Il Rompicalcio

A ciascuno il suo

Ognuno faccia la propria parte: la marcia dei tifosi, il sudore della squadra, la svolta della società

Mancano 40 ore alla finale di Roma. L’entusiasmo che pervade la tifoseria è irrefrenabile. Come la carovana di auto e pullman pronta a mettersi in viaggio da ogni parte dello stivale per raggiungere il “Flaminio”. Sembra un po’ il revival di quella partita di campionato del 2001, finita 2-2, con i sostenitori giallorossi elettrici per l’imminente passaggio societario dai Mancuso a Poggi&Parente. In questo caso, però, lo snodo è ancora più cruciale. La partita davanti è una finale per la C1. La svolta societaria che faticosamente avanza è forse l’ultimo tram per riportare il Catanzaro alla normalità. Non sulla luna, non a San Siro in due anni. Ma verso un futuro di solidità, di programmazione, di rispetto delle regole. Il contrario di quello che abbiamo visto e sofferto negli ultimi anni. Una tifoseria choccata, delusa, umiliata da tante gestioni che hanno svuotato lo stadio e riempito le pagine dei giornali e le conversazioni della gente di bilanci, ricapitalizzazioni, scadenze federali, quote. Sotterfugi e veleni che cozzano con la gioia di un Catanzaro bello e divertente come pochi altri, guascone e sfrontato come il suo condottiero Auteri.

I FATTI – Proprio per non rovinare l’ennesimo progetto, per non vanificare l’ennesimo sogno è necessario tenere alta la guardia. Cerchiamo di mettere un po’ di ordine, partendo quasi dalla fine. Fino a stamattina, sembrava essere stato raggiunto un accordo, col placet delle istituzioni, che consentisse ai soci del FC (Aiello, Bove, Catalano e Soluri) di ricapitalizzare per una cifra intorno al 40% delle quote societarie. Nei prossimi giorni una cordata capeggiata da Gatto e Speziali avrebbe dovuto sottoscrive un altro 40% del pacchetto azionario, mentre il restante 20% sarebbe andato a un altro gruppo di imprenditori. Questa l’operazione di salvataggio nel breve periodo, imposta dalla necessità di ricapitalizzare non più differibile e dalla acclarata impossibilità di Aiello e soci ad andare avanti.

LA SORPRESA – Secondo le ultime indiscrezioni, in realtà, l’operazione effettuata oggi dai soci presso il notaio Guglielmo è stata diversa dal previsto nei numeri, ma soprattutto nella sostanza. I soci avrebbero ricapitalizzato per oltre il 50% delle azioni, conservando di fatto la maggioranza. La speranza è che questa mossa non abbia effetti sull’accordo precedente. Che non infastidisca gli altri imprenditori coinvolti nel progetto-salvataggio. Che non ostacoli il «progetto strutturale e non estemporaneo, per predisporre una soluzione di ampio respiro valida nel medio e nel lungo periodo», auspicata ieri dal tavolo istituzionale guidato da Paolo Abramo. Per questo motivo sarebbe opportuno che gli attuali soci confermassero la loro volontà di lasciare e la disponibilità a cedere gratuitamente le azioni. Non dovrebbe essere un problema per chi lo ha già più volte ribadito, professando il suo amore per il Catanzaro. Meglio però essere chiari, visto che in gioco c’è la sopravvivenza del Catanzaro e non sono più accettabili equivoci o piccoli errori che potrebbero rivelarsi fatali.

GLI SCENARI – Di fronte due sole alternative. La più accreditata, la più auspicata, quella per cui tutti i tifosi giallorossi farebbero carte false è l’ingresso di un gruppo forte che abbia la maggioranza del pacchetto azionario, potere decisionale e operativo e un progetto vero di rifondazione. Dall’altra parte c’è il rischio che la montagna partorisca il solito topolino. Una società-guazzabuglio con un nugolo di azionisti, pronti a scannarsi al primo colpo di mercato da fare o alla prima ricapitalizzazione da onorare. L’ultima esperienza dell’US Catanzaro ne è un tipico esempio, ma tante sono le storie di progetti falliti miseramente perché basati su fragili intese tra troppe teste diverse. Siamo sicuri che la presenza di Speziali e Gatto siano una garanzia in questo senso. Perché le società che tirano a campare hanno fatto il loro tempo e non incantano più nessuno (basta guardare l’affluenza al “Ceravolo” in picchiata). Il sesto play-off non può essere fallito per i soliti problemi. C’è solo un modo per restituire dignità al Catanzaro. Ciascuno faccia la sua parte fino in fondo, proprio come affermato oggi dal presidente Aiello. Si mettano da parte come promesso i vecchi soci, si dia un presidente forte a questa squadra. La tifoseria è già in marcia, la squadra «non vede l’ora di giocare la finale». Sarebbe un peccato mortale se qualcuno si facesse trovare impreparato.

Ivan Pugliese 

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