Il Rompicalcio

Non buttiamoci giù

Da Natale a oggi classifica invariata. Via depressione e rimpianti: serve calore per questi 11 splendidi ragazzi
C’è una brutta, quasi funerea aria intorno al miglior Catanzaro degli ultimi 25 anni. Un’aria satura di depressioni da tifoseria più volte violentata, di speculazioni politiche più o meno palesi a meno di 20 giorni dal voto regionale, di ansia da riposizionamento in funzione del risultato finale che la banda Auteri riuscirà a centrare. Ma è così difficile essere tifosi del Catanzaro? È così difficile guardare alle indicazioni del campo per giudicare il lavoro di una squadra e di uno staff tecnico? È così difficile andare a godersi uno spettacolo, pagando il biglietto, ed entusiasmarsi per una magia di Longoni o di Cicciocorapi, dopo anni di battafarani e scaringelle? È così difficile applaudire e tributare i giusti meriti a questi ragazzi, giovani e meno giovani, che si stanno battendo come leoni per regalarci la soddisfazione di vincere per la prima volta questo maledetto campionato di C2? Evidentemente sì.

UN CAMPIONATO DA VINCERE – La lampante mancanza di una proprietà forte, le croniche deficienze societarie, la quasi sbandierata carenza di liquidità certamente non aiutano a superare questo forte stato ansiogeno in cui è piombata la tifoseria, né a regalare al Catanzaro quella tranquillità necessaria per concentrarsi solo sulle otto finali in arrivo. Ci sarebbe bisogno di un presidente forte in questo momento, per offrire tutela alla squadra e, perché no, garanzie alle istituzioni calcistiche sul futuro della società. Ma di Aiello si sono perse le tracce, almeno in pubblico. Questi problemi sono un pericoloso déjà vu degli ultimi anni giallorossi. Non devono però diventare un ritornello stucchevole per affossare lo splendido campionato che i ragazzi stanno conducendo, guidati da Auteri e Pitino che, ormai, sono diventati veri e propri ambasciatori factotum della società. Infangare e ostacolare tutti i giorni la squadra sulle pagine dei quotidiani, con i soliti argomenti triti e ritriti, sembra essere diventato da quest’anno lo sport preferito a Catanzaro. Dopo i complici silenzi degli ultimi anni, si fanno le pulci ad una società dichiaramente “povera”, contribuendo a deturparne l’immagine, mentre i quotidiani nazionali esaltano i risultati della squadra. Le somme si tirano alla fine, e il responso del campo sarà come al solito inappellabile. Questa squadra va difesa, coccolata, sostenuta perché è arrivata lassù nonostante tutti i problemi ambientali. Un gruppo ridotto, ma serio e solido. E soprattutto conscio che la vittoria finale è alla portata, con gli svariati vantaggi economici e sportivi che ne deriverebbero. Per tutti: calciatori, staff tecnico, società. E perché no anche i tifosi, che “erediterebbero” da questo splendido gruppo il patrimonio di una serie C1 da cui ripartire per guarire il “malato” cronico Catanzaro.

NÉ COMPLOTTI NÉ MANOVRE – Serenità ed equilibrio per otto partite: è questo l’obiettivo da inseguire nei prossimi due mesi. Senza cercare trame oscure, complotti di palazzo, nemici interni. Senza nascondere sotto il tappeto i gomitoli di polvere, ma evitando di aggiungere altra sporcizia. E cercando, soprattutto, di tenere lontano il Catanzaro dalla politica e dalle possibili strumentalizzazioni elettorali. Pecunia non olet, il denaro non puzza, diceva Vespasiano, a proposito della sua tassa sui bagni pubblici. In un momento di difficoltà economiche della società, qualsiasi aiuto da parte degli imprenditori è una gradita manna dal cielo. Ce ne fossero di altri privati disposti ad investire in questo giocattolo. Un investimento in una squadra di calcio, peraltro, non rappresenta una garanzia di buon governo per il cittadino-tifoso-elettore. Che non è uno sprovveduto. Non è con il Catanzaro che si guadagnano voti, insomma, ma con la capacità di risolvere i problemi della gente. Siamo sicuri che tutti i politici vicini alle sorti dei giallorossi ne siano perfettamente consapevoli.

IL CAMPO SOVRANO – E allora cerchiamo di guardare al campo. Due settimane dopo Castellammare ci risiamo. Sconfitta in trasferta e Catanzaro di nuovo riacciuffato in vetta alla classifica dalla Juve Stabia. Stavolta con una Cisco che passa a Manfredonia e torna a soli tre punti dal tandem di testa. Niente di nuovo, insomma, se non che le vendemmiate casalinghe regalano un golletto di vantaggio nella differenza reti complessiva ai campani. Che il Catanzaro non stia tenendo la marcia del girone d’andata è un’ovvietà che non scandalizza nessuno. Altrimenti la città sarebbe già vestita a festa per la promozione. Del resto, si sa, il girone di ritorno è sempre più complicato di quello d’andata. Per tutti. I punti cominciano a pesare sui destini delle squadre. E non è ancora tempo di “regali” e di mancanza di stimoli.

RITORNO A NATALE – Analizzando semplicemente i numeri, è facile smentire il crollo del Catanzaro. Non c’è nessun crollo in questo 2010, a meno che non si pensasse di chiudere il campionato a 80 punti. Dalla sosta natalizia ad oggi, nulla è cambiato. La classifica sotto l’albero recitava: Catanzaro e Juve Stabia 38, Cisco Roma 36. Da lì in poi, 16 punti a testa per Aquile e Vespe, 15 per Caputo e compagni. Dal punto di vista delle prestazioni, il Catanzaro continua a dominare in casa (sia pur con squadre di bassa classifica) e a cercare di imporre il proprio gioco anche in trasferta (come ha dimostrato a Castellammare e nella prima mezzora di Barletta). La sconfitta di domenica scorsa è un altro episodio, frutto di un paio di disattenzioni e di una prestazione poco brillante. Sicuramente influisce il calo fisico di alcuni uomini-chiave, così come l’assenza per squalifica di un singolo calciatore manda subito in affanno il telaio di Auteri. Poche alternative: una storia ormai vecchia che non ha trovato contromisure efficaci nel deludente mercato “senza portafoglio” di gennaio.

LA JESTIMA DI PARTE – La folle norma anti-bestemmie voluta dalla Federazione introduce un’ulteriore problematica per una squadra dall’organico ristretto. Le regole vanno rispettate e le squalifiche di Vono e Di Cuonzo sono meritate. Ma la norma si presta ad interpretazioni e applicazioni assolutamente parziali, senza scomodare complotti. Ed è mai possibile squalificare ancora una volta Auteri (applicazione corretta della regola, mister si dia una calmata), quando tutti sanno che gli allenatori fermati dal Giudice Sportivo utilizzano qualsiasi mezzo, tecnologico e non, per impartire direttive ai giocatori e ai propri “secondi” dalla tribuna? Ed è mai possibile che il mondo del calcio sia riuscito a dotarsi di un’altra figura professionale inutile, il perito labiale, per sfuggire alle squalifiche? Ed è mai possibile che il Catanzaro non possa permettersi neanche un buon “labialista”?

Autore

Redazione

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