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Regionali in Calabria, Loiero se mi condannano ritiro canditatura

Grande attesa per le sentenze soprattutto nei confronti di Loiero e dell’ex Governatore Chiaravalloti. Tra gli indagati dell’inchiesta c’erano anche Prodi e Mastella – Giovedì a Catanzaro arriveranno le sentenze del processo ‘Why not’ che potrebero avere anche importanti risvolti politici. Loiero, ha assicurato che “Se dovessi essere condannato, non mi candiderò alle prossime elezioni regionali”.
L’inchiesta “Why not” su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici, fu avviata nel 2006 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris, oggi europarlamentare dell’Italia dei Valori, e poi avocata dalla Procura generale di Catanzaro. L’inchiesta conquistò la ribalta delle cronache soprattutto per il coinvolgimento dell’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, la cui posizione è stata archiviata nell’aprile del 2008, e dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, per il quale l’Ufficio gip ha disposto l’archiviazione a fine novembre.

Adesso sarà il turno di Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti, rispettivamente Governatore ed ex Governatore della Regione Calabria per i quali i sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciolla hanno chiesto la condanna a un anno e mezzo di reclusione per Loiero e a due anni e due mesi per Chiaravalloti. In entrambi i casi le accuse per le quali è stata chiesta la condanna sono di “abuso d’ufficio”.

Ma i legali dei due politici sono convinti che “Mancano completamente i presupposti per configurare le ipotesi di abuso d’ufficio contestate”.

Infatti l’avvocato Nicola Cantafora, difensore di Loiero, davanti al giudice dell’udienza preliminare Abigail Mellace ha spiegato che “non ci sono gli estremi per configurare tale reato dal momento che le delibere approvate, che fanno riferimento ai progetti contestati, sono state emesse nel solo interesse della Regione, e non nell’interesse di singoli, nè tantomeno nell’interesse del presidente. Non c’è alcun vantaggio per quest’ultimo, non c’è alcun danno per l’Ente”.

Quanto poi allo specifico episodio dell’incontro a casa di Loiero per discutere dell’esternalizzazione del progetto “Censimento del patrimonio immobiliare della Regione”, cui parteciparono tra gli altri anche Antonio Saladino – il principale indagato dell’inchiesta -, e Caterina Merante – la principale testimone di “Why not” -, la difesa ha prodotto una comunicazione ufficiale che fu fatta all’epoca dal prefetto di Catanzaro, il quale specificava che per motivi di ordine pubblico la questione andava decisa in tempi rapidi e con meno clamore possibile, data l’agitazione che si registrava in quei giorni nei lavoratori interessati. Ecco perchè, secondo la difesa di Loiero, quell’incontro avvenne in maniera informale e riservata, e comunque, ha aggiunto l’avvocato, la successiva delibera – la n. 107 – era solo di indirizzo, e cioè non vincolante, e dunque non poteva produrre alcun obbligo nè alcun danno.

Anche l’avvocato Francesco Scalzi, difensore di Chiaravalloti (assieme ad Armando Veneto), ha sostenuto che l’iniziale assunto accusatorio è stato modificato ma comunque per non approdare a nulla poichè, ha detto il legale, le ipotesi di abuso d’ufficio contestate all’ex governatore sono prive degli elementi fondanti quel reato.

Ugualmente decise e convinte sono state le arringhe difensive tenute dagli avvocati Fabio Viglione e Ugo Celestino nell’interesse di Enza Bruno Bossio, imprenditrice e moglie dell’ex presidente della Regione Nicola Adamo, accusata fra l’altro di associazione a delinquere (i pm hanno chiesto per lei una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione). I due penalisti hanno parlato di “assoluta infondatezza delle accuse, rispetto alle quali non si capisce in cosa si sarebbe sostanziata l’attivita’ delittuosa”.
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Autore

Salvatore Ferragina

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