Dalla Redazione

Caro Tony, a Catanzaro piove fango

Scritto da Fabrizio Scarfone
Lettera aperta “alla lontana America”

“I ragazzini sono rientrati in pullman all’alba e con un paio di pasti economici per non pesare troppo sulle spalle societarie in tempo di scarse risorse finanziarie”.

 Gazzetta del Sud, 9 Agosto 2010

  Venne il tempo in cui il Vento, l’Acqua e l’Onore s’incontrarono per trascorrere qualche ora lieta insieme. Mangiarono, bevvero e parlarono per giorni e giorni, sino a quando non fu il momento di separarsi. “Non temete, amici – disse il Vento – ora me ne vado, ma quando mi rivorrete accanto basterà che accarezziate l’aria ed io sarò lì, insieme a voi, dovunque siate”. “Ci rivedremo presto – disse invece l’Acqua – perchè quando sentirete la mia mancanza, beh sarà sufficiente che alziate gli occhi al cielo e, se ci sarà una nuvola, saprete che presto io vi raggiungerò”.“Eh – sospirò sconsolato l’Onore – purtroppo se mi perdete oggi, non mi ritroverete più”.

Storia popolare siciliana

Caro Tony (),

qui le cose continuano ad andare per il verso sbagliato. Per dirla al modo di Pirandello: a Catanzaro piove fango. E a palle di fango stiamo giocando e il fango si sta impiastricciando dappertutto. E le cloache sembrano essersi aperte, e la città pare destinata a vivere per lunghi anni dentro una lurida melma. Già, caro Tony, le cose vanno male sul serio. 

Non è neanche più una questione di soldi. Quelli sono arrivati in quantità industriali, soprattutto dalle casse pubbliche esangui. No, non è più una questione di soldi. E non è più neanche una questione di pallone, nonostante il sei-zero di Sorrento, i commenti sarcastici della stampa sportiva e gli sfottò dei tifosi avversari. No, semplicemente è finita un’epoca, quella in cui nonostante tutto, avevamo mantenuto dignità ed onore. Anche dopo Ascoli, anche dopo i due anni della “B sempre ultimi” di Poggi e Parente, anche dopo il disastro Pittelli. 

Perdonami se scomodo parole come “dignità e onore”: lo faccio perchè sono convinto che tutto quanto verrà, da domani in poi, sarà irrimediabilmente corrotto dal presente che stiamo vivendo con tanta indolenza. Forse avremo una normale squadra di calcio, un giorno, ma non sarà più la stessa cosa. 

Abbiamo perso l’innocenza in quanto “comunità” e, proprio come può accadere a ciascuno di noi singolarmente, siamo finiti sul fondo. Quando è una collettività a toccare il fondo, è facile che il peggio prenda il sopravvento. E così si vedono minoranze agguerrite e organizzate in minuscoli eserciti, conquistare spazio giorno dopo giorno. Senza risparmiare nulla: come una mafia stracciona o una versione affamata e triste dell’armata Brancaleone. Queste minoranze spacciano per favori straordinari semplici diritti, minacciano indifferentemente querele e mazzate, e neanche si preoccupano di rovesciare la realtà: semplicemente la ignorano o costringono gli altri ad ignorarla.

Ecco, ora magari penserai che tutto questo con il tuo Catanzaro, quello schierato sopra un campo d’erba con maglia e calzoncini giallorossi, quello che ti ricorda l’infanzia con tuo padre che ti tiene dalla mano, non c’entra proprio nulla. Eppure ti sbagli. Perchè in questo momento non c’è specchio migliore dell’effecì per vedere Catanzaro e i catanzaresi. Non esiste palla di vetro più affidabile in cui scorgere il nostro futuro.  

Pensa per un momento a quei film americani sulla fine del mondo: c’è sempre una squadra di super-esperti in grado di tirar fuori la soluzione che salverà la Terra. E ci sono sempre un paio di eroi pronti a sacrificarsi per la causa. A Catanzaro, in fondo abbiamo pensato che quando la situazione si sarebbe fatta insostenibile, qualcosa o qualcuno ci avrebbe salvati. E così è venuto naturale supporre, vedendo riuniti i rappresentanti della politica e dell’economia, che una soluzione definitiva sarebbe stata trovata. Nulla di più sbagliato.

I super-esperti si sono rivelati presto super-dilettanti. Gli eroi si sono mostrati pavidi alla meglio, venduti alla peggio. Nessuno, insomma, ha risposto alla chiamata della propria città. Eppure sarebbe bastato poco, pochissimo. Perchè non esiste interesse in grado di resistere al volere della collettività. 

Dopo riunioni, tavoli e conferenze stampa… dopo tanto clamore, ora è il silenzio. I politici riposano nelle loro ville a due passi dalla spiaggia, gli operatori economici scorrazzano in barca tra le onde, con un occhio al fatturato e l’altro al mare aperto. E i catanzaresi? Fissano il loro gratta&vinci esistenziale. E tengono stretta l’unica cosa che ancora li tiene buoni dentro il proprio quotidiano: la speranza – quasi sempre vana- di ritrovarsi anche loro, un giorno o l’altro, a due passi dalla spiaggia. O a cavallo delle onde.

Caro Tony, fossi in te comprerei una teca e dentro ci ficcherei tutti i bei ricordi che hai del Catanzaro. Io farò così, subito dopo aver aperto l’ombrello.

Fabrizio Scarfone

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Fabrizio Scarfone

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