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Al Marca di Catanzaro Alessandro Mendini in “Alchimie”

Dopo il grande successo ottenuto dalla personale dedicata a Antoni Tàpies. Materia e Tempo il museo MARCA di Catanzaro apre le porte al design e all’architettura organizzando un’ampia retrospettiva dedicata a Alessandro Mendini, architetto e designer tra i più celebri a livello internazionale.
Alchimie. Dal Controdesign alle Nuove Utopie è il titolo della rassegna curata da Alberto Fiz, direttore artistico del MARCA, che s’inaugura il 10 aprile alle ore 18.30 con una performance musicale che ha come punto di riferimento un importante lavoro degli anni Settanta.
L’evento è promosso dalla Provincia di Catanzaro Assessorato alla Cultura con il patrocinio della Regione Calabria, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria.
La mostra rientra nel Piano Operativo Regionale Calabria Fondi Europei di Sviluppo Regionale 2007/2013.
Sono oltre 70 le opere esposte sino al 25 luglio in un percorso che comprende dipinti, sculture, mobili, oggetti, schizzi e progetti con alcune testimonianze inedite o mai viste prima d’ora in Italia. Ne emerge un’indagine esaustiva dell’attività svolta negli ultimi quarant’anni dove, accanto alle opere più famose di Mendini, si evidenzia la componente maggiormente sperimentale e meno conosciuta del suo lavoro.
Il progetto, poi, ha tra le sue peculiarità quella di sottolineare le collaborazioni tra Mendini e gli altri protagonisti del mondo dell’arte, in particolare Mimmo Paladino, Francesco Clemente, Bruno Munari, Luigi Veronesi, Bob Wilson e Peter Halley.
In mostra sono molti gli omaggi di amici e colleghi come i ritratti realizzati da Paladino, Mimmo Rotella, Michele De Lucchi e dall’artista giapponese Tiger Tateishi.
Per questa ampia mostra, realizzata con la collaborazione e l’allestimento di Alessandro Mendini e del suo Atelier, sono state coinvolte, in qualità di prestatori, collezioni pubbliche e private italiane e straniere tra cui la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi, il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, il Museo del Design della Triennale di Milano e gli Archivi dell’Università di Parma. Tra i prestatori anche le aziende con cui Mendini ha collaborato tra cui Alessi, Bisazza, Cassina, Cappellini, Venini e Zanotta.
E’ bene, inoltre, ricordare che Mendini ha con il MARCA un rapporto di proficua collaborazione iniziato nel 2009 con la creazione di nuovi ambienti all’interno della struttura museale come lo spazio d’ingresso, il bookshop e la sala lettura.
“La mostra di Alessandro Mendini rappresenta per il MARCA un ulteriore traguardo”, afferma Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro con delega alla Cultura. “Dopo i maestri della pittura e della scultura internazionale come Alex Katz, Dennis Oppenheim e Antoni Tàpies, la prospettiva si allarga con un omaggio ad un artista che, attraverso le sue creazioni e il suo stile inconfondibile, ha saputo reinterpretare in maniera libera e fantasiosa il nostro universo quotidiano liberandoci da ogni forma di pregiudizio”.
Secondo quanto afferma Alberto Fiz, Mendini sviluppa un’indagine che travalica l’oggetto per sviluppare una nuova relazione con il mondo: “L’architettura e il design non sono un fine ma un mezzo per ritrovare una connessione con l’aspetto più intimo delle cose in un desiderio continuo di metamorfosi e di ricreazione che va oltre la lezione del postmoderno. Qualsiasi creazione realizzi, Mendini parte da un’ipotesi antropomorfa dove l’uomo è sempre al centro della sua ricerca”, afferma Fiz.
Divisa in quattro sezioni, la rassegna propone le tappe saliente di un’indagine iniziata nella prima metà degli anni settanta quando Mendini è stato tra gli artefici di una contestazione radicale nei confronti del funzionalismo che lo ha condotto nel 1973 a fondare Global Tools, scuola di architettura e design controcorrente avvicinabile all’esperienza dell’arte povera. E’ la fase del Controdesign che ha ampio spazio in mostra con la presentazione della Poltrona di paglia del 1975 a cui si aggiunge la performace Lassù con il falò della sedia in legno, un manifesto contro la tradizione. In mostra viene esposta anche Terra, sedia del 1972 proveniente dal Vitra Design Museum, oltre all’Armatura per violino, una vera e propria corazza per uno strumento musicale innocuo. Non manca nemmeno Scivolavo, sedia inclinata verso terra o il Monumentino da casa dove la sedia domestica diventa un trono nell’esaltazione ironica dell’oggetto banale. Rientra in questa indagine anche Abito per Arpa dove l’arpa e l’arpista sono avvolti da un unico abito a maglia tanto da creare una vera e propria living sculpture, oggetto di una performance musicale il giorno dell’inaugurazione. In seguito al Controdesign, la mostra si concentra sulla determinante fase del Re-design che nasce dalla rielaborazione semiologica di oggetti già noti di cui viene stravolto il significato e la finalità. Risale al 1978 un’opera fondamentale come Zig Zag dove la sedia realizzata nel 1932 dall’olandese Gerrit Reitvald, tra i principali esponenti del neoplasticismo, viene allungata a tal punto da formare una croce sviluppando così un’irriverente religiosità. E’ sempre dello stesso anno Thonet dove la più classica delle sedie assume l’aspetto di un’architettura ambientale che va oltre i suoi confini originari conquistando una nuova aura.
Nel 1979 Mendini entra nello studio Alchimia per sviluppare una delle esperienze più significative e intense della sua carriera. Di questa fase sono esposte alcune opere emblematiche come la poltrona Proust ispirata all’autore di Alla ricerca del tempo perduto dove la ridefinizione dell’elemento di arredo passa attraversa la letteratura assumendo un aspetto mentale in un ricordo che si materializza intorno all’idea della decorazione puntinista di Georges Seurat e Paul Signac. Nello stesso periodo realizza il divano Kandissi ispirato a Wassily Kandinsky in una contaminazione tra colore e forma, perfettamente coerente con le teorie del maestro russo.
La mostra, poi, presenta un progetto di particolare significato come il Mobile Infinito del 1981 caratterizzato da un mobile continuo nel senso che procede indefinitamente sia nella tipologia sia nel numero di autori coinvolti. A questo grande progetto formato da tavolo, comodino, credenza, letto, hanno partecipato 21 artisti in una sorta di io collettivo che si misura con la complessità. In mostra è esposto, tra l’altro, il tavolo realizzato in collaborazione con Mimmo Paladino, Francesco Clemente, Bruno Munari e Luigi Veronesi.
“L’oggetto deve produrre primariamente un pensiero ancor prima di una funzione in una progressiva ipotesi utopica destinata al raggiungimento di una sintesi possibile”, afferma Mendini che nell’ultima sezione della mostra dedicata alle Nuove Utopie esprime in maniera compiuta l’idea di una trasformazione permanente delle cose allargando l’orizzonte di riferimento creativo. L’utopia è rappresentata simbolicamente da tre grandi realizzazioni in oro come Mobile per uomo: Giacca, Mobile per uomo: Scarpa, entrambi ideati nel 1996 e Vision arcaique, una grande scultura del 2002 proveniente dalla Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi. Nei primi due casi la componente funzionale viene armonizzata con quella monumentale in quelli che appaiono come due mobili-sculture impreziositi da tessere in mosaico oro 24K tagliati e posati a mano. Mobili veri ma anche sculture domestiche dove la base del mobile è anche il piedistallo della scultura in una contaminazione efficace di generi e modelli. Nel caso di Vision arcaique Mendini supera la metafora del design per realizzare una grande scultura in tessere di mosaico d’oro che ricorda i Moai, le statue monolitiche che si trovano sull’Isola di Pasqua ricavate e scavate da un unico blocco di tufo vulcanico. In questo caso l’immagine arcaica è verificata attraverso la purezza dell’oro che ripropone la componente visionaria e misterica. Ancora una volta il segno linguistico viene recepito attraverso la logica interna della sua trasformazione.

Architetto, designer e artista, Alessandro Mendini è nato a Milano nel 1931.
L’architettura non era un suo sogno di ragazzo. In realtà desiderava fare il cartoonist o forse anche il pittore, fatto sta che nel 1959 si ritrova laureato in architettura.
Lo Studio Nizzoli Associati è il suo primo luogo di lavoro.
Nel 1970 abbandona la progettazione architettonica per dedicarsi al giornalismo specializzato in architettura e design. Dirige la rivista Casabella dal 1970 al 1976 e l’anno successivo fonda Modo che guida fino al 1979. E’ Giò Ponti, quello stesso anno, a consegnargli la direzione di Domus incarico che prosegue sino al 1985. A distanza di 25 anni, da marzo 2010 riprende la direzione della rivista.
Negli anni settanta Mendini prende parte a gran parte delle esperienze di radical design che vedono la luce in questo periodo.
Nel 1973 è tra i fondatori di Global Tools, un gruppo che fa parte del controdesign e si oppone con forza alla tradizione proponendo tematiche nuove come il corpo, la nuova edilizia, la comunicazione sociale e individuale. I membri del movimento si riuniscono nella redazione di Casabella.
Nel 1979 gli viene assegnato il Compasso d’Oro per la sua attività di approfondimento teorico. In questi anni pubblica anche libri che raccolgono le sue idee: Paesaggio Casalingo (1978), Addio Architettura (1981) e Progetto Infelice (1983).
Nel 1979 entra nello Studio Alchimia, fondato nel 1973 da Alessandro Guerriero, che punta alla creazione di oggetti con riferimenti alla cultura popolare e al kitsch, al di fuori della produzione industriale e della loro funzionalità. Una sfida nei confronti dei principi progettuali per inseguire il sogno alchimistico, per trasformare anche il materiale più povero in oggetti di valore. Con lui lavorano, tra gli altri, Ettore Sottsass e Michele De Lucchi. Nel 1981 vince con Alchimia un altro Compasso d’Oro per la realizzazione del Mobile Infinito. Nel 1989 apre, con il fratello Francesco, l’Atelier Mendini a Milano. Realizza oggetti, mobili, ambienti, pitture, installazioni, architetture. Collabora con compagnie internazionali come Alessi, Philips, Cartier, Bisazza, Swatch, Hermès, Venini ed è consulente di varie industrie, anche nell’Estremo Oriente, per l’impostazione dei loro problemi di immagine e di design.
E’ membro onorario della Bezabel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, è Chevaler des Arts et des Lettres in Francia, ha ricevuto l’onorificenza dell’Architectural League di New York e la Laurea Honoris Causa al Politecnico di Milano. E’ stato professore di design alla Hochschule fur Angewandte Kunst a Vienna ed è professore onorario all’Academic Council of Guangzhou Academy of Fine Arts in Cina.
Ha organizzato diverse esposizioni e seminari in Italia e all’estero. I suoi lavori si trovano in vari musei, nella collezione permanente del Gilmar Paper Company, al Museo d’Arte Moderna di New York, negli archivi dell’Università di Parma e al centro Pompidou di Parigi.
Con l’Atelier Mendini ha operato in diversi paesi progettando, tra l’altro, le fabbriche Alessi a Omegna, la nuova piscina olimpionica a Trieste, alcune stazioni della metropolitana e il restauro della Villa Comunale a Napoli, il Byblos Art Hotel-Villa Amistà a Verona, i nuovi uffici di Trend Group a Vicenza, il recupero di tre aree industriali con edifici destinati a spazi commerciali, uffici, residence e abitazioni a Milano Bovisa; una torre a Hiroshima in Giappone; il Museo di Groningen in Olanda; un quartiere a Lugano in Svizzera; il palazzo per gli uffici Madsack ad Hannover e un edificio commerciale a Lörrach in Germania, e altri edifici in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente, in Corea, con l’Atelier Mendini sta coordinando il progetto Milan Design City, con vari edifici fra i quali la nuova Fiera di Incheon e la sede della Triennale di Milano.

Alessandro Mendini Alchimie. Dal Controdesign alle Nuove Utopie Catanzaro, MARCA (via Alessandro Turco 63), 11 aprile- 24 luglio 2010. Orario: da martedì a domenica 9,30-13; 16-20,30; chiuso lunedì Ingresso: 3 euro; tel. 0961.746797.
info@museomarca.com
www.museomarca.com

Inaugurazione: sabato 10 aprile 2010 ore 18,30 con la performance musicale Abito per Arpa.

Mostra a cura di Alberto Fiz promossa dalla Provincia di Catanzaro – Assessorato alla Cultura con il patrocinio della Regione Calabria, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria. La mostra rientra nel Piano Operativo Regionale Calabria Fondi Europei di Sviluppo Regionale 2007/2013.

Autore

Salvatore Ferragina

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