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ACCORPAMENTO PRESIDIO ONCOLOGICO “CIACCIO-DE LELLIS” -FONDAZIONE “CAMPANELLA”, C

“La notizia apparsa oggi sulla stampa, secondo la quale il presidio onco-ematologico “Ciaccio – De Lellis” sarà accorpato alla Fondazione “Campanella”, con il rischio dell’azzeramento della struttura
e della conseguente mortificazione  delle professionalità che per anni l’anno fatta crescere e diventare un fiore all’occhiello della sanità calabrese, mi induce a una serie di riflessioni e a porre alcuni interrogativi che spero possano trovare subito risposte”. E’ quanto afferma, in una nota, il consigliere comunale d’opposizione Antonio Corsi. “Intanto c’è da chiedersi come mai la delibera della Giunta regionale con cui si è varato questo provvedimento, sia stata approvata soltanto il 25 marzo scorso, cioè tre giorni prima dalla consultazione elettorale e con l’ex presidente Loiero assente. Inoltre mi piacerebbe sapere se l’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera Pugliese – Ciaccio, certamente eletto quale consigliere regionale nelle fila del Pd, Enzo Ciconte, era a conoscenza di questo progetto. Senza conoscere a fondo i termini previsti dal provvedimento, ma con l’impegno di farlo immediatamente,  mi limito a dire che la creazione di un polo di eccellenza nel settore oncologico dovrà avvenire senza l’umiliazione di quanti, medici e personale sanitario, hanno finora consentito ai tanti ammalati di cancro di potersi curare nella propria città. Nello stesso tempo è necessario tutelare proprio quest’ultimi: di fronte a una struttura che funziona, dotata delle più sofisticate tecnologie e che registra notevoli risultati in termini di prestazioni erogate, appare quanto meno immotivata la decisione di smantellarla, mettendo a rischio le cure dei tanti assistiti, che arrivano un po’ da tutta la regione. Appellandomi a ciò che il neo presidente Scopelliti ha più volte detto, e cioè che la sanità è al primo punto delle problematiche da risolvere, vorrei ricordare che la salute non è né di destra e né di sinistra e che la politica non può, da un lato, svilire il lavoro di tanti bravi medici che hanno deciso di operare in Calabria; dall’altro restare insensibile davanti al dolore degli ammalati, assumendo scelte che tarpano le ali alle eccellenze e fomentano quell’odiosa emigrazione sanitaria che – conclude Corsi –  tutti vogliono combattere a parole ma non certamente coi fatti”.

Autore

Umberto Galati

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