Io dico seguitando

Il senso di una Sfida!

Rubrica del martedì curata da Gennaro Maria Amoruso

Inutile parlare di altre cose questa settimana, la mente
ed il corpo sono proiettati verso la partita di domenica contro i pitagorici.
Cosa significa veramente questa sfida per la tifoseria giallorossa è difficile
dirlo, tanti sentimenti e tanti pensieri si mescolano in ognuno di noi. Non è
una partita come tutte le altre, ma non è nemmeno la gara della vita.

Catanzaro e la sua tifoseria hanno conosciuto un decennio
di oblio e di delusioni, forse un po’ troppo fisiologico nella gloriosa storia
di questa squadra di calcio.

Per definire la contesa di
domenica si usano termini impropri, il più utilizzato è quello di derby. Siamo
sicuri che sia corretto usarlo in questo caso? A me pare una grossa forzatura e
non considero la contesa del diciannove assolutamente un derby.

Nella nostra storia possiamo
elevare a tale onore i derby del Sud con Napoli e Bari e forse le sfide
regionali con gli altri capoluoghi, ma chiamare derby un incontro contro un
pezzo della tua ex provincia, mi pare francamente un po’ troppo.

Il derby deve nascere da grandi
rivalità e da motivi storici forti e seri. Deve esserci quel qualcosa che rende
la partita unica, fuori da ogni luogo e tempo, in questo caso mancano tali
elementi, non c’è assolutamente il sostrato di un derby, di una contesa che
vale una vita.

Osservando lucidamente gli ultimi
anni dobbiamo riconoscere che i pitagorici ci hanno saputo fare, la dirigenza è
stata fatta salire sul treno giusto ed ha indovinato con buone entrature
qualche risultato, sono riusciti finanche a fare dieci minuti di serie B
(testuali parole di un loro ex calciatore). Ma veniamo a quello che più ci
preme, ovvero il nostro presente. Stento a capire l’astio nei Nostri confronti
degli “indipendentisti” pitagorici, simili in questo sentimento alla gente
della piana lametina. Avrei capito un sentimento del genere se ci fossero state
grandi ricchezze da dividere, ingenti capitali da sfruttare, ma non
dimentichiamoci che siamo in Calabria. Cosa hanno ottenuto con la provincia? La
targa automobilistica? Nemmeno quella, infatti ironia della sorte le hanno,
dopo poco, levate.

A me i crotonesi stanno un po’
simpatici, sono brava gente, li incontrammo negli anni cinquanta, poi i
rossoblu (che antipatici colori) hanno fatto da sparring partner nelle
amichevoli estive del Grande Catanzaro, ci hanno fornito qualche giovanotto per
i nostri vivai e soprattutto riempivano le scalee del Militare per vedere in
campo le Aquile e per masticare calcio.

Il loro presente è simile a
quello di una meteora, sono sempre laboratorio di esperimenti di qualcuno che
viene dal Nord.

Lasciamo perdere le altrui cose e
torniamo a Noi, l’occasione di questa sfida farà si che moltissimi fuori sede
possano rientrare in “patria”. Sono diversi giorni che mi chiedo il perché di questo
ritorno, per quale motivo voglio esserci, per quale ragione un richiamo
ancestrale mi spinge a macinare kilometri su kilometri? Credo di interpretare
un sentimento comune e che quello che faremo sarà un viaggio nel nostro
inconscio, seguendo un percorso interiore, quasi catartico, tanta è la voglia
di riappropriarsi di quello che è sempre stato e che sempre sarà.

Dobbiamo dare una mano al Fato a
ristabilire l’ordine naturale delle cose, perché noi siamo il Catanzaro.
Quell’ordine naturale che per qualche anno è stato infranto e violato.

Si sono divertiti alle nostre
spalle, hanno fatto qualche risatina, adesso è finita la pacchia, che tornino
al loro posto e nella dimensione a loro più consona.

Il nostro cuore batte forte,
stiamo vivendo una stagione particolare, il buio è alle spalle, il Popolo ha
una voglia folle di ripartire e di rinascere.

Andate a spiegarglielo Voi ad un
inglese cos’è il Catanzaro, cos’è questo pezzo della nostra vita, questo
vessillo che ci unisce ad ogni latitudine, a Roma come a Firenze, a Parigi come
ai Caraibi. La nostalgia attanaglia i nostri cuori emigranti e le gesta delle
Aquile rendono meno duro il viaggio, spariscono le valigie di cartone ed i
gettoni, arriva internet e la globalizzazione, ma il Catanzaro resta sempre il
Catanzaro, sinonimo dell’Orgoglio di una regione intera che quattro ragazzini,
nati con il Tamagochi, non potranno mai infangare.

Domenica ricordiamogli chi siamo,
rispettiamoli come avversari, dimostriamo in tutto e per tutto la nostra
Superiorità facendogli vedere cosa significa amare la propria squadra e come
niente e nessuno ha minimamente intaccato la nostra Fede. Potranno provocare
quanto vogliono, da parte nostra troveranno indifferenza.

Signori miei il treno è ripartito
e nessuno può fermarlo, io non vedo l’ora di respirare il Ceravolo, di vederlo
pullulare di suoni, di colori e dell’affetto della sua gente.

Giallorosso per Sempre!

Gennaro Maria Amoruso (Harp)

Chi volesse suggerirmi argomenti,
segnalarmi temi o dissentire sulle mie parole può farlo all’indirizzo e
.mail gennaro@uscatanzaro.net

 

 

 

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