ricoperta con 1,6 mln di euro, versati in trenta giorni da Tribuna Gianna e Comune nelle casse sociali.

I tifosi vogliono sapere se hanno pagato e continueranno a pagare i contratti pluriennali di Di Meglio e Gaglione, o quello di “mister” Improta, che ama così tanto il Catanzaro da continuare a percepire un compenso da allenatore in seconda, pur non lavorando più per i giallorossi. Mentre tutti i calciatori che passano da Catanzaro e che potrebbero costituire un asset per la società ottengono tutti delle comode rescissioni. I tifosi vogliono sapere quanti e quali contratti di fornitura sono stati stipulati senza poterli onorare, gravando sui bilanci attuali e quelli futuri, e costituendo un ostacolo a un eventuale passaggio di proprietà. Non ultimo il paradossale ritiro di San Quirico, di cui il socio Catalano rivendicava la gratuità, mentre oggi sui quotidiani leggiamo il contrario.

Caro senatore Pittelli, come certamente capirà, il suo progetto rischia di non avverarsi. Manca un anno allo scadere della pianificazione quinquennale. E la classe politica di cui Lei è illustre esponente ha fatto di tutto in questi ultimi 4 mesi per complicarLe la riuscita del progetto. In questo momento siamo senza una proprietà, senza una dirigenza (ma i soci potrebbero rimboccarsi le maniche e, perché no, in cambio di un lauto gettone, occuparsi ognuno di un settore specifico), senza tifosi e senza calciatori. A meno che non si vogliano considerare tali quei poveri figli, costretti ad una trasferta fantozziana per perdere 6-0 a Sorrento.

In compenso, caro senatore, abbiamo la Tribuna Gianna ben salda all’interno della società. Doveva concludere il suo compito salvando il Catanzaro, traghettandolo verso una nuova proprietà e uscendo di scena. Invece no. Nessuna nuova proprietà e nessuna uscita di scena. Si parla di risanamento, si interpellano allenatori, si fanno progetti. Ma con quali risorse? E con quale mandato? Sindaco Olivo, Lei doveva essere il “”, ma la situazione Le sta sfuggendo di mano. Presidente Ferro, la Tribuna Gianna ha utilizzato denaro pubblico per salvare una società privata, con debiti che rimangono altissimi e nessun ritorno di immagine per la città, né per la Provincia. Anzi sì. L’immagine deturpata di un Catanzaro che non c’è più.

Forse avete delegato e vi siete fidati di persone sbagliate. Ma adesso, prima che sia tardi, prima che i tifosi arrivino a chiedere le vostre dimissioni per banali fatti calcistici o peggio l’intervento della Corte dei Conti e/o della Guardia di Finanza, riprendete in mano le redini della vicenda. Lasciate il Catanzaro al proprio destino di società per azioni. Fate uscire la Tribuna Gianna dalla compagine societaria. Subito. Questo Catanzaro non è il Catanzaro, non merita di giocare al “Ceravolo”, non merita di indossare la casacca giallorossa. Non merita più un euro né dalle istituzioni, né da altri imprenditori. Merita solo un oceano di indifferenza.

Ivan Pugliese

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Redazione

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