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Catanzaro: Rimarrà in carcere il giovane matricida

Rimarrà per il momento in carcere Marco Umberto Caporale, il giovane ventunenne che mercoledì notte ha ammazzato la mamma con un forchettone da cucina nella loro abitazione del quartiere marinaro. La decisione è stata presa dal giudice Antonio Saraco al termine dell’udienza di convalida del fermo.

Il fascicolo è stato già trasmesso per competenza al giudice Emma Sonni alla quale questa mattina il legale del giovane, l’avvocato Franco Gigliotti, presenterà un’istanza per esperire una consulenza tecnica sulla capacità d’intendere e di volere del suo assistito. La richiesta non è stata presentata in sede di convalida del fermo in quanto il legale del giovane era al corrente che il fascicolo del suo assistito sarebbe stato assegnato ad un altro giudice e quindi ha preferito consegnare l’istanza ala titolare del procedimento. L’avvocato Gigliotti ha anche individuato un perito di parte che affiancherà quello che nominerà il giudice Emma Sonni per stabilire le condizioni di salute di Marco Umberto Caporale.

Il giovane sino ad ora non ha mai aperto bocca sia durante le fasi del fermo sia durante l’udienza di convalida. Marco Umberto Caporale si è chiuso in un profondo mutismo. Chiuso in un silenzio difficile da interpretare e che solo i tecnici potranno sciogliere o, in caso contrario, interpretare. Anche perchè il ragazzo avesse manifestato da tempo qualche problema interiore, sfociato in una presunta depressione. Pare che i suoi amici abbiano raccontato che da oltre un anno non si vedeva più in giro; già di natura riservata, Marco Umberto si sarebbe sempre più ritirato in sè stesso. Non a caso prima che si consumasse la tragedia aveva chiesto e ottenuto d’incontrare un sacerdote, don Vincenzo, parroco di Giovino, anche se la sua parrocchia era quella di Santa Maria di Porto Salvo, a due passi da casa. Il parroco di questa chiesa era assente e quindi don Vincenzo aveva accettato di buon grado d’incontrarlo.

Con il prete il giovane si è sfogato e confessato in casa, prima di fare una passeggiata – mercoledì pomeriggio – sul lungomare. Proprio nella via marina, salutato don Vincenzo, il ragazzo è rimasto con un amico. E qui ha aggredito, apparentemente senza alcun motivo, un giovane passante al quale ha fratturato il setto nasale con una testata. Tornato a casa, Marco Umberto Caporale ha raggiunto la propria famiglia. E dopo le 23.30 ha ucciso la madre, l’insegnante 53enne Maria Concetta Sacco, utilizzando un forchettone da cucina.

Avvisati dalle chiamate allarmate di alcuni vicini di casa, sul posto sono immediatamente giunti gli agenti delle forze dell’ordine. In casa – via Lungomare 29 – c’erano anche il capofamiglia, Franco Caporale, 62 anni, pensionato Telecom, e la figlia maggiore Eleonora, 27 anni. I due, che al momento del delitto non si trovavano in cucina, erano impietriti a pochi metri dal cadavere della povera Maria Concetta. Marco Umberto era invece chiuso nella sua camera da letto, probabilmente in stato confusionale; ammanettato, è stato trasferito in carcere.

L’esame medico-legale ha confermato che la donna è morta a causa di uno choc emorragico dovuto alle lesioni riportate all’altezza di un polmone e d’importanti vasi sanguigni nel torace. I colpi inferti – di una violenza tale che il forchettone metallico, sequestrato dagli inquirenti, si sarebbe notevolmente incurvato – sono stati complessivamente nove; pare che i primi fendenti siano partiti mentre la donna si trovava di spalle, anche se su quest’ultimo particolare sono ancora in corso gli accertamenti.

La morte dell’insegnante, che fra l’altro svolgeva l’incarico di vicaria del dirigente scolastico per il plesso dell’elementare di Casciolino, ha destato profondo dolore in tutto il quartiere marinaro. Molto conosciuta e stimata, la signora Sacco aveva avuto come alunni centinaia di giovani catanzaresi, gli stessi che non hanno voluto perdere l’ultimo saluto alla loro maestra. I funerali di Maria Concetta Sacco si sono svolti nella chiesa di Santa Maria di Porto Salvo. La cerimonia, che è stata curata dall’agenzia funebre Gullà, ha avuto inizio alle 15.30; tante le persone che hanno affollato la chiesa di Lido, dove il sacerdote don Alessandro ha celebrato il rito funebre ricordandola come moglie e madre esemplare, dalla personalità gioiosa, dedita al lavoro e alla famiglia. Con la voce rotta dal pianto gli alunni del plesso Porto, vestiti con il grembiulino blu e con in mano un fiore di colore bianco, hanno voluto salutare la loro insegnante con queste parole: «Quando guarderemo il mare sappiamo che lì ci sarai tu, perché il mare non si può cancellare. Ciao maestra». Una cerimonia molto toccante durante la quale una collega dell’insegnante ha preso la parola per ricordare la collega scomparsa. (Giuseppe Mercurio – gazzetta del sud)

 

Autore

Salvatore Ferragina

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