Il Rompicalcio

Rotolando dalla rupe ventosa

Il Catanzaro sprofonda nel baratro trascinando con sè la dignità di una città

Il limite della decenza era stato superato da parecchio. Ma l’asticella si sposta ogni giorno di più, sempre più velocemente. Il problema è che ormai non si vede più neanche una prospettiva. E la rabbia dei tifosi ne è una fedele testimonianza. Anche chi si ostinava a credere in buonafede che il FC Catanzaro potesse avere un futuro, ha dovuto ricredersi dopo il 4-0 del “Flaminio”. Anche il tifoso, sognatore per definizione, che si era turato il naso davanti all’ennesimo sperpero di denaro pubblico in nome di un possibile cambio di proprietà, si è scontrato con una realtà peggiore di qualsiasi incubo. Caduto anche il velo sottile di un possibile ripescaggio, rimangono le macerie di quella che fu definita “la prima gloria del Sud”.

UN CDA VUOTO – L’ultima chicca in ordine di tempo è il nuovo consiglio d’amministrazione partorito ieri dall’assemblea dei soci. Un cda vuoto, senza senso. Con un presidente di “garanzia” (non si sa di che cosa) e consiglieri scelti per riempire caselle vuote di nomi e di significato. Tra questi nomi spicca l’ex presidente e attuale socio di minoranza Bove, e soprattutto Pasquale Gigliotti, l’ex DS legato alla gestione Bove-Soluri (con Gianni Improta DG) e cacciato da Aiello per far posto a Pitino. Una vera sorpresa, visto che Gigliotti doveva essere, secondo i tre vecchi soci, il “nuovo” direttore sportivo designato e invece si ritrova in consiglio d’amministrazione. Misteri catanzaresi. Un cda vuoto, dicevamo, e rappresentativo di un’assemblea di soci che non hanno un soldo da investire nel Catanzaro, come dimostra l’ultima stagione vissuta pericolosamente sull’orlo del baratro.

NAVIGATORI A VISTA – Un baratro da cui il Catanzaro è stato tirato fuori grazie all’ennesima iniezione di denaro pubblico sottratto ad altri eventi “culturali” e alla pluri-ripetuta colletta imprenditoriale. Un’operazione portata avanti dalle istituzioni, Comune e Provincia in testa, attraverso lo strumento della Tribuna Gianna, associazione di scopo nata solo per consentire l’iscrizione della squadra e per traghettarla verso una proprietà solida. L’operazione è clamorosamente fallita: se vivessimo in un mondo normale, la Tribuna Gianna dovrebbe farsi da parte, lasciando ai tre soci la sciarada di come tirare avanti. Sicuramente ci sarebbe bisogno di spiegazioni convincenti davanti ai tifosi e ai cittadini, visto l’utilizzo di denaro pubblici. Spiegazioni che non ci sono, non esistono, non possono arrivare. In privato tutti contro i tre vecchi soci per rabbonire i tifosi. In pubblico tutti insieme appassionatamente: solo grazie al suo buon cuore, Soluri ha scelto di non far parte del nuovo cda, «nonostante le insistenze di tutti i soci presenti».

CABARETTISTI E CAMALEONTI – E la beffa assume ogni giorno contorni differenti: più nitidi per certi versi, più oscuri per altri. I tifosi si ritrovano al 25 luglio con la squadra iscritta in C2, con i vecchi soci sempre al loro posto e la Tribuna Gianna (cioè la politica) dentro alla società. In tutto questo si rincorrono fantasmi del passato che aleggiano ancora sul presente e minacciano il futuro (che non c’è) del Catanzaro. Risuonano sempre gli stessi nomi in questo enorme Zelig dei tre colli. Cambiare tutto per non cambiare niente. Sempre gli stessi nomi che da 20 anni ballano tranquillamente intorno alla carcassa giallorossa e che sono invisi a tutti i veri appassionati catanzaresi. Proprio quei tifosi che avevano richiesto a gran voce una nuova proprietà, arrivando addirittura (in molti casi) a preferire il fallimento piuttosto che un altro giro di valzer dei soliti ballerini.

POLITICA & CALCIO – La politica dentro il Catanzaro non è una novità. È tutto un fiorire di ingerenze: dalla gestione (legittima) del Lodo Petrucci da parte del sindaco Olivo all’affidamento (sciagurato) dello stesso al senatore Pittelli, naturalmente scomparso in questi mesi e completamente disinteressato (per fortuna) alle sorti del “suo” FC. O forse no. Un altro desaparecido di queste ultime settimane è l’onorevole Traversa. Presidente della Provincia ai tempi del fallimento dell’US, parlamentare di riferimento oggi, probabile sindaco della città domani, Traversa potrebbe ritrovarsi con la fascia tricolore al secondo funerale giallorosso, dopo aver assistito sugli spalti del “Flaminio” a quello sportivo del Catanzaro di Auteri. Eppure era stato subito attivo, chiedendo conto al primo tavolo istituzionale dei debiti reali della società e invitando i tifosi alla riunione per trasparenza. Wanted. Nel frattempo la loro compagna di partito, la ministra Prestigiacomo, con un battito di ciglia diventa garante del “suo” Siracusa e lo porta in C1. Ma lì c’è una società solida, vera, in regola, che paga puntualmente le bollette.

QUESTIONE DI RESPONSABILITÀ – Sui tre colli, invece, lo sport più praticato è lo scaricabarile. Nessuno ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. I tre soci si affidarono a primavera alle istituzioni per risolvere la crisi finanziaria. Adesso sembrano intoccabili: nessuno ha il coraggio di chiederne l’uscita di scena (a parte i tifosi), nonostante i soldi pubblici dilapidati in un paio d’anni. Forse per non essere tacciati ancora una volta da Soluri e soci di «terrorismo psicologico». Per sfuggire alle loro responsabilità, i politici chiedono la legittimazione dei tifosi per ogni decisione. Successe ai tempi del Lodo (vero signor sindaco?). Succede ancora in questi giorni con gli imbarazzanti referendum su Poggi e Parente (vero presidente Ferro? vero on. Tallini?). Delegare ai tifosi che, come cittadini, li hanno delegati a rappresentarli. Un paradosso. A questo punto perché non delegare ai cittadini anche le scelte sugli appalti o sulle nomine nelle ASL? L’unico vero desiderio degli sportivi catanzaresi – avere una proprietà nuova e solida – non è stato neanche preso in considerazione. E speriamo non siano vere le parole del socio Catalano (a proposito, grave errore trovarsi a Siena il giorno dell’assemblea dei soci) e che i tifosi non debbano scoprire un giorno che il gruppo Gicos, unica vera alternativa nel deserto imprenditoriale cittadino, sia stato ostacolato da qualcuno dei funamboli catanzaresi. Anche perché le trattative con l’imprenditore Cosentino sono state confermate pubblicamente sia dall’assessore Tallini, sia da vari esponenti della Tribuna Gianna, compreso il presidente Buccolieri.

RUPI PERICOLOSE – Intanto alcuni giornalisti, che non saprebbero più di che scrivere senza il Catanzaro, discettano già di nuova “linea verde” e di “gestione spartana”. Ma la linea verde ci riporterà ai tempi di Iaria e Andolina? Oppure sarà varato il nuovo Catanzaro dei figli d’arte? Bravi, per carità, e anche con un discreto fiuto del gol. Ma la Berretti di solito gioca a Calabricata o Giovino, non al “Ceravolo”. Che dire poi della “gestione spartana”? Secondo il mito, a Sparta si era soliti gettare dalla rupe del Monte Taigeto quei neonati ritenuti troppo deboli per diventare dei veri uomini. A Roma dalla rupe Tarpea venivano lanciati i traditori dell’Urbe. A Catanzaro, invece, i “traditori” restano fieri a governare i tre colli. Mentre il “neonato” Effeccì rotola sempre più giù dalla “rupe ventosa”. Trascinando con sé la dignità di una città.

Ivan Pugliese


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