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Roberto Talarico: Sì al Distretto Rurale del Reventino. No al Parco Naturale.

Essere attenti ai problemi del paesaggio non può significare in automatico attuare una riqualificazione del territorio dettata esclusivamente da una sorta di fanatismo ambientalista che vede nella costituzione dei Parchi l’unica risposta possibile. Esistono altre modalità di intervento, e soprattutto esistono risposte specifiche per ogni territorio. Nel caso riguardante la bellissima area dell’Alto Catanzarese, precisamente quella coincidente con la Comunità Montana dei monti  Tiriolo – Reventino – Mancuso, è in atto da qualche tempo una discussione su questa tematica. Ciò è positivo se non altro perché si pone al centro dell’attenzione lo sviluppo di quel territorio, salvo registrare il mancato coinvolgimento degli attori più importanti: i proprietari terrieri e gli agricoltori. In conseguenza di tale mancato coinvolgimento si è fatta strada l’idea – assolutamente parziale – che la valorizzazione della montagna passi dalla creazione di un Parco Naturale del Reventino, sorvolando però sul dato non trascurabile che quell’area non appartiene al demanio. La cosa grave è che gran parte dei Comuni interessati hanno deliberato favorevolmente alla costituzione del Parco senza coordinarsi e, cosa ancora più incomprensibile, senza nemmeno avvisare i proprietari terrieri e gli agricoltori, che rappresentano la quasi totalità degli attori di quel territorio. Com’è possibile che delle Amministrazioni abbiano prodotto delle delibere in tal senso senza aver preventivamente realizzato una programmazione negoziata con i soggetti principali e con i proprietari?

La parola finale ovviamente spetta alla Regione, organo deputato alla istituzione del Parco. Ma il segnale politico che deve pervenire dal territorio non può essere trascurato. Pertanto sarebbe opportuno che tutte le delibere comunali espresse a favore del Parco siano revocate, onde poter fugare ogni dubbio di imposizione in merito a questa faccenda, così da mettere la palla al centro per ristabilire i canoni di un dibattito in cui agricoltori e proprietari terrieri abbiano, al pari delle altre istituzioni, voce in capitolo.

Alla luce della situazione economico-ambientale e delle specificità esistenti nel comprensorio del Reventino, ritengo che la proposta migliore da portare avanti sia non già quella di un Parco bensì di un “Distretto Rurale”. Un altro parco non darebbe lo sviluppo atteso dalle popolazioni, soprattutto – lo ripeto ancora una volta – considerando il fatto non marginale che l’area interessata appartiene a singoli  privati dediti al settore dell’agroalimentare. Bisogna allora puntare molto più efficacemente alla valorizzazione di tale settore attraverso il sostegno, la promozione e il consolidamento del sistema produttivo locale così come garantito da apposite leggi regionali.  Il “Distretto Rurale”  favorisce concentrazione dell’offerta in logica di filiera, garantisce la sicurezza degli alimenti, valorizza la produzione agricola e – dato interessante per l’economia del comprensorio – sostiene (grazie alle leggi regionali) la proiezione sui mercati nazionali e internazionali delle imprese operanti sul territorio. Tutto questo può avvenire con il coinvolgimento di tutte le istituzioni e, come ho già ribadito, non escludendo i proprietari terrieri e gli agricoltori dalla programmazione, bensì concordando con loro lo sviluppo del territorio partendo dagli strumenti più efficaci che le leggi regionali offrono. Il “Distretto Rurale” è uno di questi strumenti e, indubbiamente, rappresenta la migliore soluzione sia in merito alla salvaguardia ambientale e all’attenzione verso il  paesaggio e l’identità estetica dei luoghi, sia in relazione allo sviluppo economico propriamente detto grazie ai vantaggi competitivi, finanziari e fiscali che il “Distretto Rurale” offre.

 

Roberto Talarico

Candidato al Consiglio Regionale – Lista PD

 

Autore

Salvatore Ferragina

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