Il Rompicalcio

Sul lettino di Auteri

L’allenatore chiamato a fare lo psicologo in settimana. Perché il Catanzaro ha dimostrato di essere più forte
Brucia, fa male ma, se assorbita con intelligenza, questa sconfitta può essere il trampolino di lancio per vincere il campionato. Perché la supersfida di oggi, al di là del risultato finale, ha confermato i valori di Juve Stabia e Catanzaro. Una sorta di riassunto di quello che il campionato aveva detto fino alle 14.30 di oggi. La Juve Stabia è un’ottima squadra, con grande esperienza, malizia e gravi problemi di gioco e di qualità in mezzo al campo. Ma il Catanzaro è più forte. Con tutti i suoi problemi, le sue pecche e un organico corto senza ricambi di qualità.

LA PARTITA – Per 60 minuti in campo c’è solo il Catanzaro. Corta, tatticamente perfetta, bella da vedere, la squadra di Auteri, soprattutto nel primo tempo, gioca con la solita personalità, occupa stabilmente la metà campo stabiese, non corre alcun rischio. Ma palesa anche il solito difetto di molte trasferte: la scarsa concretezza sotto porta, l’incapacità di chiudere la partita quando l’avversario sembra un pugile suonato all’angolo, in attesa del KO. Di Maio mette la museruola a Vicentin che non riesce a far salire la squadra. Le due ali campane, Amore e Tarantino, giocano altissime ma non beccano un pallone. Di Cuonzo e Benincasa fanno un figurone e possono spingere. Benny ci prova, avrebbe tanti metri davanti a sé da attaccare per mettere in difficoltà (con Montella) Ametrano, l’anello debole della difesa gialloblù. Ma non è il suo mestiere. Ruscio e Acoglanis in mezzo vanno in sofferenza perché in inferiorità numerica. Davanti a loro un Corapi monumentale finché il fiato lo sostiene e un Bruno a corrente alternata.
Poi un episodio isolato decide la gara, come spesso accade in queste sfide di vertice cariche di tensione. È il minuto 68. L’arbitro concede una punizione molto dubbia dai 30 metri per uno dei tanti contrasti aerei tra Vicentin e Di Maio. Due minuti prima è entrato in campo Moretti, al rientro dopo tre mesi di stop. Rasoiata, incertezza di Vono che respinge corto e Ottobre mette dentro. Moretti e Ottobre: i due cambi di Rastelli, l’importanza di avere in panchina elementi di qualità. Il Catanzaro subisce il colpo, il “Menti” ora è una bolgia e la Juve Stabia prende fiducia. I cambi di Auteri non sortiscono effetti: Lodi e Orosz non possono avere impatto in una partita di questo livello. L’arbitro, quasi perfetto fino alla punizione del gol, ci mette del suo. L’antigioco stabiese diventa ovvio e stucchevole. Il direttore di gara subisce, concede solo tre minuti di recupero, ma sostanzialmente non si gioca più negli ultimi dieci minuti tra interruzioni e infortuni.

LACUNE E FUTURO – I difetti di questo Catanzaro sono i soliti. Lampanti le carenze nell’organico (e domenica contro la Vibonese mancheranno per squalifica Bruno e Di Maio). L’esterno sinistro era una necessità. È arrivato Berger ma non gioca. Donati è già infortunato. Orosz ha buone qualità ma sembra ancora leggerino. La partita di oggi è un’altra dimostrazione che, forse, mancava anche un centravanti di esperienza. La partenza di Caputo ha alleggerito il tasso tecnico della squadra, appesantendo le responsabilità di Longoni, bravissimo ma a volte troppo lezioso e poco cattivo. L’argentino e Montella, pur bravi nel fraseggio stretto, sono portati entrambi ad attaccare gli spazi con azioni personali più che ad arretrare per dettare l’ultimo passaggio.
Però il Catanzaro ormai è questo, Vono compreso. Prendere o lasciare. Mancano 10 partite. Dopo la sfida di oggi, il ruolo di Auteri diventa fondamentale in vista della gara con la Vibonese. Soprattutto come psicologo. Bisogna iniettare i suoi occhi da tigre ai calciatori. Far capire loro che la sconfitta di oggi e solo un episodio sfortunato. Che hanno dimostrato una chiara superiorità sulla Juve Stabia. I tre punti con la Vibonese non devono sfuggire. Per mettere pressione alla squadra di Rastelli, impegnata lunedì a Roma contro la Cisco.

AMBIENTE STABIESE – Due parole merita infine il contorno della supersfida. Il Catanzaro ha capito che il suo popolo c’è sempre. Ha bisogno di stimoli, è più pigro e incupito dalle vicende degli ultimi anni, ma c’è. Ed è pronto a fare la sua parte. Anche la Juve Stabia, oggi, ha ritrovato la sua gente. Oltre 3000 spettatori allo stadio, tifo incessante, pressione sull’arbitro e sulla squadra avversaria. Il piccolo “Menti” è un catino che può essere decisivo. Uno stadio con i tornelli, ma incastonato in mezzo a un quartiere popolare, tra palazzi e viuzze degne di un suk arabo. Senza vie di fuga. In barba ad ogni elementare misura di sicurezza. Quella sicurezza tanto sbandierata dai tutori dell’ordine che viene subito smentita, a fine partita, quando inizia da parte dei tifosi di casa un fitto lancio di pietre all’indirizzo dei sostenitori giallorossi, pronti a rientrare a casa. Autobus danneggiati e reazione delle forze dell’ordine con cariche di alleggerimento contro i tifosi del Catanzaro (aggrediti) e il pestaggio di un ragazzo, sbattuto in un blindato, malmenato e restituito ai suoi compagni di trasferta in un autogrill nei pressi di Salerno. La chiamano sicurezza.

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Redazione

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