La Striscia

La disf…atta di Barletta

Brutto Catanzaro. I pugliesi vincono per 2 a 1

 

In circa 400 raggiungiamo Barletta. Per strada s’incontrano tanti tifosi giallo rossi, e il pensiero comune è che la sfida di oggi potrebbe segnare la svolta per questo campionato. Purtroppo non sarà così. C’è stata la svolta ma in negativo, sia per quanto riguarda il risultato sia per la classifica, visti i risultati di oggi. Questo non significa che bisogna fasciarsi la festa. Significa che ora più di prima bisogna ripartire e stare soprattutto vicino ai ragazzi, perché onestamente tutto il resto, per dirla alla Califano, è noia.

Dopo aver consolidato il gemellaggio si scende in campo. E’ l’ora della partita. Il Catanzaro si schiera in maglia gialla e il Barletta con la tradizionale bianco rossa a strisce verticali. C’è Orosz dal primo minuto che deve sostituire Mosciaro squalificato; per il resto formazione confermata.

Il Catanzaro parte bene e sembra la solita capolista, ma anche il Barletta non è da meno. Le due squadre, pur non creando grossi pericoli, giocano un bel calcio. Noi c’impossessiamo del centrocampo, ma loro appena hanno la possibilità ripartono in velocità. Proprio su una rapida ripartenza, Simoncelli trafigge con un piatto destro l’incolpevole Vono da due passi. L’azione dei pugliesi è velocissima e la nostra difesa si fa trafiggere. Neanche il tempo di mettere la palla al centro che Montella spizzica di testa per Longoni, il quale, dopo aver fatto rimbalzare il pallone, trafigge con un destro a incrociare il portiere avversario.

Il pareggio immediato dovrebbe avere degli effetti positivi per i ragazzi in maglia gialla, ma come vedremo produce effetti contrari. Termina il primo tempo sul risultato di parità ma, pur avendo tenuto quasi sempre la palla, nei meccanismi degli uomini di Auteri qualcosa non gira a dovere. Di Cuonzo è quasi fermo (in settimana si era allenato poco), Longoni, malgrado il goal, si vede poco e Orosz, che ha il compito di sostituire lo squalificato Mosciaro, tutto sembra meno che un attaccante. Il ragazzo avrà delle qualità, ma schierarlo in avanti sembra più una soluzione di ripiego (ahi ahi mercato di gennaio) che qualcosa di logico.

Nella ripresa il Catanzaro è un’altra squadra. Gli attaccanti non tengono palla e non fanno salire la squadra, mandando in difficoltà i centrocampisti. La circolazione della palla non è più fluida come nel primo tempo e la difesa è sotto pressione. Di contro i pugliese atleticamnete stanno meglio di noi. Vincono quasi tutti i rimpalli e sul pallone arrivano sempre prima. Il Catanzaro soffre chiaramente:le mani sui fianchi di Corapi, Benincasa e Bruno sono l’emblema di uan squadra stanca e di undici-dodici ragazzi che tirano la carretta da inizio campionato.

Auteri, sistemato in un angolino del settore distinti, sposta Benincasa a destra per coprire la fascia e dare una mano a Di Cuonzo, a conferma delle difficoltà dell’ex juventino. Ma tutto questo non servirà a nulla, il Catanzaro non riesce più a fare la partita. I centrocampisti giallorossi non sono più lucidi e hanno difficoltà a trovare compagni smarcati. La stanchezza è talmente palese che non riusciamo a fare più di due passaggi di fila. In avanti Longoni non esiste, Orosz, ad una prestazione incolore, aggiunge anche una serie di appoggi sbagliati che aiutano il Barletta a ripartire. La difesa giallorossa, pur reggendo bene, è costretta ad allargarsi perché il Barletta spinge sulle due ali.

L’occasione per passare in vantaggio capita al Catanzaro. Nasce da un’azione di Montella (forse il più in forma ma poco servito e aiutato dai compagni di reparto) che dalla sinistra serve nel mezzo per Longoni, il quale a porta spalancata si fa recuperare da un avversario nel momento in cui deve calciare a rete. L’argentino rimane a terra per un paio di minuti. Ciò potrebbe far pensare ad un colpo subito da tergo dall’attaccante di Auteri: forse poteva starci il rigore.

L’episodio descritto è l’unica azione degna di nota del Catanzaro. Per il resto è solo Barletta. I pugliesi ci mettono cuore e tenacia. Un disimpegno errato di Di Maio (su azione da palla inattiva), che di testa alza a campanile e rinvia all’indietro, regala un pallone ghiotto al neo entrato Rescio che infila Vono di testa da due passi.

Partita finita, il Catanzaro non c’è più, Auteri, nel frattempo, aveva sostituito lo stanco Benincasa con Lodi e Orosz, dopo l’ennesima palla sbagliata, con Capicotto. I nostri cambi risultano inutili, quelli del Barletta no, Infatti, a regalarci la sconfitta, è l’ennesimo “tredicesimo” entrato dalla panchina. Su questo dato bisogna riflettere. Il Catanzaro non ha panchina e sicuramente a gennaio qualcosa non è stata fatta. Ora paghiamo dazio.

Siamo contati: questo è il vero problema del Catanzaro. Tralasciamo altri fattori come la scarsa tranquillità dei calciatori, costretti a sorbirsi conferenze stampa più o meno periodiche per vedere garantito il loro minimo sindacale.

I minuti rimanenti producono i soliti tocchettini. La squadra non ha la possibiltà di cambiare modulo e tipo di gioco. Siamo quasi costretti ad arrivare in porta con il pallone. Dal fondo è quasi inutile buttare palle dentro: non è nelle nostre caratteristiche e non abbiamo gli uomini adatti per fare un certo tipo di gioco alternativo.

Oggi abbiamo perso veramente male, ma ancora nulla è perduto. Ci sono otto partite da giocare e, dopo il match casalingo da vincere contro l’Isola Liri, ci sarà una sosta che dovrà servire per ricaricare le batterie in vista dell’affascinante finale che ci attende. Di certo serve che tutte le componenti rispettino i loro ruoli. Lo stanno facendo i ragazzi, il mister e lo stesso DG Marcello Pitino. Lo stanno facendo anche i tifosi che, nel bene e nel male, stanno sostenendo questa squadra. Lo sta facendo un po’ meno la società.

Ci può anche stare la sconfitta di Barletta. Non dimentichiamo che i pugliesi sono al momento la squadra più in forma del campionato e hanno castigato di recente la Juve Stabia, impattando a Roma dopo aver accarezzato il sogno della vittoria esterna. Non ci può stare, invece, che proprio in questo momento topico del campionato la società dimostri tutte le sue debolezze più o meno già note. Ora bisogna infondere tranquillità soprattutto a una squadra composta da ragazzi giovani.

E’ vero che i problemi ci sono, è vero che bisogna pensare al futuro, ma questo non può essere un alibi per non affrontare i problemi presenti, sbocciati a fine anno, continuati durante il mercato di riparazione (cessioni e arrivi insufficienti) e che proseguono tuttora con messaggi e conferenze stampa per chiedere aiuti e sostegno. Questo campionato non può essere buttato a mare. Lo capisca per prima la proprietà, visto che Auteri e Pitino lo hanno già compreso. Sia chiaro: il tempo degli alibi a questo punto è finito.

Forza Aquile.

SF

Autore

Salvatore Ferragina

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